Sino a 66 mila euro per un albergo (potenza 90 kw, consumo 250mila kWh/anno), a 20 mila euro per un negozio alimentare (potenza 35 kw, consumo 75mila kWh/anno), a 10 mila euro per un ristorante (30 kw, consumo 25mila kWh/anno), a 6000 euro per un bar (30 kw, consumo 20mila kWh/anno): è la spesa di consumo elettrico calcolata da Confcommercio con la sua rilevazione trimestrale, il Mocet (Monitoraggio costo energia per il terziario), in collaborazione con Nomisma Energia. Secondo Confcommercio, l’incremento per l’elettricità è pari al 27,2% (da 0,18583 euro/KWh di giugno a 0,23639 euro/KWh di fine settembre), quello delle energie rinnovabili del 25% (da 0,19673 a 0,24597 euro/KWh), quello del gas del 25,5% (da 0,68609 a 0,86099 euro/KWh). Sono aumenti comunque contenuti – si legge nella nota diffusa da Confcommercio Potenza -, nonostante la loro consistenza, rispetto al forte incremento che hanno subìto nello stesso periodo i prezzi internazionali dei prodotti energetici, e il gas in particolare. Se si mettono a confronto le diverse offerte per la fornitura elettrica sul mercato libero, la scelta tra prezzo fisso e variabile può incidere di molto sul risparmio energetico annuo di un’impresa che può arrivare fino ad oltre 6.400 euro per un albergo, a 2.000 per un alimentari e a quasi 930 euro per un ristorante. Il valore della materia prima energia, analizzando l’incidenza delle diverse componenti sul prezzo dell’elettricità, rappresenta il 52% della spesa totale, circa 10 punti in più rispetto a sei mesi fa. In merito al gas, invece, aumenta a circa il 54% il peso della materia prima sulla bolletta media del settore terziario.e forti impennate dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali ha fatto aumentare, fra i mesi di giugno e settembre, anche il costo medio lordo delle forniture disponibili sul mercato italiano per le imprese del settore terziario.
Il decreto legge approvato dal Governo per mitigare gli aumenti delle bollette di elettricità e gas –sottolinea la nota a firma del presidente Fausto De Mare – si muove nella giusta direzione in quanto ha scongiurato, per i prossimi mesi, parte degli annunciati rincari dei prezzi per imprese e consumatori. L’intervento normativo non è però ancora sufficiente a risolvere in maniera duratura e strutturale i nodi che attanagliano il nostro sistema energetico”.
Secondo Confcommercio, “occorre affrontare, innanzitutto, il tema della dipendenza dalle forniture estere che rende l’Italia intrinsecamente più vulnerabile e soggetta a forti oscillazioni dei prezzi delle commodities. Ma occorre anche risolvere i limiti dell’attuale configurazione del sistema di prelievo che, ancora oggi, pone a carico degli utenti finali il costo – stimato in oltre 15 miliardi di euro – degli oneri generali di sistema, ovvero degli incentivi economici alla produzione da fonti rinnovabili, alla cogenerazione, alle industrie energivore ed i costi fissi connessi, tra l’altro, allo smantellamento delle centrali elettronucleari dismesse”. “Tali oneri devono essere progressivamente espunti dalla bolletta elettrica utilizzando, a copertura dei costi, anche parte del gettito derivante della vendita delle quote di emissione di CO2 che confluisce nel bilancio dello Stato”.
“Occorre poi – sottolinea Confcommercio – riformare la fiscalità, prevedendo una riduzione strutturale dell’imposta sul valore aggiunto e delle accise, eliminando anche l’applicazione dell’Iva sulle accise. Servono infine misure regolatorie che assicurino mercati concorrenziali, prezzi accessibili, sostenibilità ambientale e sociale degli investimenti e sicurezza dell’approvvigionamento, realizzando un modello di transizione energetica che consenta di coniugare innovazione tecnologica, rispetto dell’ambiente e benefici occupazionali ed economici per cittadini ed imprese”. “Interventi – conclude Confcommercio – che dovranno essere accompagnati da investimenti importanti per la diversificazione delle forniture di energia, per accrescere l’indipendenza del nostro Paese dall’estero e per incentivare l’efficienza energetica”.