L’estate fa bene alle imprese della provincia di Potenza: il settore coinvolto dal periodo più caldo dell’anno cresce in un anno del +1% e sfiora le 1.000 imprese(916) nel 2017. L’effetto addetti è vicino alle 2 mila unità (1.983). A sottolinearlo Confesercenti Potenza che ha rielaborato su scala provinciale i dati dell’indagine della Camera di Commercio di Milano sulle imprese italiane attive nei settori di maggiore attività riferite alla stagione estiva, quali installazione e manutenzione di condizionatori, produzione e commercio di beni specifici, le attività legate al gelato, imprese che forniscono soluzioni economiche di alloggio come residence e bed and breakfast, campeggi e agriturismi, esercizi di vendita di articoli sportivi e per il tempo libero come le biciclette.
Ma i dati sulle vendite – riferisce Confesercenti – ci restituiscono, purtroppo, ancora una volta un pessimo segnale sul fronte dei consumi interni. Certamente ha pesato l’incertezza politica seguita allo stallo elettorale, ma il prolungato rallentamento della domanda interna è una spia preoccupante per la ripresa economica del Paese. Serve un intervento urgente: senza una vera ripartenza dei consumi, infatti, sarà impossibile per l’economia italiana raggiungere i livelli di crescita delle altre economie europee.
La brusca frenata della domanda interna era, purtroppo attesa. Spia ne erano il deterioramento del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese, dovuto anche ai segnali di instabilità arrivati dalla politica. Il vero e proprio crollo delle vendite di aprile (-4,6% sullo scorso anno), colpisce non solo i negozi tradizionali (-3,9%) ma anche la grande distribuzione (-6,1%): una variazione negativa così pesante non si registrava dal 2013 in piena crisi dei consumi. A trascinare così pesantemente verso il basso le vendite è il comparto alimentare (-7.3%), fronte su cui la stretta dei consumatori non risparmia neanche i discount (-2.4%). Anche il non alimentare registra sull’anno una variazione negativa del 2.3% generalizzata a quasi tutti i comparti; i beni durevoli, invece, sono gli unici dove le vendite si mantengono costanti rispetto all’anno passato. A fronte di questo quadro preoccupante gli acquisti on-line nel mese di aprile crescono a doppia cifra +16.2%.
Il segretario provinciale Giorgio Lamorgese inforna che è partita la campagna social – “Noi alziamo il volume. Voi ascoltate le imprese” – pensata da Confesercenti in vista dell’Assemblea Nazionale del 13 giugno. Un percorso – sottolinea – che intende mettere in luce l’orgoglio degli imprenditori, la voce di quelle aziende troppo spesso bloccate dai lacci della burocrazia, dal peso della crisi economica, dalla disattenzione della politica. “Noi alziamo il volume. Voi ascoltate le imprese”. Le imprese vivono oggi un periodo di forte preoccupazione e la fase di incertezza si ripercuote sul loro agire quotidiano: dalla Bolkestein che rende ‘precarie’ le concessioni balneari alle rapine che certificano una palese emergenza sicurezza, dalla fatturazione elettronica all’abusivismo che crea non poche difficoltà agli ambulanti, dalla ZTL che toglie clienti ai commercianti alla burocrazia che attanaglia gli albergatori, dall’eccesso di fisco che porta in molti ad abbassare definitivamente la saracinesca alla concorrenza sleale… Ora abbiamo un esecutivo nella pienezza dei suoi poteri da cui cittadini ed imprese si aspettano risposte concrete volte a ridurre l’incertezza e ridare fiducia sulle prospettive economiche e sociali future. Le imprese che noi rappresentiamo, in particolare, attendono che il nuovo governo metta, come più volte promesso in campagna elettorale, al centro del dibattito e degli interventi proprio le PMI ed i consumi interni. In occasione della prossima Assemblea Nazionale di Confesercenti del 13 giugno ribadiremo con forza, alla politica tutta, al governo ed alle istituzioni, le nostre istanze e necessità, a partire dallo stop all’aumento dell’IVA, per risolvere i nodi cruciali che bloccano il mondo delle micro, piccole e medie imprese. Che, non dimentichiamoci, da sole rappresentano il 90% del tessuto imprenditoriale italiano: se non tornano a correre, il Paese rimarrà fermo.