In vista dell’autunno, stagione “tradizionale” di rincari, Confcommercio fa i conti in tasca alle famiglie che sono i clienti privilegiati degli esercizi commerciali e delle attività produttive. E’ l’Ufficio Studi confederale che arriva alla conclusione che l’incidenza delle spese obbligate sui bilanci familiari sfiora il 42%, con un incremento di oltre 5 punti dal 1995 ad oggi. Un dato che secondo rielaborazioni a carattere regionale da noi per l’effetto di incrementi di listini più bassi di generi alimentari ed in generale del costo della vita accertato dall’Istat scende di 3-4 punti percentuali ma cambia poco la sostanza. Accade così che con una disponibilità pro capite di circa 21.800 euro quasi 9.100 euro sono destinati a saldare le bollette dell’affitto di casa e un insieme di spese che comprende le diverse utenze come luce, gas, acqua ma anche carburanti, assicurazioni e spese mediche. Per il gas – ricorda Confcommercio – il “bonus” introdotto dalla Regione (salvo casi diversi di utenti) ha un effetto positivo di calmierazione delle spese generali, come avviene su una quota di famiglie lucane il “bonus acqua”. Rispetto allo scorso anno l’aumento delle spese a cui comunque non si può rinunciare è di 104 euro che diventano 348 euro nell’ultimo quinquennio. A prezzi correnti quasi tutte queste voci negli ultimi cinque anni sono cresciute con le sole eccezioni del complesso carburanti, energia e gas, e della voce “altro” che include anche i servizi finanziari secondo quanto rivela l’annuale analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulle spese obbligate delle famiglie italiane. Ad arretrare è la percentuale di disponibilità per le spese commercializzabili che includono, tra l’altro, il carrello della spesa, l’abbigliamento, i beni durevoli, la manutenzione dell’abitazione, la spesa per gli animali domestici.
“Il messaggio chiaro che emerge dalle elaborazioni (e dalle stime riferite al 2024) – commenta il presidente di Confcommercio Potenza Angelo Lovallo – è che a causa di prezzi fortemente crescenti e di quantità che si riducono meno che proporzionalmente, l’aggregato delle spese obbligate occupa quote crescenti del bilancio familiare. La domanda interna accusa il peso delle spese incomprimibili che zavorrano i conti delle famiglie alle prese con una spesa per gli alimentari di circa 3.300 euro pro-capite l’anno. E, cosa alquanto preoccupante, non sembra si ritornerà al 40% circa del 2019. Da questa consapevolezza ripartono nell’imminente stagione autunnale – continua Lovallo – l’impegno e la responsabilità dei titolari di piccole imprese a tenere i listini prezzi quanto più calmierati, nonostante l’impennata di costi aziendali. Non può non preoccuparci tra l’altro la previsione di oltre 750 euro pro-capite per la salute, un dato che è uniforme sull’intero territorio nazionale”. E se i consumi sono in crisi, per fare ripartire la spesa delle famiglie Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, chiede la riduzione del carico fiscale. «Le spese obbligate, soprattutto quelle legate all’abitazione, penalizzano sempre di più i bilanci delle famiglie e di conseguenza riducono i consumi – dice Sangalli -. I consumi sono la principale componente della domanda interna. Per sostenerli occorre confermare l’accorpamento delle aliquote Irpef e ridurre progressivamente, e in modo strutturale, il carico fiscale».