Cea-Pme, la Confederazione europea delle Pmi, di cui Confapi è membro ed esprime il primo Vicepresidente, sta lanciando una campagna di sensibilizzazione per il voto europeo del prossimo 26 maggio.
Il 70% delle leggi che interessano le piccole e medie industrie private, infatti, hanno origine a Bruxelles e Strasburgo e le Pmi rappresentano il 50% degli elettori europei. Dei 23 milioni di aziende registrate il 99,8% sono Pmi. Sono le Pmi che formano l’80% dei lavoratori qualificati, impiegano il 60% dei lavoratori e creano i due terzi della ricchezza. Insieme ai partner, dipendenti e famiglie le Pmi rappresentano circa 200 milioni di voti.
Il presidente di Confapi, Maurizio Casasco, e gli altri presidenti delle più importanti associazioni imprenditoriali di Pmi europee hanno realizzato un video per invitare a votare e per evidenziare la necessità di mettere le Pmi al centro delle politiche dell’UE. Accanto a questi video, che verranno diffusi in tutta l’Europa, è stato redatto una sorta di vero e proprio manifesto, dal titolo “Cosa vogliono le Pmi europee” con le misure e i cambiamenti che le Pmi chiedono al nuovo Governo europeo.
Il manifesto chiede di istituire una “politica per le Pmi” dell’UE a tutti i livelli, rivalutando il principio di sussidiarietà e mettendo al centro i valori comuni nell’ottica dell’integrazione europea.
Partendo dall’assunto che non c’è occupazione senza imprenditori che assumono, le Pmi europee chiedono la riduzione e la semplificazione della burocrazia, lo sfruttamento del mercato unico interno, l’equità e l’uniformità fiscale, la responsabilità comune della migrazione, più ricerca e innovazione, istruzione e formazione professionale, libero scambio a dimensione di Pmi, politica estera e di sicurezza comune.
Cosa vogliono le Pmi europee
1. Europa – Promuovere l’idea europea
L’Unione europea è uno dei più grandi mercati a livello mondiale e garantisce la pace e la stabilità in Europa. Gli Stati membri condividono valori comuni e le libertà del mercato interno. Tuttavia, le politiche nazionali prendono sempre di più il sopravvento rispetto all’UE, mentre tutti gli sviluppi indesiderati sono attribuiti a “Bruxelles”.
METTERE AL CENTRO I VALORI COMUNI
I valori condivisi e le questioni europee devono essere maggiormente oggetto di comunicazione, sia internamente che esternamente. Una comunicazione più forte rispetto ai successi e ai risultati raggiunti genera fiducia e consenso. Una componente importante per l’ulteriore sviluppo dell’UE è la creazione di programmi più vicini alla pratica, di misure mirate e di strutture efficaci. In questo modo il valore aggiunto dell’UE diventerebbe accessibile ai cittadini e alle PMI europei.
– Istituire una “politica per le PMI” dell’UE a tutti i livelli
Più di 23 milioni di piccole e medie imprese sono sempre più influenzate dalla politica economica dell’Unione europea in molti modi. Tuttavia, una politica europea mirata per le PMI è praticamente inesistente. Lo Small Business Act del 2008 ha attirato maggiormente l’attenzione, soprattutto da parte di microimprese e start-up. Nonostante la crisi finanziaria, in cui le PMI si sono rivelate la spina dorsale dell’economia, le preoccupazioni delle piccole e medie imprese non sono ancora al centro dell’attenzione politica. Una politica europea mirata per le PMI dovrebbe ridurre la burocrazia e tenere conto anche delle medie imprese più grandi.
– Ridefinire le PMI
Le PMI devono essere prese in considerazione più seriamente in tutte le procedure legislative. Ciò include la revisione della definizione dell’UE di
piccole e medie imprese: anche le imprese familiari più grandi e le imprese gestite dal proprietario devono essere considerate PMI, magari con tassi di cofinanziamento variabili nei programmi UE, più elevati per le imprese più piccole e minori per le PMI più grandi.
