Lo “spettro” del caro energia continua a fare paura alle imprese del commercio, della ricettività e della ristorazione che nel 2022, nonostante le misure di contenimento già adottate dal Governo, dovranno sostenere un aumento della bolletta energetica con una spesa complessiva per gas ed elettricità che si aggira tra il 60 e l’80% dell’attuale. Un conto salatissimo per le imprese già colpite dalla pandemia e che ora rischiano in tantissime la chiusura anche a causa dei rincari energetici. Questi i risultati di uno studio di Confcommercio, svolto in collaborazione con Nomisma Energia sugli effetti del caro-energia sulle imprese del terziario.
Nel dettaglio dei singoli settori, gli aumenti medi, su base annua, sono i seguenti: per gli alberghi la spesa per la bolletta elettrica passerà da 49 mila € a 79 mila €, un aumento del 61% solo in parte mitigato dalle offerte a prezzo fisso che qualcuno è riuscito ad ottenere sul mercato libero. A questo poi si aggiunge la bolletta del gas che passa da 10 mila a quasi 20 mila €. Per un albergo tipo (con consumi di 260 mila chilowattora/anno di elettricità e 18 mila metri cubi di gas), la spesa annua passa da 59 mila € a 98 mila €. Pesanti aumenti si registrano anche per i bar, la cui bolletta elettrica passerà in media da 4 mila a 7 mila € per salire, con il costo del gas, da 5 mila a 10 mila € in totale. Anche i ristoranti registreranno una maggiore spesa elettrica che passerà da 7 mila a 12 mila € che, con il gas, farà segnare un maggiore costo totale che da 11 mila € salirà fino a 19 mila €. Per i negozi alimentari, che usano molto l’elettricità per la refrigerazione degli alimenti, la bolletta elettrica passerà da 15 mila a 24 mila €, mentre i costi del gas, usato per lo più per il riscaldamento dei locali, passeranno da 1.300 a 2.300 €, con il totale che salterà così da 16 mila a 26 mila €. I negozi non alimentari, la categoria più numerosa, avranno una bolletta energetica, fra gas ed elettricità, che passerà da 5 mila a 7 mila €, con l’incremento maggiore dovuto all’elettricità.
Per contrastare il “caro bollette”, sostiene Confcommercio, servono misure strutturali. In particolare, occorre affrontare il tema della riduzione della dipendenza dalle forniture estere. Inoltre, va avviata la riforma della struttura della bolletta elettrica, anche affrontando il nodo degli oneri generali di sistema. E vanno messe in campo misure per compensare gli impatti negativi dell’aumento dei prezzi dei carburanti su tutta la filiera del trasporto e della logistica. E’ necessario un percorso di transizione energetica che consenta di tenere insieme innovazione tecnologica, rispetto dell’ambiente, benefici occupazionali ed economici per cittadini e imprese. E va attentamente valutato l’impatto del pacchetto europeo “Fit for 55”: vi è il rischio che, in assenza di correttivi, i costi della transizione risultino insostenibili per le imprese.
“Il quadro che si prospetta per le imprese del territorio – commenta il presidente di Confcommercio Potenza Fausto De Mare – è preoccupante e proprio in questi giorni lo stiamo toccando con mano con l’arrivo delle bollette. Piccole e medie aziende, particolarmente energivore come pubblici esercizi, forni, pasticcerie sono in pericolo anche per l’esplosiva combinazione caro energia e forte rialzo delle materie prime. Anche attività di altri settori del terziario, profondamente fragili dopo i due anni di crisi e fortemente limitate dalle nuove restrizioni anti-Covid, rischiano di essere messe in ginocchio da questa nuova emergenza. Ci sono poi le ditte individuali e di famiglia che risentono da tempo del calo dei consumi. Confcommercio impegnata a difendere il “negozio di vicinato” ha provato a disegnare la portata degli aumenti”.
Commentando i dati dello studio Nomisma- Confcommercio, il presidente Carlo Sangalli ha sottolineato che “il caro energia senza precedenti è un’emergenza e un’urgenza. Un’emergenza perché è un costo insostenibile per un milione di imprese del terziario, le più colpite dalla pandemia. Un’urgenza perché occorre intervenire subito e in modo strutturale: dalla dipendenza estera, agli oneri di sistema, alla compensazione dell’aumento dei prezzi dei carburanti sui settori del trasporto e della logistica”. “La sostenibilità – ha concluso Sangalli – oltre che ambientale, deve essere anche economica e sociale”.