Anche nella provincia di Matera si registra il fenomeno della “de-localizzazione” dei negozi, così come del resto è avvenuto in tutta Italia, secondo quanto dichiarato nei giorni scorsi dal Segretario generare della Confesercenti nazionale, Mauro Bussoni.
Nell’ultimo decennio, il saldo fra aperture e chiusure di attività commerciali è positivo (+ 8% circa) quasi a voler denotare la testardaggine con la quale si sono volute affrontare le sfide impegnative nel settore della distribuzione, anche se poi i dati degli ultimi cinque anni – sempre in provincia di Matera – indicano che più di una impresa su due ha cessato l’attività neanche in un biennio, fenomeno questo che ha portato senz’altro ad ingenti investimenti bruciati ed occupazione perduta.
Inoltre tantissime sono state le scelte speciali per la sopravvivenza operate dalle imprese: chiudere i locali dai costi di gestione elevati, per aprirne nuovi dai costi più modesti; ridurre le loro superfici; rivedere le compagini societarie; ridurre il numero dei dipendenti. Inoltre si è assistito alla trasformazione merceologica dei negozi del tipo: profumerie che vendono giornali, empori che vendono elettronica e, per buona pace di tutti, riesce poi difficile trovare una merceria, una cartoleria o una pelletteria.
Con l’avvento di internet e pensando al futuro, per esempio, i nostri negozi tradizionali potrebbero trasformarsi in centri erogatori di servizi più complessi, garantendo consulenze, consegne, riparazioni e pagamenti personalizzati.
Alla tenuta del settore hanno contribuito indubbiamente il turn over (nelle gestione) e la nascita di esercizi commerciali gestiti da stranieri; sono scomparse, in definitiva le cosiddette “botteghe storiche”.
Pertanto invochiamo una politica più attenta ad un settore fatto da micro-imprese escluse dai provvedimenti di detassazione della componente lavoro e dai benefici riservati alle start up, che ha estremo bisogno di formazione continua per i suoi imprenditori e di finanziamenti, per il rilancio della competitività che non incappi però nei lacci e lacciuoli della burocrazia.