I tempi medi di pagamento dei Comuni alle imprese per servizi resi in Basilicata è di 40 giorni (media Italia 32 giorni); quelli più elevati si registrano per i Comuni della Calabria con 54 giorni, i Comuni della Campania con 47 giorni, i Comuni della Sicilia con 46 giorni, i Comuni dell’Abruzzo con 43 giorni, i Comuni del Molise con 41 giorni. Le situazioni più virtuose si registrano per i Comuni della Toscana e i Comuni della Lombardia con 25 giorni, Comuni della Sardegna e della Valle d’Aosta con 24 giorni, i Comuni del Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia con 22 giorni e i Comuni del Veneto con 20 giorni.
Ad evidenziarlo è Confartigianato sottolineando che ad oltre dieci anni dall’entrata in vigore della direttiva europea (UE/2011/7) contro i ritardi di pagamento in vigore dal 2013 che sancisce il pagamento entro 30 giorni persistono alcune situazioni di eccessive dilazioni nei pagamenti delle forniture pubbliche tenuto conto che nella media “statistica” rientrano anche casi di Comuni “cattivi pagatori”. Tra gli obiettivi del PNRR era previsto il rispetto dei termini definiti dalla legislazione europea e italiana, ma l’Italia ha dovuto chiedere una proroga al marzo del 2025 rispetto al termine del 31 dicembre 2023, in cambio di un intervento per accompagnare le istituzioni pubbliche ancora in ritardo con i pagamenti. Tali norme sono contenute nel decreto PNRR varato lunedì scorso.
L’area più critica – Nonostante il tempo medio di pagamento dei Comuni sia sostanzialmente in linea con i requisiti di legge, va evidenziato che, a undici anni dall’entrata in vigore della Direttiva, si contano ancora 970 Comuni, pari al 12,3% dei Comuni monitorati, che hanno ricevuto fatture nel primo semestre del 2023 per 1,9 miliardi di euro e che registrano tempi medi di pagamento superiori a 60 giorni, con una media di 77 giorni, oltre due volte e mezzo i termini di legge. Di questi, 569 comuni sono localizzati del Mezzogiorno, con una incidenza pari al 23,0% del totale delle Amministrazioni comunali della ripartizione, più che tripla rispetto al 7,4% rilevata per i Comuni del Centro-Nord.
Marco Granelli, Presidente di Confartigianato, sottolinea: “Servono regole certe, chiare e stringenti a difesa delle vittime dei ‘cattivi pagatori’. Noi ci battiamo da anni per il rafforzamento della fonte normativa che renda più cogenti i termini di pagamento e riesca a sconfiggere il ‘business del pagherò’. Le Pmi non devono più essere alla mercè delle ambiguità normative e di chi esercita posizioni dominanti. In questi tempi di alta inflazione e di alti tassi di interesse, pagare in ritardo o non pagare affatto i propri fornitori è il modo più semplice per finanziarsi senza chiedere prestiti in banca. Tutto questo sulle spalle delle imprese creditrici”.
Rosa Gentile, dirigente nazionale e presidente Confartigianato Matera, sottolinea che “burocrazia, fisco, costo del denaro, caro-energia, carenza di manodopera sono tra i maggiori oneri che frenano la corsa delle micro e piccole imprese impegnate a reagire sul fronte di occupazione, sostenibilità, esportazioni. Una zavorra da 63 miliardi: lo calcola Confartigianato con un rapporto del suo ufficio studi. In dettaglio: 28,8 miliardi di maggior tassazione rispetto all’eurozona, 16,8 miliardi di costi della burocrazia, 7,4 miliardi di impatto del caro-tassi, 10,2 miliardi per la carenza di manodopera. Troppi ostacoli al nostro obiettivo centrale che – ribadisce Gentile – è quello di ripartire dagli artigiani e dalle piccole imprese diffuse di territorio. Alla politica rinnoviamo l’invito perché riconosca il nostro ruolo di costruttori di futuro e perché sia accompagnato da azioni concrete, su tutte sgombrare la strada dai tanti ostacoli sul cammino degli imprenditori. Dobbiamo quindi ripartire dagli artigiani e dalle piccole imprese diffuse di territorio, perché questa è l’Italia. È il valore dell’Italia. L’attesa di Confartigianato, adesso, è per politiche economiche a misura di artigiani e di micro e piccole imprese, capaci di valorizzarne la qualità, l’innovazione, la capacità competitiva”.