Le troppe sagre che, in tantissimi casi hanno solo come “specchietto per le allodole” un prodotto alimentare e molte volte senza collegamento con la produzione locale (si pensi solo alle sagre-festa della birra, del wurstel, dell’hamburger, ecc.) nuocciono agli esercizi di ristorazione locale perché sono a tutti gli effetti “concorrenza sleale”. E’ il parere della Confesercenti che ha definito una strategia che va dal menu “anti-sagre” con buffet illimitato a pranzo e a cena a prezzi decisamente concorrenziali a quelli delle sagre (oltre ai già diffusi menù a prezzo fisso 8-10 euro), alla proposta di un tavolo di lavoro comune con l’Unpli, l’Unione provinciale delle Pro Loco, Comuni, Regione e Apt, per dare attuazione alla Carta dei valori. La Carta altro non è che il decalogo che fissa le caratteristiche da dare alle sagre vere, quella di tradizione, quelle degne di essere appoggiate e differenziate da quelle “commerciali” con il marchio di qualità delle 3S: ovvero “sagre sicure e sostenibili”. «Il lavoro di classificazione delle sagre deve essere rigoroso» dice Prospero Cassino, presidente Confesercenti «e poi va definito il periodo massimo di durata delle manifestazioni. Le amministrazioni comunali vanno invitate ad autorizzare, a dare il patrocinio e a sostenere magari con un contributo soltanto quegli eventi certificati 3S, perché anche la Sagra della pizza non si può affidare a chi non è pizzaiolo». “Un fenomeno quello delle sagre – spiegano alla Confesercenti – che sempre più si configura come una concorrenza sleale nei confronti della categoria della ristorazione che è gravata da spese e dal fisco. Ben consapevoli che la normativa mette sagre e feste paesane al riparo da efficaci strumenti di controllo fiscale”.
Difficile compiere una ricognizione delle Sagre-Feste in Basilicata ma – secondo dati di Confesercenti – dell’ordine di 150-160. L’associazione ha stimato un volume di affari tra 800mila e 1-1,2 milioni di euro annui. Un fenomeno crescente se solo si pensa che 5 anni fa erano una cinquantina. Ma tra i ristoratori c’è chi non teme la concorrenza e non ha bisogno dei menù “anti sagre”. E’ il caso della storica trattoria da Peppe, al rione Malvaccaro di Potenza, che continua a proporre piatti autenticamente genuini e con i prodotti di stagione a costi popolari. Il segreto? Pochi coperti, cuoca di solide tradizioni di gastronomia casalinga, personale di famiglia, piatti supercollaudati, atmosfera informale e ospitale. Un’opportunità di pranzo o cena fuori casa, specie per chi d’estate resta in città ed ha voglia dei sapori di una volta e non vuole spendere molto. Persino il pane cotto o gli strascinati con i fiori di zucca diventano piatti da gourmet a dimostrazione che si può garantire costi contenuti senza abbassare la qualità.