– L’esperienza della sussidiarietà
Le istituzioni europee non devono regolamentare ciò che i paesi o le regioni possono esaminare in modo migliore e più efficiente. Tale principio di sussidiarietà è stato trascurato negli ultimi tempi e deve essere nuovamente rafforzato. Ciò vale anche per le misure insufficientemente legittimate sotto il profilo della democrazia e non giustificate dai trattati dell’UE, come le imposte europee. La sovranità di bilancio dei paesi non dovrebbe essere messa in discussione.
– Far progredire in modo flessibile l’integrazione europea
Fin dalla sua istituzione, l’UE ha reso il raggiungimento di elevati standard di vita in tutti gli Stati membri un obiettivo centrale dell’integrazione europea. Anche il finanziamento della politica di integrazione europea, che rappresenta il 34% del bilancio europeo, si basa su questo obiettivo. Gli Stati membri dell’UE sono così cresciuti insieme negli ultimi decenni.
Lasciare l’UE, come mostra la Brexit, è difficile e dannoso per lo sviluppo economico di entrambe le parti. Allo stesso tempo, un’ulteriore integrazione europea sta diventando sempre più difficile a causa di interessi divergenti degli Stati membri. La creazione degli “Stati Uniti d’Europa” o di una “Repubblica europea” dovrebbe essere un obiettivo a lungo termine, ma sembra oggi molto difficile da raggiungere in breve tempo. L’integrazione europea dovrebbe invece essere prima consolidata attraverso vari livelli di integrazione. Alcuni paesi potrebbero ad esempio sviluppare e far progredire l’integrazione europea, mentre altri Stati membri rimangono al livello attuale di integrazione fino a quando non sono pronti ad entrare in un’Unione più profonda. Non è una novità: anche a Schengen ed all’area dell’euro non hanno aderito tutti i paesi.
E se pensiamo a nuove “istituzioni europee” da costruire, queste dovrebbero prima essere al servizio delle PMI, non della sola amministrazione pubblica. Ad esempio, una nuova “Agenzia europea per il commercio estero e il mercato unico” potrebbe essere un’agenzia di servizi interessante per le PMI, con uffici in Europa e in tutto il mondo.
2. Imprenditorialità – Più imprenditori, più imprenditorialità in Europa
In Europa ci sono troppo pochi nuovi imprenditori, e sempre meno persone considerano quella dell’imprenditore una carriera positiva e desiderabile. Ciò ha a che fare con un’immagine eccessivamente negativa degli imprenditori, con una formazione per l’imprenditorialità inesistente, con regole e procedure troppo severe in caso di fallimento, nonché con la difficoltà di avviare una nuova attività per via del reperimento del capitale di rischio e del capitale iniziale.
Niente occupazione senza imprenditori che assumono
Il sostegno delle start-up attraverso progetti finanziati dalla Commissione europea offre una via d’uscita dalla disoccupazione. Questo aspetto dovrebbe pertanto essere maggiormente preso in considerazione nei programmi di finanziamento europei. In generale, l’imprenditorialità dovrebbe essere promossa a tutti i livelli, per tutti i gruppi sociali ed a partire dalla scuola.
– Formazione per l’imprenditorialità
… implica che gli imprenditori siano i tutor. L’imprenditorialità non può essere insegnata da chi non è imprenditore. Le reti di imprenditori dovrebbero avere più strumenti a portata di mano per sostenere i propri membri, dai nuovi imprenditori a quelli con esperienza, aiutandoli a svilupparsi e crescere, così come ad affrontare le nuove sfide del mercato.
Le scuole dovrebbero concentrarsi maggiormente sulla formazione del pensiero critico e creativo, sul lavoro relativo ai progetti, sulla responsabilità individuale e premiare non solo quelli che ripetono bene o imparano a memoria, ma anche quelli che sono in grado di guidare un gruppo e realizzare progetti grazie alla propria creatività.
