Gerardo de Grazia, Fismic Confsal: “Si paga lo scotto di una gestione approssimativa, non programmatica e, come al solito, indirizzata più verso il consenso e non verso la necessità”.
“Non è un discorso prettamente regionale. Credo sia il decorso dell’Italia degli ultimi 40 anni. La pandemia è una novità e, in quanto tale, andrebbe gestita con responsabilità e attraverso il coinvolgimento di tutti i possibili attori e delle loro competenze. Rispetto a marzo dello scorso anno abbiamo maturato, o meglio, avremmo dovuto maturare, almeno, l’esperienza gestionale.
La mancanza di un programma nella campagna vaccinale, lo scarso coinvolgimento dell’esercito e della protezione civile (quasi gli unici in grado di operare in determinati contesti, avendo mezzi ed attrezzature) è stato un grosso errore.
Il problema reale è che più tardi si esce dalla pandemia, più tardi si potrà operare un reale rilancio dell’economia.
Il fattore tempo è fondamentale. Dobbiamo recuperare intere categorie che stanno pagando un caro prezzo. Primi tra tutti, i neet che sono circa due milioni di giovani inattivi che non studiano, non lavorano e non seguono una formazione professionale.
Tra novembre 2019 e novembre 2020, si sono persi 390mila occupati, a fronte di 410mila contratti a termine in meno e 123mila contratti a tempo indeterminato in più; gli inattivi sono aumentati di 479mila unità.
Gli impatti più gravi si sono verificati nei settori come il turismo, la ristorazione, le attività di cura.
I dati della Basilicata sono altrettanto preoccupanti: l’export, costituito per due terzi dall’automotive, nel primo semestre 2020, è crollato, quasi, del 37%, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Secondo l’Istat, nel primo semestre del 2020, il numero di occupati si è contratto di circa 4.000 unità (-1,9 per cento) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Ci vorrà un piano Marshall per rilanciare l’occupazione e l’economia lucana, partendo dalle donne e dai giovani.
Turismo, università, ITS devono diventare il cuore del rilancio.
In una regione così piccola bisognerebbe pensare ad un database delle competenze dal quale attingere o indirizzare la formazione professionale.
La politica dovrà essere seria e lungimirante, dalle sue scelte dipenderà il futuro dei giovani lucani”