Cgil, Cisl e Uil Basilicata hanno inviato una lettera all’Anci Basilicata, all’assessore regionale alle Politiche sociali e alla persona Rocco Leone e all’assessore regionale alle Attività produttive Francesco Cupparo, per chiedere la necessità di un confronto sulle modalità di definizione dei criteri di erogazione da parte dei comuni dei cosiddetti “Aiuti alimentari” previsti dall’ordinanza della protezione civile 29 marzo scorso, al fine di definire linee guida e indirizzi comuni.
A oggi, in effetti, pur non avendo avuto riscontro in merito, rileviamo come diversi Comuni abbiano già varato i provvedimenti che definiscono le modalità di accesso agli aiuti alimentari, perlopiù con criteri difformi e modalità che, a nostro parere, non garantiscono che tutti i cittadini bisognosi possano avere uguali opportunità di accesso al sostegno. In particolare, in una fase come quella attuale di limitazione degli spostamenti, risulta quantomeno discutibile che uno dei criteri per la assegnazione degli aiuti possa essere la residenza nel Comune; altresì dicasi per ciò che concerne la condizione dei senza dimora o di coloro non in possesso di titolo di soggiorno.
È importante porre attenzione alla condizione di coloro che già percepiscono misure di sostegno al reddito in quanto, proprio per questo, si tratta con estrema probabilità di situazioni di fragilità consolidate che non andrebbero escluse a priori ma valutate caso per caso. Sarebbe probabilmente utile, per ciò che attiene agli importi per nucleo familiare, che non si definissero cifre “a componente” bensì cifre fisse per numero di componenti il nucleo, che tengano conto così di “economie di scala” (ad es. da 300 euro per nuclei 1/2 persone, 400 per 3/4 e 500 +5 ecc)
Invitiamo, inoltre, a valutare l’ipotesi di costituire fondi specifici a livello locale, a integrazione delle altre misure previste a livello nazionale e regionale, destinati ad affrontare la situazione di crisi, che purtroppo si protrarrà per periodi più lunghi rispetto alla stessa emergenza sanitaria,
Riterremmo, inoltre, indispensabile valutare, anche in forma differenziata a seconda del comune, che oltre ai casi di sospensiva dei pagamenti già previsti dalle norme nazionali, si definissero ulteriori sospensive temporanee relative a rette, utenze o tributi locali, tenendo conto delle ridotte capacità reddituali delle persone a causa della sospensione o della riduzione delle attività lavorativa, ma anche dell’opportunità di limitare al massimo gli adempimenti e la mobilità; così come, tenendo conto dell’interruzione o della rimodulazione di molte prestazioni, come ad esempio i servizi semi-residenziali, è necessaria una ridefinizione delle relative rette.