– Un’immagine migliore degli imprenditori
L’UE dovrebbe sostenere l’obiettivo di migliorare l’immagine dell’imprenditorialità in Europa che significa molto di più rispetto all’attuale EEPA: makers fairs, road show sull’imprenditorialità, un fondo cinematografico per la produzione di video su storie e biografie di imprenditori di successo, ecc…. sono solo alcune delle idee volte a mostrare quanto lontano si possa andare.
3. E-government – Più parliamo di riduzione della burocrazia, più ne abbiamo!
Sembra che le associazioni delle PMI non abbiano nuove idee, quando chiedono ripetutamente di ridurre la burocrazia. Ma tutti quelli che hanno un’azienda sanno di cosa stiamo parlando. Una cultura generale di sfiducia nei confronti degli imprenditori e delle loro attività all’interno degli uffici pubblici, nonché la crescente tendenza degli Stati membri europei a delegare il controllo delle leggi e delle garanzie ai proprietari di società private, rende sempre più difficile il rispetto degli obblighi.
Ad esempio, recentemente l’Estonia – che vuole proteggere le persone dalle radiazioni naturali del radon – ha obbligato tutti i datori di lavoro che hanno le proprie attività ai piani terra o nei seminterrati a misurare i livelli di radon ed isolare queste stanze per tutelare la salute dei propri dipendenti. Le autorità statali non hanno pensato di obbligare i proprietari degli immobili a farlo, né di fare in modo che le misurazioni fossero una responsabilità delle istituzioni pubbliche. Invece hanno previsto che ogni singola azienda, anche se opera in locali affittati,
debba effettuare misurazioni e provvedere all’isolamento a proprie spese. Questo è un semplice esempio di come NON dovrebbero andare le cose.
E-G OVERNMENT E DIRITTI PER UN’AMMINISTRAZIONE SEMPLICE
Anche se sono soprattutto gli Stati membri a prendere tali decisioni e a difendere più il proprio apparato burocratico che il legittimo interesse degli imprenditori a lavorare, al fine di garantire posti di lavoro e crescita economica, l’Unione europea potrebbe fare molto di più per un cambio di paradigma nelle pubbliche amministrazioni:
• sostenere con forza l’introduzione armonizzata dell’e-government a livello europeo per il 90% delle procedure con l’uso di tecnologie che consentono lo scambio tra amministrazioni e paesi diversi;
• coinvolgere gli imprenditori come co-insegnanti e testimonial nelle opportunità di formazione per l’apprendimento permanente per i funzionari pubblici dell’IEAP, al fine di comprendere le esigenze e le difficoltà degli imprenditori;
• istituire un “diritto ai servizi di sportello unico” da parte delle amministrazioni nazionali europee, con la possibilità di presentare un ricorso presso la Corte di giustizia dell’UE nel caso in cui uno Stato membro richieda procedure troppo complesse;
• istituire un “diritto di rifiutare gli oneri amministrativi illegittimi”, come quello sopra descritto relativo alle radiazioni radon in Estonia;
• istituire un “diritto ad ‘una sola volta’” in caso di richieste di documentazione amministrativa per evitare di presentare ripetutamente gli stessi documenti in diversi uffici della stessa amministrazione pubblica in un paese e, preferibilmente, in tutta Europa (per esempio come il “Passaporto dei Servizi” avrebbe dovuto essere);
• istituire un “diritto a lavorare per sé invece di lavorare per l’amministrazione”, che stabilisce un numero massimo di giorni all’anno, ad esempio 5 giorni, in cui una società debba lavorare per adempiere ai propri obblighi burocratici;
• ridurre la burocrazia nei distacchi di lavoratori all’interno del
mercato unico attraverso una legislazione nazionale secondaria;
• semplificare le procedure di appalto pubblico in tutta Europa: nessun obbligo aggiuntivo che non sia strettamente legato ai servizi richiesti, piena trasparenza delle procedure e nessun onere di documentazione che le PMI non possano soddisfare o possano soddisfare solo con elevati costi aggiuntivi.
Tali misure aumenterebbero sicuramente il sostegno delle PMI per
un’Europa comune!
