Da dicembre 2019 si è passati da 113 euro di spesa media mensile per famiglia per “beni e consumi culturali” a circa 60 euro di dicembre 2020. Un quadro dalle tinte drammatiche quello mostrato dall’Osservatorio di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, sui consumi culturali degli italiani nel 2020. Confcommercio Imprese Italia Potenza mette in guardia: il dato nazionale nella nostra realtà è ancora più negativo sino a ridurre la spesa delle famiglie lucane per “consumi culturali” a 40-45 euro. Il crollo – si sostiene – è più consistente per acquisto di giornali e libri che già vedono, negli anni precedenti al Covid, la nostra regione ai più bassi livelli di lettura come ha segnalato il recente rapporto Istat. Eppure durante la prima Fase dell’emergenza indotta dalla pandemia di Covid-19 la lettura ha accompagnato le giornate di più di 6 persone su 10 (62,6%), rappresentando la terza attività del tempo libero maggiormente svolta dopo la TV-Radio (93,6%) e i contatti telefonici/videochiamate con parenti ed amici (74,9%.). Considerando invece l’accesso ai libri in formato digitale, il tradizionale digital divide territoriale che differenzia il Nord e il Sud Italia sembra confermato: l’attività di lettura di questi prodotti riguarda, infatti, una quota di persone che va tra il 10,5% del Nord e il 6% del Mezzogiorno. Si confermano anche le differenze legate alla dimensione comunale: la lettura di e-book/libri on line risulta più diffusa nei Comuni centro delle aree metropolitane (11,6%), rispetto ai Piccoli centri (6,7% nei Comuni fino ai 2mila abitanti).
Inoltre, una situazione difficilissima, in particolare per gli spettacoli dal vivo bloccati dal lockdown e dalle successive misure di contenimento della pandemia che hanno determinato un crollo degli spettatori per cinema, musica e teatro e forti riduzioni di spesa da parte dei consumatori tra dicembre 2019 e settembre 2020 con punte di oltre il 70%.
Per il presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, Carlo Fontana, “i dati della nostra indagine sono senza dubbio allarmanti con una riduzione dei consumi culturali del 47% e una spesa mensile per famiglia che è crollata, a livello nazionale, a 60 euro nel 2020. E sono dati che ci rappresentano tutta la drammaticità della situazione delle attività culturali nel nostro Paese. E’ stata fatta una politica di ristori, ma non è sufficiente”. “Oggi – ha osservato Fontana – è necessaria una strategia con una serie di interventi che consentano una ripartenza delle nostre attività perché la popolazione non può essere ancora per lungo tempo privata di quello che è anche un nutrimento dello spirito”.
Per Fausto Demare, presidente Confcommercio Potenza, “dopo qualche timido segnale di ripresa pre-Covid, con l’apertura di nuove librerie nei centri più grandi e numerose iniziative culturali per tutto il 2019, che sono lo strumento migliore per incentivare i consumi culturali, il rischio che corriamo in regione è di fare un passo indietro e di acuire il divario con il centro-nord. C’è poi tutto l’universo dell’associazionismo culturale e di volontariato che negli anni ha animato la cultura, gli spettacoli, le tradizioni popolari, con eventi e manifestazioni, che è abbandonato a se stesso. Un patrimonio basato soprattutto sul volontariato, che si regge su contributi pubblici davvero minimi, che potrebbe dissolversi con una perdita che è molto più consistente di quella registrata per l’economia culturale. Penso alle rassegne folk e popolari cancellate la scorsa estate. I nostri associati albergatori hanno di recente proposto l’introduzione del “patentino” per i vaccinati in modo da offrire maggiori garanzie per i loro clienti. E’ una proposta – dice Demare – da estendere per riaprire, con gradualità, sale, cinema, teatri, luoghi di spettacolo dal vivo e di cultura e favorire con gradualità la ripresa, perchè man mano che si va avanti con la campagna vaccinale, cresce la sicurezza”.
Gen 18