Nel secondo trimestre dell’anno si sono registrate 176 nuove iscrizioni di ditte-imprese del comparto commerciale negli albi delle Camere di Commercio di Potenza (116) e di Matera (60). Anche se non compensano le cessazioni – in totale al 30 giugno scorso sono state 246 (167 in provincia di Potenza e 79 in provincia di Matera) – rappresentano comunque un’esile speranza per chi continua a credere e a scommettere nelle attività commerciali. E’ quanto rileva la Confesercenti sulla base dei dati elaborati dall’Osservatorio confederale che conferma le maggiori difficoltà nel commercio al dettaglio con 122 nuove iscrizioni a fronte di 172 cessazioni (77 nuove iscrizioni e 116 cessazioni in provincia di Potenza e 45 nuove iscrizioni e 56 cessazioni in provincia di Matera) con uno stock complessivo di unità commerciali al dettaglio, a livello regionale, pari a poco meno di 8.500 attive (quelle registrate sono 8.900 circa), di cui 5.500 operano in provincia di Potenza e 3000 in provincia di Matera.
“La ripresa delle aperture – analizza Prospero Cassino, Confesercenti – non basta a compensare la catastrofe vissuta nei primi mesi dell’anno, che ha visto la scomparsa dal mercato di tante imprese consolidate. Ma è un dato senz’altro positivo, che conferma il ruolo di ammortizzatore, in questo caso più efficace di quello cosiddetto “sociale”, della disoccupazione svolto dal lavoro autonomo e la tenacia della vocazione imprenditoriale degli italiani, che non si è fatta soffocare dalla continua crisi dei consumi e dai segnali di incertezza che provengono dalla politica”.
“Il dato positivo del terzo bimestre – continua – si accompagna alla piccola inversione del reddito disponibile (+0,5% nel primo trimestre dell’anno, al netto dell’inflazione) e al deciso miglioramento del clima di fiducia dei consumatori, che a luglio aumenta di quasi due punti arrivando a 97,3. Si dice che tre indizi positivi facciano una prova: noi ci accontentiamo di coltivare un’esile speranza di ripresa”.
“Governo e Parlamento – è l’auspicio di Confesercenti – capitalizzino l’inaspettato ‘tesoretto’ di nuove imprese accumulato in questi due mesi, varando interventi per frenare il ritmo delle chiusure, ancora troppo elevato. Soprattutto – continua la confederazione – bisogna evitare, da un lato, ulteriori irrigidimenti burocratici – il DL Fare prevede ben 21 nuovi adempimenti – che non possono che nuocere al tessuto imprenditoriale italiano, già gravato da un eccessivo onere di burocrazia; dall’altro, è prioritario evitare definitivamente e senza possibilità di passi indietro la stangata– a base di IMU, IVA, TARES e addizionali – che si profila per il prossimo autunno: il sistema delle imprese non può più sopportarlo”.