4. Mercato unico – Riconoscerne e sfruttarne appieno il potenziale
Il mercato unico europeo non è solo il mercato unico più grande del mondo, ma è anche una garanzia per un futuro di successo dell’Europa. Le quattro libertà fondamentali del mercato interno – la libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali – costituiscono la base per il potere commerciale di e in Europa, su cui si basa il suo successo economico. Allo stesso tempo, l’UE è riuscita a rafforzare l’identità e a promuovere l’integrazione europea.
Tuttavia, permangono normative nazionali che impediscono alle imprese europee di sfruttare appieno il potenziale del mercato interno.
LA NOSTRA SFIDA: COMPLETARE IL MERCATO INTERNO EUROPEO
Solo un mercato unico completo in cui le norme comuni si applicano in modo efficiente e che porta flessibilità e certezza del diritto, può resistere. La revisione dei regolamenti esistenti e la loro semplificazione non devono essere solo richiesti a livello politico, ma devono infine trasformarsi in misure concrete. Così come dovrebbe succedere per l’idea del mercato unico digitale.
– Rinforzare i mercati di merci e servizi
Gli ostacoli alla libera circolazione di merci e servizi, l’applicazione inadeguata delle norme esistenti, il basso volume degli appalti pubblici transfrontalieri e la mancanza di sostegno politico per le riforme
strutturali limitano le possibilità delle imprese e dei cittadini di beneficiare del mercato unico. Le conseguenze di tali limiti sono: meno posti di lavoro e costi inutili. La prevista European Service Card e il reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali sono passi avanti importanti per rimuovere tali ostacoli.
– Riforma del sistema UE dell’IVA
Le società transfrontaliere hanno attualmente costi significativamente più elevati per la compliance normativa rispetto alle società nazionali. Questo svantaggio concorrenziale dovrebbe essere compensato da una riforma del sistema dell’IVA. Tale nuovo impulso migliorerebbe la situazione sia per i governi che per le imprese. Solo se la Commissione europea compie rapidi progressi in questo settore, le imprese possono trarre vantaggio dal mercato unico nel suo complesso e competere sui mercati mondiali.
5. Tassazione – Rendiamo possibile la concorrenza leale
Le piccole e medie imprese contribuiscono alle entrate fiscali in molti modi. Allo stesso tempo, aumenta la concorrenza fiscale internazionale. Ma l’UE può intervenire solo in subordine sulla tassazione, poiché questa rientra nella competenza degli Stati membri. Le decisioni richiedono l’unanimità. Per di più, non è consentita una tassa UE per sostenere le spese dell’Unione.
UN SISTEMA FISCALE UNIFORME
La politica fiscale sovrana dei singoli Stati membri deve essere accompagnata da un sistema fiscale equiparabile a livello internazionale. European Entrepreneurs CEA-PME sostiene – per la salvaguardia della concorrenza leale – un’unica base di tassazione per le imprese. Chiediamo il rispetto del Codice di condotta del Consiglio europeo che cerca di evitare “una concorrenza fiscale dannosa”. Le
soluzioni nazionali o isolate dei singoli Stati danno luogo a distorsioni della concorrenza a favore dei concorrenti stranieri.
– Armonizzare le imposte indirette
L’UE ha il potere di regolamentare le imposte indirette come l’IVA e le accise sull’energia, a condizione che le differenze nei sistemi fiscali degli Stati membri creino ostacoli al commercio. Questa possibilità è ampiamente sfruttata nel campo dell’IVA. Inoltre, le imposte sugli oli minerali, sull’alcol e sul tabacco sono armonizzate. L’UE deve utilizzare maggiormente la propria competenza in materia di imposte indirette per un’armonizzazione maggiore.
