Risale leggermente la fiducia di famiglie e imprese lucane, mantenendosi tuttavia molto distante dai livelli pre-covid. Lo riferisce l’Ufficio Studi di Confcommercio. Il fatturato dei servizi certifica l’atteso e inevitabile crollo nel secondo trimestre, in ragione del lockdown. Nel primi sei mesi del 2020 rispetto al primo semestre del 2019 la riduzione del fatturato si concentra nella filiera dei servizi turistici e di ristorazione: si passa dal -45,6% delle perdite di bar e ristoranti al -70% delle attività delle agenzie di viaggio. “I dati – commenta il presidente di Confcommercio Potenza Fausto De Mare – confermano la gravità della caduta e la complessità della ripresa che testimonia assieme la vitalità del tessuto imprenditoriale e la profonda incertezza che frena consumi e investimenti. L’estrema eterogeneità delle performance settoriali è un problema aggiuntivo per il ritorno alla normalità nei prossimi anni e richiede interventi mirati e selettivi di sostegno alla transizione verso la ripresa economica”.
Secondo un’analisi del Centro Studi Fipe cresce la preoccupazione tra i titolari di pubblici esercizi in vista del prossimo autunno. Se i flussi turistici interni hanno consentito alle attività delle località costiere di contenere i costi, altrettanto non si può dire per i locali dei centri storici delle città d’arte, svuotate dal mancato arrivo dei turisti stranieri. I numeri complessivi sugli occupati del mese di agosto, lasciano pochi dubbi: ben 303.529 posti di lavoro in meno rispetto al 2019. Le perdite maggiori in termini di volumi si registrano per ristoranti e bar. Tra i settori più colpiti certamente quello delle discoteche e dei locali da ballo che, proprio negli ultimi giorni, hanno subito una nuova chiusura forzata. Stesse difficoltà per le aziende del catering e banqueting che, anche se non costrette a chiudere, risentono della pressoché totale assenza di eventi e congressi.
“I pubblici esercizi sono uno degli attori principali della filiera turistica e dovrebbero assistere a una crescita della mole di lavoro nei mesi estivi, in particolare ad agosto. Purtroppo quest’anno le cose vanno molto diversamente. L’emergenza sanitaria, le restrizioni e il calo dei flussi turistici – evidenzia il Centro Studi Fipe-Confcommercio – hanno inciso, come era prevedibile, in maniera decisa sullo scenario occupazionale. Il patrimonio di competenze faticosamente accumulato nel corso di anni di lavoro è, mai come ora, a rischio. Dobbiamo necessariamente tutelare un modello di lavoro e, prima ancora, un modello di socialità fondamentale per l’attrattività turistica del nostro Paese.”