Una piccola impresa che opera in provincia di Potenza quest’anno festeggerà due giorni prima dello scorso anno (esattamente il 6 agosto prossimo) il “tax free day”, la giornata della liberazione da imposte, tasse e contributi: secondo la proiezione al 2016 ci vogliono 221 giorni di lavoro per assolvere gli oneri fiscali (il 2016 è un anno bisestile e questo spiega la differenza apparente di tre giornale). Ciò – spiega una nota di Confcommercio Imprese Italia Potenza – perché la pressione fiscale scende dal 47,4% al 46,7%. Per capire quanto ingombrante resti, comunque, la presenza dell’Erario basti pensare che in ogni giornata lavorativa di 8 ore ben 224 minuti sono destinati al pagamento di Irpef, contributi, imposte locali e sui consumi e solo 256 sono riservati al proprio budget familiare. L’anno scorso i minuti dedicali alle proprie esigenze erano 252. In pratica ci siamo guadagnati, forse, il tempo di una pausa caffè. Ma quali sono le ragioni di questa mini-ritirata del Fisco? La discesa della pressione fiscale è dovuta essenzialmente a una sola ragione: l’eliminazione della Tasi sull’abitazione principale.
La tassazione a carico delle micro-imprese – sottolinea ancora la nota di Confcommercio – è resa ancora più opprimente dalle 269 ore necessarie a un’impresa per rispettare gli adempimenti fiscali. Tutti concordano, a parole, – afferma Fausto De Mare, presidente Confcommercio – che occorra semplificare e ridurre gli adempimenti a carico delle imprese. Una intenzione che non trova attuazione sul lato pratico. Il proliferare di norme sempre più complesse e la richiesta di un numero crescente di adempimenti si traducono inevitabilmente in maggiori oneri e complessità gestionali per l’imprenditore. Negli ultimi anni, sono stati sempre più “scaricati” sull’impresa adempimenti formali finalizzati all’attività di controllo dell’Amministrazione finanziaria. Se a questo onere si aggiunge la potestà regolamentare attribuita ai comuni in materia di tributi locali, ci si trova in una “giungla” dalla quale si esce solo con molte difficoltà, anche interpretative, e con maggiori costi e oneri per le imprese, a scapito della produttività e della competitività. Il peso della pressione fiscale mette in serie difficoltà le imprese del terziario italiane, sono il 94,1%. Pagare le tasse è sempre più difficile. Lo conferma il rapporto realizzato da Confcommercio-Imprese per l’Italia. Secondo il rapporto, in questi ultimi due anni, rispetto ai due anni precedenti, la pressione fiscale nel suo complesso è aumentata secondo il 93,3% del campione dei rispondenti. Il 48,8% delle imprese è riuscita a pagare le tasse negli ultimi due anni, ma con qualche difficoltà, il 32,2% è riuscita a pagarle, ma con molto difficoltà, mentre il 5,9% qualche volta non è riuscita a fare fronte al pagamento.La pressione fiscale è stata tale da incidere in modo significativo sulla crescita di quasi l’80% delle imprese riducendone le possibilità di fare business, di assumere nuovi occupati o di fare investimenti. Soltanto il 20,4% delle imprese ha dichiarato di non avere avuto alcun problema di crescita riconducibile alla pressione fiscale.
Gen 11