Primi provvedimenti regionali urgenti. Il commento e le proposte della Confesercenti e della Cna Regionali di Basilicata
La Giunta regionale di Basilicata si appresta ad approvare i “Primi provvedimenti urgenti” connessi con la questione coronavirus.Il giudizio della scriventi Associazioni è certamente positivo sulla iniziativa del Governo regionale, tenendo conto che la attuale emergenza sta agendo su un corpo sociale e produttivo già fragile.
Ciò che il governo regionale sottovaluta è la situazione di estrema confusione e di ulteriore complicazione che vive il sistema delle imprese, in particolare quelle dei comparti commercio e turismo ma nel complesso l’intero sistema produttivo lucano. Detta confusione è data dalla eterogeneità interpretativa ed applicativa dei provvedimenti adottati a livello nazionale, eterogeneità che sta creando ancora più sconcerto e disparità tra imprese ed imprese e tra territori e territori. A solo titolo di esempio, i mercati coperti ed all’aperto sono regolarmente in attività a Matera, ma ne è stata disposta la chiusura a Potenza. Ancora, in difformità a quanto disposto dal Governo, la Polizia di Matera sta sollecitando la chiusura dei supermercati entro le ore 18,00.
La Confesercenti e la Cna rammentano che, ai sensi del DPCM 8 marzo 2020, resta salvo il potere di ordinanza delle Regioni, di cui all’art. 3, comma 2, del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, mentre, ai sensi dell’art. 35 del DL n. 9/2020, “a seguito dell’adozione delle misure statali di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 non possono essere adottate e, ove adottate sono inefficaci, le ordinanze sindacali contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l’emergenza predetta in contrasto con le misure statali”.
A tale responsabilità si intende richiamare la Giunta Regionale, perché in questo momento ciò che conta è la chiarezza di obiettivi, di procedure, di comportamenti, di indicazioni.
Finora il Governo regionale ha eluso questo compito, facendo venire meno anche il confronto con le associazioni di impresa, già programmato per il prossimo 13 c.m. : si chiede un nuovo momento di confronto nei prossimi giorni in modalità video
Quanto alle proposte di intervento le Associazioni fanno rilevare come quella a sostegno dello smart working, seppure opportuna, non riguarda la maggioranza delle imprese commerciali e di quelle artigianali; ed anche la dotazione finanziaria è tale da consentire l’accoglimento di un numero esiguo di domande. Le posizioni di lavoro che nel settore turistico potrebbero essere interessate a questa modalità – segreteria, etc. – , sono per buona parte state ridotte ai minimi termini per evidente decremento della domanda e senza alcuna possibilità ad oggi, di poter programmare a data certa la ripresa dell’offerta.
Bene la proposta di azzeramento dell’acconto IRAP; quello che si chiede è di estenderlo a tutti i settori produttivi e quindi non solo a favore delle sole strutture ricettive e della ristorazione.
Bene la procrastinazione dei termini di completamento dei programmi di investimento cofinanziati dagli avvisi pubblici, sebbene con molte incognite sulle reali possibilità, per le imprese beneficiarie (in specie quelle più piccole) di poter fare fronte alla forte contrazione del mercato interno, e la proposta di ammissibilità retroattiva delle spese per investimenti e delle spese correnti nell’ambito dell’Avviso pubblico “Sostegno alla ripresa delle PMI e delle professioni”.
Inoltre la Regione dovrebbe mettere subito in pagamento i crediti che a vario titolo le imprese vantano nei confronti del massimo Ente territoriale a seguito della partecipazione a bandi regionali (solo a titolo esemplificativo Start and Go, etc).
Male, e non condivisibile la proposta dell’ipotizzato fondo piccoli prestiti a favore di tutti i settori produttivi gestito da Sviluppo Basilicata. La dotazione, sebbene solo iniziale, di circa 10 milioni di euro, per un importo massimo di 30 mila euro per ciascuna impresa richiedente, potrebbe soddisfare una platea potenziale di 300 – 500 imprese, su una complessiva di più di 30.000 imprese attive.
Comprendiamo la impari relazione tra potenziali richiedenti e risorse disponibili, ma bisognerebbe fare qualche sforzo di immaginazione e di politiche attive che ancora non si vede.
Una parziale soluzione potrebbe essere quella di ridurre da un lato l’importo massimo richiedibile (20.000 euro),e solo per esigenze di liquidità per pagamenti in spesa corrente, e dall’altro utilizzare un moltiplicatore di risorse che è rinvenibile nelle modalità operative proprie dei Consorzi Fidi. La Regione Basilicata ha concluso da qualche mese le procedure per la assegnazione a queste entità delle risorse per la implementazione del fondo rischi. Facendo riferimento ai Consorzi fidi aventi sedi legale ed operativa in Basilicata, si potrebbero – fin da subito – individuare i soggetti interlocutori nella gestione pratica della misura, attribuendo la ripartizione delle risorse in ragione direttamente proporzionale all’importo delle garanzie prestate a favore delle imprese lucane. In tale modo, si potrebbe moltiplicare per 10 il valore delle risorse finanziarie disponibili e la platea delle imprese potenzialmente interessate.
Inoltre chiediamo di valutare l’anticipazione a titolo straordinario delle royalty rivenienti dalle estrazioni petrolifere dell’anno appena trascorso e modifica delle percentuali destinate alla Regione Basilicata a seguito della crisi dovuta all’emergenza Coronavirus.
Ad avviso delle scriventi, però, ciò che ancora difetta nell’azione politico-istituzionale della Regione è la visione che il massimo Ente territoriale deve avere nei confronti dell’intero tessuto imprenditoriale di Basilicata, nessun settore escluso, atteso che solo a seguito di una grande capacità di inclusione, di partecipazione, di elaborazione e discussione delle proposte sarà possibile addivenire ad una Basilicata migliore, più coesa ed in linea con le istanze delle componenti economico e sociali del Partenariato regionale; più coraggio, più determinazione, e poi la responsabilità di scegliere affidata alla classe politica di governo nella fondamentale distinzione di compiti e ruoli.