– Evitare una tassa sulle operazioni finanziarie
La Commissione europea sta pianificando, con l’approvazione del Consiglio europeo, l’introduzione di una tassa sulle operazioni finanziarie europee. European Entrepreneurs CEA-PME è contraria a questa tassa. Ciò riguarda anche le piccole e medie imprese, perché anche le operazioni non speculative verranno tassate. Questo non si applica solo alle grandi aziende. Alcuni esempi sono il trasferimento di crediti per la pensione o operazioni relative ai titoli da parte di società esportatrici contro crisi di valute, tassi di interesse e prodotti.
– Garantire maggiore giustizia rispetto alla concorrenzialità
Le società multinazionali hanno la struttura e il budget necessari per trarre vantaggio mediante apposite misure dei sistemi fiscali internazionali. Per la maggior parte delle piccole e medie imprese invece, per molteplici ragioni, non è possibile mettere in atto strategie di elusione fiscale. Di conseguenza, il confuso mosaico internazionale dei regolamenti fiscali causa alle PMI uno svantaggio significativo nella concorrenza con le grandi società. European Entrepreneurs CEA-PME invita i singoli Stati membri a garantire una tassazione equa e adeguata per tutte le società, comprese le PMI. Anche una soluzione fiscale a livello mondiale dovrebbe essere sempre più presa in considerazione.
6. Migrazione – Condividere le sfide, assumersi responsabilità
In un mondo interconnesso, il successo economico e la sicurezza sociale dell’Europa sono fattori di grande attrattiva per molte persone. La migrazione globale è in costante aumento e la motivazione è tanto diversa quanto l’origine e la cultura degli immigrati. In vista dei cambiamenti demografici, alcuni paesi in Europa, tra cui Austria, Francia, Germania e Italia, hanno già bisogno di un’immigrazione regolamentata di lavoratori qualificati. I paesi del Mediterraneo sono particolarmente colpiti dalle conseguenze della crisi dei rifugiati.
Una politica dell’immigrazione di successo, che rafforzi l’immigrazione di manodopera qualificata e che allo stesso tempo affronti le sfide legate all’aiuto umanitario, senza introdurre incentivi inadeguati, è uno dei compiti centrali per il futuro. Pertanto, chiediamo che l’Europa sia più unita nel risolvere i problemi legati ai rifugiati e alle migrazioni e condivida equamente le responsabilità.
ASILO COME COMPITO COMUNE EUROPEO
La libera circolazione delle persone all’interno dell’area Schengen è una pietra miliare della comunità europea dei valori e del mercato interno. Le frontiere aperte e il libero scambio sono essenziali anche per le PMI europee. Per continuare a farlo, i paesi membri dell’area Schengen dovrebbero trovare un compromesso per una politica comune in materia di asilo. Per raggiungere questo obiettivo, da un lato, devono essere formulate regole trasparenti che non stabiliscono falsi incentivi. D’altro canto, tutti gli Stati membri dovrebbero firmare accordi vincolanti perché si assumano le loro responsabilità individuali.
– Combattere le cause della migrazione alla radice
L’obiettivo politico primario deve essere quello di aiutare sul posto, il che crea, oltre a maggiore sicurezza, anche condizioni di vita e di lavoro migliori nei paesi di origine. Alla luce di questa considerazione, un impegno più forte da parte delle PMI in Africa dovrebbe essere
sostenuto da adeguati programmi e fondi europei. European Entrepreneurs CEA-PME è sinonimo di un’efficace cooperazione allo sviluppo, nonché di una politica di vicinato di successo ed equa. Per questo dovremmo sostenere in particolare quei paesi che cercano di attuare riforme democratiche e sviluppo sostenibile.
– Riformare la Carta blu
L’evoluzione demografica crea un grande bisogno di lavoratori qualificati in alcuni paesi europei. A livello europeo, la Carta blu dovrebbe essere adattata alle attuali esigenze del mercato del lavoro, consentendo a più professionisti di venire in Europa.
– Promuovere le lingue europee
La lingua è essenziale quale mezzo di comunicazione più importante per integrarsi in una società. Avere buone competenze linguistiche è un prerequisito per una riuscita integrazione nel mercato del lavoro. Pertanto, l’Unione europea dovrebbe promuovere le competenze linguistiche all’interno dell’UE e promuovere lo studio delle lingue europee anche al di fuori dell’UE.
