Dal 26 marzo, rigorosamente in videoconferenza, sono partite le prime riunioni con sindacati e Prefetture di Potenza e Matera dei comitati che dovranno valutare, in base al recente accordo tra governo e sindacati, le autocertificazioni delle aziende che hanno richiesto la deroga alla chiusura prevista dal Dpcm del 22 marzo, decreto che ha stabilito la sospensione fino al 3 aprile delle attività produttive non essenziali per arginare la diffusione del coronavirus. Cgil Cisl e Uil, “fortemente preoccupate dei ritardi che si registravano per gli adeguamenti alle misure di sicurezza e di prevenzione dal contagio rivolti alle maestranze”, hanno ottenuto dal governo una riduzione dei settori autorizzati a proseguire l’attività e l’incarico ai prefetti di convocare e presiedere delle apposite commissioni. Tali commissioni sono chiamate a verificare i requisiti di sicurezza e prevenzione nelle aziende autorizzate alla continuità produttiva e ad autorizzare eventuali deroghe. Compito dei prefetti è consentire le attività produttive e attivare i relativi controlli con le forze dell’ordine sulla scorta di quanto deciso dalle commissioni.
I segretari generali di Cgil, Cisl e Uil di Basilicata (Angelo Summa, Enrico Gambardella e Vincenzo Tortorelli) annunciano che “le richieste di deroga saranno valutate con estremo rigore perché in questa fase la priorità è la salute dei lavoratori. Sappiamo – dicono i tre leader sindacali – che alle Prefetture di Potenza e Matera stanno pervenendo numerose richieste di deroghe da parte di aziende che, pur non rientrando nei codici Ateco previsti dal Dpcm, sono intenzionate a proseguire l’attività in base al principio della continuità di filiera. Fermo restando che in ogni azienda devono essere garantiti gli standard sanitari anti-contagio stabiliti dal protocollo sulla sicurezza – continuano Summa, Gambardella e Tortorelli – in assenza del requisito sostanziale della continuità di filiera non può esserci deroga. A tal proposito ci giungono notizie di aziende che si prodigano in tentativi di aggirare il Dpcm cercando di modificare in itinere il proprio codice Ateco, una pratica che assolutamente condanniamo e riteniamo immorale”.
“Il sindacato – concludono Summa, Gambardella e Tortorelli – da sempre è impegnato per attirare investimenti produttivi nel nostro territorio, per aprire nuove fabbriche e creare nuovi posti di lavoro. In questo caso, però, stiamo parlando di uno stop produttivo temporaneo tale non mettere a repentaglio la vita delle imprese e che ha come finalità il contenimento del contagio e la tutela della salute dei lavoratori e di tutti i cittadini. È un sacrificio parziale che siamo chiamati a fare per il bene di tutti”, concludono i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil.