Accordo Natuzzi-sindacati conferederali per ripresa attività lavorative, Cobas del Lavoro Privato contesta l’intesa. Di seguito la nota integrale.
Venerdì 17 aprile 2020 è stato sottoscritto un accordo tra Natuzzi Spa e i sindacati confederali con il quale si da disco verde alla ripresa delle attività lavorative, interrompendo il lockdown imposto dal Governo e non solo per quanto riguarda le nuove produzioni riguardanti le mascherine protettive, ma altresì per l’ordinaria produzione di divani, in vista della fiera di Shanghai.
L’Organizzazione sindacale esprime il più fermo dissenso verso tale intesa, aggiungendo alcune considerazioni:
– tutte le attività economiche hanno l’impellenza di riaprire e stanno subendo ingenti perdite, mentre i cittadini sono messi a dura prova sul piano psicologico, affettivo e finanziario. Questo ha un senso se si assume l’obiettivo di debellare quanto prima il nemico invisibile ben noto e ritornare tutti alla vita quotidiana. Le deroghe per il riavvio solo ad alcune aziende a discapito di altre potrebbero causare una seconda ondata nella diffusione del virus e questo danneggerebbe nuovamente chi, con immani sacrifici, ha fatto il suo dovere a causa di chi, viceversa, non l’ha fatto fino in fondo;
– la Natuzzi Spa produce beni tutt’altro che essenziali ed è già stata interessata da casi di Coronavirus, costringendo molti suoi dipendenti all’isolamento per il previsto periodo di quarantena;
– i sindacati firmatari come contropartita del loro assenso non ottengono, ma neanche chiedono, il saldo delle spettanze retributive di marzo che tanto disagio ha e sta creando ai lavoratori, soprattutto a chi deve far fronte al pagamento della rata di locazione, a spese mediche o altre esigenze quotidiane.
Cobas del Lavoro Privato, pertanto, chiederà udienza ai Prefetti interessati per esporre quanto sintetizzato nella presente e difendere le ragioni dei lavoratori.