7. Ricerca, innovazione e digitalizzazione – Le PMI sono pronte per il futuro!
La ricchezza di creatività ed idee innovative nelle PMI europee garantisce la competitività dell’Europa per i decenni a venire. Pertanto, le piccole e medie imprese devono essere rafforzate attraverso un migliore quadro giuridico, l’assistenza finanziaria ed il trasferimento di conoscenze nel campo dell’innovazione e della ricerca. Inoltre, la velocità di avanzamento della trasformazione digitale sta aumentando. Solo se gli svantaggi concorrenziali per le piccole e medie imprese (PMI) vengono smantellati, le innovazioni possono essere effettivamente utilizzate in modo più efficiente nella pratica e contribuire alla crescita economica generale.
ASSICURARE L’INNOVAZIONE NELLE PMI E COMPLETARE IL MERCATO UNICO DIGITALE
– Creare un diritto dei brevetti a livello europeo
Per aprire effettivamente l’accesso alle opportunità di innovazione e di ricerca per le PMI, è necessario introdurre un diritto dei brevetti a livello europeo. Solo se la proprietà intellettuale viene tutelata, le piccole e medie imprese possono avere vantaggi sul mercato e beneficiare dell’innovazione.
– Garantire investimenti – Ampliare Orizzonte Europa
Il programma R&S dell’UE “Orizzonte” sarà operativo fino alla fine del 2020 al fine di promuovere l’innovazione nelle piccole e medie imprese. Questo progetto deve essere prorogato e ampliato. Ma la percentuale di fondi per le PMI per la promozione dell’innovazione dovrebbe ammontare almeno al 20 per cento del totale. Questo può essere fatto solo mantenendo lo “SME Instrument” così com’è.
L’introduzione del Consiglio europeo per l’innovazione non è stata concordata con le PMI e non deve portare ad aprire lo SME Instrument ad altri attori come centri di ricerca e università, o anche peggio “innovatori” senza status giuridico. Inoltre, esso ha bisogno di nuovi progetti per l’innovazione e la ricerca che vengano avviati dalle PMI, poiché i programmi di innovazione non europei come, ad esempio, lo SBIR americano (“Small Business Innovation Research Program”) danno luogo a distorsioni della concorrenza tra aziende europee e statunitensi.
– Rafforzare la cibersicurezza
La cibersicurezza è basilare per una digitalizzazione di successo. La grande maggioranza delle società beneficia delle innovazioni digitali e sviluppa la propria strategia di crescita sulla base delle nuove tecnologie. Solo se l’Unione europea garantisce una base sicura, è possibile un successo a lungo termine.
– Istituire un cloud europeo per il trasferimento delle conoscenze
Una struttura di rete aperta dovrebbe consentire il libero scambio di conoscenze tra tutti gli attori. I servizi perfettamente interconnessi per l’analisi e il riutilizzo dei dati di ricerca creano innovazione e rafforzano l’Europa come centro di affari globale. Solo se i dati possono essere scambiati a livello transfrontaliero, applicazioni come Cloud Computing, Big Data o Industria 4.0 avranno successo in Europa.
– L’Europa come precursore nel campo dell’IA
L’intelligenza artificiale (IA), l’apprendimento automatico ed i sistemi autonomi porteranno cambiamenti dirompenti anche per le PMI. Abbiamo quindi bisogno di una forte cooperazione europea nel settore dell’IA dal 2021 in poi, in aggiunta agli investimenti di 20 miliardi di euro previsti sino al 2020. I lavoratori – donne e uomini – dovrebbero beneficiare a lungo termine e in modo equo della ricerca europea sull’IA.
