Confcommercio: Più ore di apertura dei negozi non equivale a più incassi
Più ore di apertura dei negozi, magari anche la domenica e nei giorni festivi, ad eccezione delle città turistiche e nei periodi di vacanze e ferie, non equivale a più incassi. Per Confcommercio Imprese per l’Italia l’obiettivo da perseguire deve essere quello di arrivare ad avere deroghe certe all’interno di un chiaro quadro normativo. Solo così si può contribuire a consolidare il modello distributivo italiano, fatto di piccole, medie e grandi imprese, consentendo ai territori di valorizzare la propria vocazione turistica e commerciale. Allo stesso tempo si rispetterebbe il valore sociale delle nostre imprese, mantenendo un adeguato livello nell’offerta dei servizi ai consumatori. Altra cosa è tenere aperti i negozi in occasione di eventi particolare come “Moda e sapori sotto le stelle”, promossa da Confcommercio Imprese Italia della provincia di Potenza, Federmoda, Fipe (federazione pubblici esercizi) e con il patrocinio della Camera di Commercio e del Comune di Potenza, che si terrà in piazza Mario Pagano a Potenza il 30 luglio prossimo. Un evento per fare rete tra piccole e medie imprese del centro e del territorio provinciale, un atto di amore verso il nostro capoluogo di regione e per rinnovare l’appello alle istituzioni e agli enti locali a credere ed investire di più sulle piccole attività commerciali e di servizi che sono il “cuore pulsante” di Potenza come dei piccoli e medi centri della provincia.
Vale la pena ricordare – sottolinea Fausto De Mare, presidente Confcommercio Potenza – come la totale liberalizzazione del commercio avviata all’inizio del 2012 non abbia prodotto né maggiore concorrenza, obiettivo impossibile da raggiungere visto il già elevato grado di liberalizzazione del settore, né particolari stimoli ai consumi o all’occupazione. E anche i dati più recenti indicano che le imprese del commercio al dettaglio continuano a chiudere – poco meno di 23mila nei primi tre mesi di quest’anno con un saldo negativo per oltre 10mila unità rispetto alle nuove aperture – e i consumi continuano a mostrare ritmi di ripresa ancora inadeguati a recuperare quanto perso dal 2007 ad oggi (-7,6%) e comunque insufficienti a dare qualche beneficio ai negozi di vicinato”.
Le nostre critiche – continua – riguardano tanto il piano giuridico quanto quello empirico, relativo, cioè agli effetti attuali e prospettici dell’assenza di regole sugli assetti concorrenziali: sosteniamo che il sistema distributivo italiano corra un serio pericolo di perdita di valore per i consumatori e per le imprese; la totale assenza di regole prelude al tramonto del pluralismo distributivo, nel nostro paese, uno dei pochi modelli funzionanti di governance aperta e plurale di un mercato concorrenziale. La liberalizzazione “totale” degli orari – afferma ancora De Mare – si è scontrata con un dissenso diffuso, che non riguarda soltanto le categorie direttamente interessate, ma tocca anche Regioni ed enti locali. Ribadiamo, pertanto, che la connotazione “anticoncorrenziale” attribuita alla materia degli orari degli esercizi commerciali appare frutto di una interpretazione eccessivamente rigida e che la necessità di trattare ogni forma di regolazione territoriale sulle aperture e chiusure dei negozi quale ostacolo alla concorrenza è, quantomeno, una scelta “affrettata”. Conseguentemente, evidenziamo la necessità di restituire ai territori la capacità di disegnare una regolamentazione minima da applicare agli orari di apertura e chiusura dei negozi, non potendosi ritenere tali normative di alcun ostacolo alle dinamiche concorrenziali. Per questi motivi apprezziamo il lavoro svolto dalla Commissione attività produttive della Camera che ha prodotto un testo di modifica e adeguamento della normativa in vigore.