Il materano Vincenzo Nicoletti, esperto di marketing digitale, ha inviato alla nostra redazione un intervento in cui fa il punto su come potranno cambiare i flussi turistici a causa dell’emergenza Coronavirus. Di seguito la nota integrale.
Vincenzo Nicoletti: “Come cambiano le tendenze di consumo: il turismo di prossimità.
E’ innegabile riconoscere i cambiamenti che le nostre vite hanno subito in poche settimane.
Siamo stati costretti alla distanza forzata dai nostri affetti e dal mondo che ci circonda, concentrando il nostro tempo, le nostre attività, fra le quattro mura della nostra abitazione.
Questi mutamenti hanno inciso pesantemente anche sulle nostre tendenze di consumo che hanno provocato uno shock dei mercati. Domanda e offerta confuse da un emergenza poco gestibile e poco prevendibile.
I provvedimenti di lockdown hanno messo in standby il concetto di globalizzazione che da diversi decenni eravamo abituati ad affrontare e a vivere senza sosta, progettando i nostri viaggi oltre oceano e calendarizzando gli spostamenti di lavoro senza alcun tipo di limite temporale e territoriale.
Il ritorno alla normalità sarà un processo graduale e non immediato come tutti vorremmo, anche nel caso in cui l’industria farmaceutica concepisca in tempi record un vaccino che necessiterà comunque dei tempi di produzione e commercializzazione.
Uno dei business più colpiti è quello turistico che subirà delle conseguenze molto pesanti e ogni località dovrà pensare e applicare dei “piani cuscinetto” per ridurre i danni economici di questa emergenza. Fare previsioni certe su quando si potrà tornare alla libera circolazione, anche per gli scienziati, in questa situazione, è impossibile, ma si possono provare a immaginare gli scenari possibili.
Nel caso in cui le misure di contenimento riescano a limitare la diffusione del virus, accederemo alla Fase 2, come la chiama il governo. Ovvero una fase di convivenza col virus in cui i business riprenderanno adeguandosi ad alcune restrizioni. Il Turismo potrà essere soggetto oltre che alle distanze fisiche anche alla limitazione degli spostamenti. Questo potrà riguardare la situazione interna del nostro Paese. Invece per quanto riguarda gli spostamenti all’estero, in entrata e in uscita, ci sarà ancora da aspettare e saranno commisurati all’andamento dell’emergenza negli altri Paesi. Oltre a dei fattori strettamente dipendenti dalla diffusione del virus, ce ne saranno altri di natura sociali e psicologici che colpiranno la gente e che avranno un effetto disincentivante sui viaggi in generale. Quindi ci sarà una diminuzione degli spostamenti causata dalle restrizioni e quella causata dagli strascichi psicologici, sociali e economici che questo Covid-19 si porterà dietro.Dovremo abituarci ad un nuove gite, viaggi e spostamenti che si racchiudono nel concetto di turismo di prossimità.
Inoltre il turismo non essendo un business on-time, se pur non integralmente, possiede una fase di prenotazione che è diversa da quella di pagamento e di consumo e questo rappresenta e rappresenterà un altro ostacolo verso la ripresa poiché accentua un problema con cui il sistema economico sta già facendo i conti: la carenza di liquidità. I problemi legati alla prossimità e alla carenza di liquidità devono essere i punti di partenza da cui devono nascere dei piani di rilancio.
Ci potrebbero essere diverse soluzioni da mettere in campo:
1. La maggiore flessibilità delle prenotazioni. Per combattere la sfiducia del consumatore, bisognerà che il sistema di prenotazione sia incentivante e quindi che abbia una politica di cancellazione flessibile e un pricing, soprattutto in prima fase, accessibile.
2. L’intensificazione dei trasporti nelle brevi tratte. Il turismo ridurrà inevitabilmente le distanze e bisognerà ridimensionare l’offerta sulla scorta di questo. Il focus potrebbe essere l’aumento delle corse di breve distanze con il rispetto delle distanze di sicurezza.
3. Un piano turistico itinerante. La situazione attuale ha bisogno che venga fatto un lavoro sull’esperienza turistica perché il rischio che il comparto corre è di non vedere la luce fino a quando tutto tornerà alla normalità. C’è bisogno di un prodotto che sia vendibile anche al turista che abbia già una discreta conoscenzadella location con delle novità che lo rendano più appealing.Questo significherebbe correre ai ripari per il canale Ho.Re.Ca ad eccezione degli alberghi che vedrebbero comunque la permanenza media del turista calare, com’è logico che sia per un bacino d’utenza proveniente dalle zone limistrofe.
4. Il supporto del digitale. Anche in questa situazione gli strumenti digitali accellererebbero la ripresa e bisognerebbe prenderne coscienza. Immaginiamo un’applicazione che illustri degli itinerari possibili, immaginiamo a delle app più user friendly per l’acquisto del biglietto per un viaggio di tratta breve, immaginiamo un social network per i food lovers.
5. La promozione turistica. Il turismo di prossimità non è una cosa scontata e merita di essere pubblicizzato nel giusto modo. Bisogna che si dia spazio alle campagne di sensibilizzazione per la valorizzazione delturismo locale.
Le soluzioni sopra citate si riferiscono ad una fase di transizione che esisterà e ci accompagnerà inevitabilmente alla normalità. Questa fase merita attenzione e non bisogna fare l’errore di proiettarsi già in una situazione normalizzata. L’incertezza che ci separa dalla normalità, non può rubare ancora tempo. Bisogna che ci si dedichi a progettare come deve avvenire la rinascita economica di questo settore che rappresenta il 13% del PIL del Paese.