8. Istruzione e formazione professionale – Intensi scambi per un futuro comune
Una buona educazione è il nostro futuro capitale. Un’educazione sostenibile è la base per la prosperità dell’Europa. Le PMI già contribuiscono notevolmente a questo come formatori pratici, garantendo che in Europa le persone qualificate lavorino in modo eccellente. Tuttavia, la politica deve essere più attiva, specialmente per l’apprendimento basato sul lavoro “dual system”. In tutti gli Stati membri abbiamo un potenziale non sfruttato nel campo delle qualifiche professionali che devono essere sfruttate meglio attraverso programmi di finanziamento per lo scambio e la cooperazione.
ERASMUS PER TUTTI
L’Europa beneficia del fatto che ogni anno migliaia di studenti imparano a conoscere, grazie al programma ERASMUS, la grande diversità europea. Oltre agli studenti, i giovani dovrebbero anche essere incoraggiati a intraprendere una formazione professionale attraverso uno scambio in altri
paesi europei allo scopo di apprendere e lavorare allo stesso tempo. Ecco perché il programma ERASMUS + per le persone in formazione professionale dovrebbe essere facilitato, garantendo supporto alle istituzioni di invio e di accoglienza.
Come esempio di ciò che potrebbe funzionare, il programma pilota “MobiliseSME”, un ERASMUS per le PMI e i loro dipendenti, è stato impostato e testato con successo dagli imprenditori europei CEA-PME. Molte aziende di medie dimensioni già oggi operano ben oltre i propri confini nazionali. Quanto più i dipendenti sono preparati con competenza per i mercati internazionali, maggiori saranno le possibilità per le PMI e per l’intera economia europea.
– Aumentare gli standard
La comparabilità della scuola e dell’istruzione professionale in Europa finisce troppo spesso ai confini nazionali. Per migliorare questo, i livelli generali di apprendimento devono essere aumentati in tutta Europa e i sistemi educativi nazionali devono diventare più comparabili. Ecco come tutti i paesi eccelleranno nell’istruzione.
Estendere l’educazione digitale in tutta Europa
In futuro, più di otto persone su dieci lavoreranno con le competenze digitali (sondaggio BPM 2018). Ecco perché dobbiamo impostare il corso già oggi in modo che le generazioni future possano cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione. Da parte europea, dovrebbero essere aumentati gli incentivi alla modernizzazione dei sistemi di istruzione nazionali. Qui ciò che conta è imparare in modo specifico dai paesi pionieri digitali e, ad esempio, scambiare e confrontare i risultati durante un Congresso europeo obbligatorio per l’educazione digitale.
Intensificare la cooperazione scolastica
Molte scuole europee hanno già oggi collaborazioni all’interno dell’Unione. Un anno all’estero estende non solo le competenze linguistiche, ma promuove anche scambi culturali. Ciò favorisce anche l’economia. Ecco perché la cooperazione tra scuole dovrebbe essere maggiormente sostenuta dai programmi europei.
9. Commercio estero – Intensificare le relazioni globali
La globalizzazione e il relativo rafforzamento della concorrenza globale richiedono un sostegno più efficace e un maggiore accompagnamento politico delle attività internazionali da parte delle piccole e medie imprese. L’Unione europea deve difendere il libero scambio rafforzando l’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), stipulando accordi di libero scambio significativi e intervenendo contro il protezionismo e la pirateria dei prodotti. Regole globalmente uniformi sono decisive per condizioni paritarie in materia di concorrenza, leggermente a favore delle PMI.
LIBERO SCAMBIO A DIMENSIONE DI PMI
La nostra prosperità dipende in gran parte dal successo delle esportazioni delle nostre aziende. Il libero scambio e la rimozione degli ostacoli al commercio sono nel nostro stesso interesse. Chiediamo che la politica non si arrenda quando si tratta di accordi commerciali con tutte le aree economiche del mondo. La priorità dovrebbe essere data agli accordi dell’OMC. Ciò non esclude accordi bilaterali firmati dalla Commissione europea. L’importante è che gli interessi delle PMI vengano rispettati. In particolare, ciò significa che le PMI siano coinvolte in ogni fase della negoziazione.
