Cgil, Cisl e Uil in una nota contestano la risposta fornita da Confindustria Basilicata sulla contrattazione unica di sito per i lavoratori dell’indotto Eni di Viggiano. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Apprendiamo dalla stampa la nota di Confindustria che dichiara netta chiusura sulla Contrattazione unica di sito per i lavoratori dell’Indotto ENI di Viggiano.
Cgil, Cisl e Uil a seguito dell’approvazione unanime dei lavoratori dell’Indotto ENI della Piattaforma rivendicativa nell’assemblea del 15 Maggio 2018, hanno inviato la stessa alle controparti datoriali, ad ENI e alla Regione Basilicata affinché si aprisse il confronto sindacale per aprire una discussione di merito sulle proposte, così come previsto dalle procedure.
La Piattaforma aveva l’obiettivo di aprire un confronto con ENI, Regione e parti datoriali a seguito dei problemi riscontrati nell’applicazione del Protocollo di Sito del 2012 e dell’Accordo del 6 Agosto 2014 in virtù del fatto che i temi della sicurezza, dell’occupazione e del salario non hanno trovato le risposte attese e dovute.
Cgil, Cisl e Uil unitamente ai sindacati di categoria e ai delegati delle aziende dell’area ritengono necessario e prioritario aprire un tavolo negoziale per rivedere e migliorare gli Accordi in essere.
Non è accettabile, infatti, che a distanza di anni i lavoratori continuino ad attendere l’erogazione dei 2.000 euro previsti dagli Accordi e, nel contempo, si firmano ulteriori finanziamenti per 39 mln di euro tra ENI e Regione;
non è accettabile che nei Cambi di Appalto si continui ad operare senza la garanzia della piena applicazione della Clausola sociale a salvaguardia dei livelli occupazionali;
non è accettabile continuare ad assistere al Dumping contrattuale nei cambi di appalto con il peggioramento dei diritti e del salario dei lavoratori;
non è accettabile la mancata definizione dei perimetri contrattuali rispetto alle reali attività lavorative per impedire la contrattazione al ribasso;
ma, soprattutto, non è accettabile a distanza di anni assistere al mancato rafforzamento della sicurezza e delle misure di sorveglianza sanitaria dei lavoratori dell’indotto Eni e del Comprensorio rispetto ai rischi reali che l’attività estrattiva produce;
non è accettabile c il silenzio che la fa da padrone quando si chiede di aprire un confronto serio sulle politiche di gestione della transizione energetica.
Le organizzazioni sindacali, attraverso un percorso democratico con i lavoratori, hanno chiesto che si aprisse tempestivamente in Regione Basilicata un confronto di merito per affrontare i temi posti in discussione.