Un imprenditore su quattro percepisce un peggioramento nei livelli di si-curezza per la propria attività rispetto all’anno scorso. Il peggioramento è più avvertito al Sud, al Centro, nei grandi centri e tra i venditori su aree pubbliche.I fenomeni maggiormente percepiti in aumento sono: l’abusivismo (per il 45% degli imprenditori) e i furti (per il 38%); se-guono la contraffazione (per il 33%) e le rapine (per il 27%). Si evi-denziano accentuazioni in alcuni settori: tra i venditori su aree pubbliche per quanto riguarda abusivismo, contraffazione e furti; tra i tabaccai per furti e rapine; tra gli albergatori per l’abusivismo. Sono i dati più signifi-cativi dell’indagine di Confcommercio–GfK Italia sui fenomeni criminali presentata nell’ambito della Giornata nazionale “Legalità mi piace!”.
Sono molti altri i risultati interessanti che emergono dalla ricerca. Nel dettaglio.Quasi 1 imprenditore su 4, il 23%, ha avuto nel 2018 esperien-za diretta o indiretta con la criminalità, esattamente come nel 2017: il 9% ha subito personalmente minacce o intimidazioni con finalità e-storsiva e il 21% conosce altre imprese che sono state oggetto di minacce o intimidazioni. E’ un fenomeno avvertito soprattutto al Sud (42%), in particolare nei grandi centri, e nel settore dei trasporti (47%).Le minacce si concretizzano nello specifico in pressioni psicologiche (78%, in aumento rispetto al 69% del 2017), mentre il 36% dichiara di aver subito danneggiamento a cose (44% l’anno scorso). Di nuovo, si tratta di un fenomeno più forte nel Sud Italia (47%). In lieve diminuzione rispetto al 2017 (11% contro 13%) la quota di imprenditori che dichiarano di aver subito violenza alle persone. Il 90% degli imprenditori non dispone di un’arma di difesa personale. Nel contempo, nel 2018 si riduce la quota di chi è propenso a dotarsene in futuro (8% rispetto all’11% del 2017) e aumenta quella di chi non ha alcuna intenzione di farlo (61% contro 55%).La quota di imprenditori che ha subito episodi di taccheggio è stata del 39%, in leggero calo rispetto al 43% del 2017. E’ una pratica criminale diffusa soporattutto nei grandi centri del Nord (47%), tra i tabaccai (58) e tra i venditori su aree pubbliche (56%). Il fenomeno è percepito in aumento dal 50% degli imprenditori intervistati.
Fausto De Mare, presidente Confcommercio, sottolinea che non si deve abbassare la guardia; l’illegalità altera il mercato e genera una concor-renza sleale che indebolisce il tessuto imprenditoriale sano.I fenomeni il-legali – contraffazione, abusivismo, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio – incidono sul corretto funzionamento del mercato in quanto falsano il gioco della concorrenza, comportano la perdita di fiducia degli operatori e la diminuzione degli in-vestimenti. Questi fenomeni impattano pesantemente sul sistema eco-nomico-sociale in quanto determinano la chiusura di imprese oneste e la perdita di posti di lavoro, colpiscono la tutela dei consumatori, la sanità e la sicurezza pubblica, causano un danno d’immagine all’intero paese. Una cultura della legalità che – aggiunge De Mare – va estesa con un nuovo modo di aiutare le aziende, non con assistenzialismo quando sono ormai ad un punto di non ritorno stremate da racket ed usura, ma con un percorso di formazione professionale per gli imprenditori e chi si appresta ad avviare un’impresa. Bisogna opporsi, prioritariamente, ad una situazione che sottrae energie all’intero Paese. E bisogna farlo tutti insieme: imprese, consumatori e istituzioni pubbliche. E proprio allo Stato vogliamo dire che, poiché l’illegalità spesso si annida nella complessità, le imprese devono essere agevolate e non vessate dal fisco e dalla burocrazia, specie quando creano lavoro, reddito e benessere, ovvero ciò che negli altri Paesi è incentivato e premiato. Aiutiamole ad uscire da questo meccanismo perverso. E facciamolo presto e bene perché il tarlo dell’economia malata sta corrodendo inesorabilmente l’economia sana del Paese.
Dic 03