L’Associazione Zes Lucana in una nota risponde ad alcune richieste pervenute da parte di imprenditori che seguono chiarimenti sui provvedimenti contenuti nel Decreto “Cura Italia”.
Il Cura Italia?
Sono molte le e-mail che arrivano in questi giorni all’associazione Zes Lucana perché si teme che le misure del Cura Italia non saranno efficaci e ci chiedono lumi. Cerchiamo pertanto di rispondere a qualche quesito evidenziando che le misure prese sin qui sono sicuramente utili, ma non del tutto sufficienti per far fronte alla crisi a cui sono destinate le imprese con il blocco forzato delle attività. Il Governo dovrebbe adottare misure importanti per salvaguardare l’economia nazionale, così duramente colpita dall’emergenza sanitaria del COVID-19. Se il Cura Italia non sarà adeguatamente bilanciato da agevolazioni e sussidi mirati, il periodo di chiusura potrà essere disastroso per l’industria italiana, tanto che il presidente diConfindustria ha stimato già ieri un danno di circa 100 miliardi al mese, mentre la manovra finanziaria di Conte ne vale solo un quarto. Siamo ottimisti e quindi dalla lettura del Cura Italia, studiato per questa emergenza, si evince che servono subito manovre di politiche fiscali espansive, strategie di lungo termine per una politica industriale più forte e che il Mezzogiorno, ove il virus sta fortunatamente attecchendo lentamente, può trovare nelle ZES e nelle Zone Franche Doganali uno spiraglio di luce, almeno nel breve periodo, ammesso che entro luglio si possa tornare ad un modello di vita più o meno normale. Una zona economica speciale permetterebbe la salvaguardia e la competitività del Made in Italy e garantirebbe dai rischi di probabili interventi speculativi a livello mondiale contro l’economia nazionale. Lo Stato supporterebbe inoltre il cluster logistico-strutturale nelle nuove dinamiche commerciali in cui dovranno operare le imprese italiane e i porti non costituiranno solo uno sbarramento per chi vuole entrare in Italia. Parallelamente alle misure di salvaguardia della salute pubblica, bisogna subito mettere in campo una strategia straordinaria per salvaguardare l’economia del Paese. Uno tsunami ci aspetta nei prossimi mesi, dopo che l’hub produttivo della Cina è ormai chiuso e la via della seta è interrotta, sconvolgendo di fatto il settore produttivo del Paese, occorendocome iniziano a dire a Bruxelles:”measures to safeguard production and processing”. Se il Cura Italia deve fronteggiare l’emergenza sanitaria, dovrà seguirne necessariamente una fase due con interventi sulle carenze strutturali se vogliamo uscire fuori e non restare chiusi in casa. Toccherà investire su formazione e tecnologia per prepararci al cambiamento di modelli obsoleti che non potranno sopravvivere a questa crisi e per fortuna al Sud c’è anche il 5G. Se il Cura Italia contiene oggi misure a sostegno delle micro imprese e dei lavoratori, serviranno presto riforme fiscali e maggiori risorse di liquidità per il rilancio, insieme una corretta programmazione di interventi, tempestiva, con una nuova politica industriale di rilancio dell’economia, questa volta a partire dal Sud, che speriamo riesca a togliersi al più presto dalla testa la corona del virus. Il rinvio del pagamento delle ritenute e dei contributi, dell’IVA, ma anche la sospensione degli adempimenti tributari come ad esempio la dichiarazione annuale IVA e le dichiarazioni Intrastat, non bastano. Non basta nemmeno la proroga dei versamenti alle pubbliche amministrazioni, inclusi quelli relativi ai contributi previdenziali ed assistenziali ed ai premi per l’assicurazione obbligatoria. Un intervento interessante è quello che prevede la sospensione dei versamenti, senza applicazione di sanzioni e interessi, per le imprese turistiche, le agenzie di viaggio, le società sportive e i soggetti che gestiscono stadi, palestre, cinema e teatri, oltre alla ristorazione, bar e pub e tutti gli altri previsti nel decreto.Anche i professionisti e le piccole imprese hanno qualche beneficio dal Cura Italia come la sospensionedei versamenti delle ritenute alla fonte su redditi da lavoro dipendente e assimilati e alle trattenute relative all’addizionale regionale e comunale, dei versamenti relativi all’imposta sul valore aggiunto, dei versamenti relativi ai contributi previdenziali e assistenziali e ai premi per l’assicurazione obbligatoria. Il sostegno del lavoro non è stato dimenticato dal decreto che ha previsto il trattamento ordinario di integrazione salariale e l’assegno ordinario per tutti i datori di lavoro che in questo anno sospendono o riducono l’attività lavorativa. Né va dimenticata la cassa integrazione in deroga che durerà per tutto il tempo in cui il lavoro sarà sospeso e per almeno nove settimane.La liquidità è probabilmente il primo dei problemi che le imprese di ogni settore e dimensione dovranno affrontare, specie le medie e piccole imprese, per le quali fortunatamente c’è il Fondo di garanzia, che permetterà finanziamenti a fronte di operazioni di rinegoziazione del debito del soggetto beneficiario ed estenderà la durata della garanzia al periodo di sospensione del pagamento concesso dalle banche su debiti preesistenti. Alcune banche hanno già messo a disposizione dei fondi attraverso nuove misure straordinarie dedicate alle imprese di piccole e medie dimensioni per fronteggiare l’emergenza globale del Coronavirus e sono finalizzate a consentire alle aziende di far fronte ai pagamenti, nonostante la progressiva riduzione o addirittura assenza di fatturato, e di tutelare così l’occupazione. Certo Confindustria pone l’accento sulle grandi imprese che sono rimaste escluse, senza alcuna visione di medio periodo. Occorre una migliore concertazione, anche in emergenza, con i sindacati, ma speriamo che il bel tempo torni presto. Poiché viene sempre prima la salute, speriamo che il bel tempo torni presto e negli ospedali termini l’emergenza da Covid19. Così,prima che arrivi il sol leone si spera siano stati fatti i conti dei danni all’economia, pensando a chi ha perduto il reddito nelle ultime settimane e si possano studiare subito azioni concrete per i settori che saranno colpiti in modo, speriamo non permanente, da questa crisi “sanitaria”.