– Superare il protezionismo – Rimuovere gli ostacoli al commercio in modo trasparente
L’Unione europea dovrebbe fare tutto il possibile affinché i negoziati a livello dell’OMC abbiano successo. I negoziati non dovrebbero svolgersi a porte chiuse. In questo modo, si potrebbe evitare una forte opposizione come, per esempio, quella che si è registrata durante i negoziati commerciali con il Canada (CETA) e gli Stati Uniti (TTIP). Come esempio positivo possiamo guardare all’accordo UE-Giappone (JEFTA), che ha tagliato il 90% di tutti i dazi all’esportazione per i prodotti dell’UE.
– Sostenere il commercio estero delle PMI
Le PMI necessitano di un supporto su misura per lo sviluppo dei mercati esteri. A differenza delle grandi aziende, di solito non hanno molta esperienza nelle procedure burocratiche e nei requisiti formali come permessi o licenze. L’aiuto dell’UE attraverso la consulenza, il sostegno e la partecipazione a fiere è quindi essenziale per la creazione di attività di esportazione, soprattutto negli Stati in cui prevale un ambiente difficile per gli investimenti.
– Semplificare la concessione di fondi per il commercio estero
European Entrepreneurs CEA-PME chiede la concentrazione dei finanziamenti per alcune istituzioni, ad esempio una nuova “Agenzia europea per il commercio estero e il mercato unico”. Ciò consentirebbe di risparmiare risorse per il vero compito di sostenere le imprese nello sviluppo di affari esteri. Un efficace coordinamento delle istituzioni nazionali e l’aggregazione e la messa in rete all’estero sono le chiavi per il successo della promozione del commercio estero.
10. Politica estera e di sicurezza comune –
Proteggere l’Europa
L’Europa sta affrontando le più grandi sfide per la sicurezza dalla fine della Guerra Fredda. La NATO e l’Unione europea sono garanti per la pace, la libertà e la sicurezza. Alla luce delle diverse crisi nel mondo, l’Europa deve essere più unita anche nei settori delle politiche estere, di sicurezza e di difesa e mantenere la capacità di agire. Ecco perché è nata l’Unione europea della difesa, che punta alla creazione di un esercito comune europeo. Altri punti focali nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune (PESC) consistono nel rafforzamento della cooperazione UE-NATO, della sicurezza informatica e della lotta contro il terrorismo.
MANTENERE IL PRINCIPIO DELL’UNANIMITÀ
Per gestire con successo i molteplici compiti, sono necessari cambiamenti sapientemente equilibrati dei trattati dell’UE. Ma la proposta di abbandonare il principio dell’unanimità a favore di un principio di maggioranza nel processo decisionale non è efficace. Mettere da parte il principio dell’unanimità aumenterebbe il rischio di ulteriori divisioni tra gli Stati membri. Ciò sarebbe assolutamente controproducente di fronte alle numerose sfide nelle politiche estere e di sicurezza. Il consenso tra gli Stati membri in questi settori estremamente delicati è fondamentale e richiede l’unanimità anche in futuro.
– Aumentare insieme i budget della difesa a livello dell’UE
L’aumento dei paesi autoritari e l’emergere di nuove minacce, ad esempio attraverso gli attacchi informatici, richiedono un potenziamento della capacità di difesa dell’Europa. La sicurezza è il requisito fondamentale per un’azione economica efficace. Ecco perché dobbiamo avere un budget comune della difesa dell’UE che permetta a tutti i paesi dell’UE di raggiungere insieme l’obiettivo del 2,0% del PIL per essere credibili nel sostegno alla politica di sicurezza europea, così come alla NATO.
– Rafforzare l’Unione della sicurezza e della difesa
La cooperazione degli eserciti europei e delle agenzie di sicurezza dovrebbe essere ulteriormente rafforzata. Ad esempio, i progetti di armamenti europei potrebbero essere realizzati in modo più economico attraverso la cooperazione e la concentrazione su un minor numero di sistemi d’arma. Le PMI devono essere pienamente e obbligatoriamente coinvolte nella ricerca e nello sviluppo, nonché nelle catene di approvvigionamento europee per i nuovi progetti di armamenti.