Coordinamento USB-LP Gruppo Natuzzi: “Io speriamo che me la cavo” è solo un film. Di seguito la nota integrale.
C’è una filosofia che si conferma essere ben radicata tra i lavoratori della Natuzzi, nonostante tutte le mutazioni (in peius) avvenute nel processo produttivo. La filosofia è fondata sul seguente principio: “fino a quando l’azienda non colpisce me, faccio il mio lavoro e me ne invischio dei problemi altrui, se poi dovesse solo sfiorarmi saranno guai”. Francamente però, questa teoria fa acqua da tutte le parti. Innanzitutto va ammesso che negli ultimi anni i ritmi sono stati aumentati e il lavoro si è fatto più logorante, mentre le retribuzioni decurtate. Quindi, di fatto, le condizioni di lavoro sono regredite per tutti, poi per alcuni è andata anche peggio, considerati i licenziamenti dello scorso ottobre, ma questa vicenda ci insegna che da soli siamo niente dinanzi alle controparti. Viceversa, è con le azioni di lotta collettiva che si sta correggendo ciò che Natuzzi Spa, istituzioni e CGIL-CISL-UIL hanno concordato.
La domanda ora è: “il futuro appare più roseo o a breve ci saranno altri licenziamenti?” Speriamo prevalga la prima ipotesi. Tuttavia va anche qui ammesso che, dal verbale sottoscritto il 27 marzo 2017, si evince che in Natuzzi Spa, su un totale di 1.909 addetti, 690 sono in esubero, ossia il 36,14% dell’organico complessivo; per questo si fa ricorso all’ultimo periodo di Contratto di Solidarietà disponibile. Dopo di che non ci saranno altri ammortizzatori sociali a cui ricorrere. Tra l’altro, le strategie industriali che l’azienda persegue non appaiono affatto convincenti. All’alba di un’era denominata Rivoluzione 4.0, in cui si intravede la sostituzione delle mansioni più elementari e ripetitive con la robotica, Natuzzi, anziché valorizzare l’artigianalità e la creatività delle sue maestranze, estende il Lean Manufacturing, un’organizzazione della produzione che parcellizza il lavoro, ed è finalizzata alla ossessiva e perdente politica del competere sui mercati globali attraverso la riduzione del costo del lavoro.
In questo scenario, la cosa più sbagliata che ciascun lavoratore può fare è chinare la testa e sperare di cavarsela, anche perché pare evidente la sudditanza generale che persiste al cospetto dei diktat imprenditoriali. Le istituzioni continuano ad elargire contributi pubblici anche a fronte di licenziamenti di massa e i sindacati confederali firmano tutto ciò che passa da sotto il loro naso. Naturalmente, Natuzzi ringrazia, riconoscendo e pagando i permessi sindacali a tutte le RSU che in realtà non sono più tali, visto che il mandato ricevuto è ormai scaduto da diversi anni.
Pertanto, non facciamo il gioco dell’azienda. Basta guerra tra poveri.
Costruiamo insieme un sindacato forte e indipendente che sappia opporsi alle pretese padronali
adesso che siamo in tempo, non dopo che l’irreparabile sara’ compiuto.
Coordinamento USB-LP Gruppo Natuzzi