Confcommercio: inflazione “spinge” il disagio sociale. Di seguito la nota integrale.
L’indicatore del Misery Index di Confcommercio (valutazione macroeconomica del disagio sociale) si conferma su livelli storicamente elevati e comincia a registrare segnali di ulteriore peggioramento. L’Ufficio Studi Confcommercio sottolinea che “l’ampliamento dell’area del disagio sociale continua ad essere determinato esclusivamente dalla componente inflazionistica. Questa situazione è destinata a permanere anche nei prossimi mesi, in considerazione delle forti tensioni che ancora agitano i mercati delle materie prime”. “La decisa accelerazione registrata sul versante dei prezzi al consumo, che hanno raggiunto tassi di variazione che ci riportano indietro di trent’anni, produce effetti sulla crescita, rendendo sempre più concreto – prosegue l’Ufficio Studi- il rischio di un’inversione della tendenza al miglioramento del mercato del lavoro”.
A febbraio 2022 il tasso di disoccupazione ufficiale si è attestato all’8,5%, in diminuzione di un decimo di punto su gennaio. A questa evoluzione si è associata anche una diminuzione degli inattivi , con un miglioramento del tasso di attività. Nello stesso mese le ore autorizzate di CIG sono state oltre 46 milioni, a cui si sommano oltre 17 milioni di ore per assegni erogati dai fondi di solidarietà. Seppure in progressivo ridimensionamento, le richieste legate all’emergenza sanitaria continuano a rappresentare una quota importante delle domande (il 33,9% delle ore richieste a febbraio ha la causale Covid-19), soprattutto tra le imprese del turismo, del commercio e dei servizi di mercato. In termini di ore di CIG effettivamente utilizzate, destagionalizzate e ricondotte a ULA, si stima che questo corrisponda a 214mila unità lavorative standard. Il combinarsi di queste dinamiche ha determinato un tasso di disoccupazione esteso pari al 9,9%.
Anche a febbraio i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto hanno mostrato un’accelerazione, con una crescita al 5,3% su base annua. Le prolungate e forti tensioni sui prezzi sono inevitabilmente destinate a riflettersi negativamente sui comportamenti d’acquisto delle famiglie.
“La posizione di Confcommercio – commenta il presidente Fausto De Mare – è chiara ed è stata illustrata in tutte le sedi istituzionali e politiche : crediamo si possa fare meglio e di più, a cominciare dalla necessità di rendere più inclusivo il nuovo credito d’imposta per l’acquisto di energia elettrica, eliminando il presupposto di accesso attualmente rappresentato dalla potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW. Occorre inoltre rafforzare l’ammontare del contributo, fissato nella misura del 12 per cento della spesa sostenuta per l’acquisto della componente energetica effettivamente utilizzata nel secondo trimestre dell’anno 2022. Confcommercio auspica pertanto un innalzamento, adeguato e sostenibile, dell’aliquota. A giudizio della Confederazione sarebbe poi necessario introdurre un meccanismo automatizzato di proroga del beneficio in caso di permanenza di una situazione di criticità dei prezzi energetici”.
“Sul fronte delle misure di sostegno alla liquidità delle imprese – è la proposta Confcommercio – è necessario riattivare la c.d. moratoria ex-lege dei debiti bancari, terminata lo scorso 31 dicembre 2021, ed andrebbero potenziati – attraverso ulteriori interventi di garanzia pubblica – gli strumenti già esistenti in favore della ristrutturazione dei prestiti in essere, anche allungando il piano di ammortamento per poter diluire l’orizzonte temporale degli oneri per le imprese”.
“Sul fronte del turismo – ha aggiunto – il credito d’imposta del 50% dell’importo versato per assolvere la seconda rata IMU del 2021 va nella giusta direzione ma è necessario estenderne il perimetro di applicazione del beneficio almeno a tutte le principali categorie di imprese e tenere conto del fatto che ci sono aree del Paese dove l’imposta assume denominazioni e regole diverse dall’IMU. Va infine ridotta la soglia di perdita minima di fatturato per accedere al contributo, oggi fissata al 50%, ed esteso il periodo di riferimento su cui calcolarla”.
“Infine la neutralizzazione dei periodi di integrazione salariale fruiti per le aziende del settore turistico fino a 15 dipendenti è una disposizione che andrebbe rafforzata ampliandone l’ambito delle imprese interessate ed anche rimuovendo, ai fini della sua agibilità, lo stesso tetto massimo dei 15 dipendenti. Bene l’intenzione di dare una spinta all’incremento occupazionale attraverso le agevolazioni per le assunzioni del personale delle aziende in crisi. Si tratta – è la posizione Confcommercio -di misure positive in un’ottica di abbattimento del costo del lavoro anche se in futuro occorrerà fare molto di più per attenuare gli impatti della riforma degli ammortizzatori sociali”.