Coronavirus e case di riposo, Cgil, Cisl e Uil: “Una emergenza nell’emergenza. Regione Basilicata e Asp chiamino a responsabilità aziende e sindaci. Servono con urgenza linee guida e controlli per garantire livelli di assistenza”.
Si registra oggi l’ennesimo focolaio in una nuova casa di riposo, a Venosa. Da quando è cominciata la seconda fase della pandemia sono ben sette le case di riposo interessate, la gran parte nel Potentino. I morti sono già più di venti.
Riteniamo inaccettabile le modalità con cui Regione e Asp stanno affrontando l’emergenza nell’emergenza. Servono da subito linee guida certe e uniformi affinché le aziende assicurino i necessari livelli di assistenza. Non si può assistere inermi a quella che è una vera e propria strage, intervenendo solo a cose fatte, nel momento in cui c’è già ben poco da fare se non capire dove trasferire i pazienti Covid e come separare gli asintomatici dagli asintomatici e dai paucisintomatici.
Asp e Regione chiamino a responsabilità non solo i sindaci ma anche le aziende che gestiscono le strutture, regolamentandole e intensificando le attività di monitoraggio e sorveglianza. Serve uno screening serio e costante, assumendo anche personale aggiuntivo se necessario e occorre individuare con immediatezza altre strutture dedicate oltre all’Universo Salute di Potenza, già saturo dal punto di vista dei posti letti dal momento che esistono ospiti delle case di riposo di Melfi e Lavello che sono ancora in attesa di trasferimento.
L’attività di prevenzione non si può ridurre all’effettuazione dei tamponi, anche se a tappeto. La recrudescenza del virus e i dati in continua crescita, con sempre più pazienti e operatori contagiati e tanti anziani deceduti, impongono regole e controlli ancor più stringenti sulle case di riposo, case alloggio e Rsa, nonché la verifica sull’effettivo rispetto dei protocolli di sicurezza per proteggere i più fragili e gli operatori.
Come abbiamo sempre denunciato e sollecitato non ci si può limitare alla mera autorizzazione legata al rispetto di requisiti tecnici e strutturali, servono linee guida stringenti per gli accreditamenti e una legge regionale che valorizzi la qualità del lavoro e stabilisca dotazioni organiche e figure professionali necessarie per l’assistenza, al di sotto delle quali non si può scendere definendo standard di qualità sostanziali e non formali.
Continuiamo a sottolineare che è indispensabile e vincolante la formazione degli operatori, il rispetto delle norme sulla salute e la sicurezza e il rispetto dei contratti collettivi di lavoro sottoscritti dalle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, nonché l’attivazione di controlli periodici da parte degli enti locali e delle aziende sanitarie sulle strutture per il rispetto delle norme. È il momento che ognuno faccia la propria parte e si assuma le proprie responsabilità, dalla Regione ai sindaci, dalle aziende sanitarie ai privati che gestiscono le strutture.