Il lockdown ha costretto alla chiusura il 74% delle imprese guidate dai giovani imprenditori e ha causato un calo generalizzato degli incassi: per il 58% degli intervistati la sospensione dell’attività ha provocato a marzo una riduzione di oltre il 50% del fatturato rispetto allo stesso mese dello scorso anno, e addirittura per il 21% delle imprese il fatturato è diminuito di oltre il 90% rispetto a marzo 2019. Per far fronte alla crisi di liquidità il 32% dei giovani imprenditori ha dovuto riorganizzare i costi aziendali ed i pagamenti ai fornitori e il 18% ha attivato le misure di sospensione/allungamento delle rate di mutui e prestiti previste dalla moratoria ABI.
Sono gli effetti più gravi dell’emergenza Covid-19 sulle imprese guidate dai giovani under 40 che Confartigianato ha rilevato in un sondaggio condotto tra il 10 e il 17 aprile su un campione di imprenditori in tutta Italia.
“La crisi di liquidità è profonda, ci sono i costi ma non ci sono più i ricavi – commenta amareggiatoRocco Dabraio Rappresentante Nazionale del Gruppo Giovani Imprenditori di Confartigianato – abbiamo provato e stiamo provando a dialogare ‘a cuore aperto’ con le banche, che però troppo spesso rispondono ‘a portafoglio chiuso’”
Per Rosa Gentile, Delegata ai Movimenti Donne Impresa e Giovani Imprenditori, “anche in questa tragica circostanza le nuove leve dell’artigianato e delle piccole imprese sono pronte a sfoderare talento, competenze ed innovazione per raccogliere le nuove e più complesse sfide e di certo non hanno alcuna intenzione di buttare la spugna”. “Chi si ferma è perduto”, recita un vecchio adagio e i nostri giovani imprenditori – continua Gentile – non vogliono fermarsi, ma affrontare tutte le problematiche della ripresa con i loro strumenti a partire dal digitale. L’innovazione è l’elemento centrale per recuperare terreno e competitività”.
Al crollo del fatturato si è aggiunta un’impennata di mancati pagamenti e degli insoluti che per il 58% degli imprenditori è raddoppiata rispetto all’anno scorso. Questo effetto combinato fa dichiarare al 61% dei giovani imprenditori la necessità di risorse creditizie superiori a 25.000 euro. Ed è proprio la progressiva carenza di liquidità a spaventare il 18% degli intervistati, insieme al timore indicato dal 31% dei giovani imprenditori per il carico di burocrazia nella gestione delle norme di prevenzione e diffusione COVID-19 e la sicurezza in azienda. La riduzione degli ordini preoccupa il 17% degli intervistati e i mancati pagamenti e gli insoluti fanno paura al 16% dei giovani imprenditori. Preoccupano anche i costi da affrontare per la sanificazione periodica (19% degli intervistati) e per l’approvvigionamento di dispositivi di protezione Individuale (19%).
Per ripartire, a emergenza conclusa, i piccoli imprenditori under 40 confidano soprattutto nella riduzione della pressione fiscale indicata dal 22% degli intervistati, nella semplificazione delle procedure di accesso al credito (22%), nell’aumento delle settimane di cassa integrazione utilizzabili dall’impresa (18%).
“Siamo preparati a una nuova modalità di svolgimento del lavoro che minimizzi i rischi di contagio tra le persone, ancor prima che ce lo imponga un Protocollo di sicurezza. Lo sapete perché? perché anche noi lavoriamo insieme ai nostri collaboratori” conclude con orgoglio artigiano Rocco Dabraio.
Apr 30