“Al Sud cresce la domanda di credito da parte delle pmi e delle attività artigiane a conferma del clima di rinnovata fiducia che si respira tra i titolari di impresa ma l’offerta è decisamente inadeguata confermando l’ “elevato divario”, segnalato dall’ultimo bollettino statistico di Bankitalia, nell’andamento dei prestiti fra le imprese con 20 addetti e oltre e quelle di minore dimensione”. Lo sottolinea Rosa Gentile, vice presidente nazionale Confartigianato con delega al Mezzogiorno. Per avere un quadro più esauriente, incrociando gli ultimi dati del Centro Studi Confartigianato con quelli più recenti del Crif-Eurisc, tra il 2014 e il 2015 la richiesta di credito di imprese campane è aumentata del 10,4% (con un importo medio richiesto di poco superiore a 56mila euro), di imprese pugliesi dell’8% (importo medio 73.500 euro), di imprese lucane del 7,5% (importo medio oltre i 64mila euro), di imprese calabresi del 5,7% (importo medio 56.500 euro circa).
Le piccole e medie imprese con meno di 20 addetti sono il 98,3% del tessuto produttivo italiano, contribuiscono al 58% dell’occupazione ma – commenta Gentile – sono destinatarie solo del 19,6% dei prestiti bancari alle aziende non finanziarie. Una forbice che si amplia nel raffronto Nord-Centro e Sud. Per non parlare delle ditte individuali, una buona fetta dell’artigianato meridionale, che ricevono forse solo le briciole. Soprattutto per gli artigiani e le piccole imprese il denaro rimane più scarso e più costoso rispetto a quello erogato alle aziende medio-grandi e in confronto a quanto avviene nella media europea. Un presupposto fondamentale per la ripresa consiste nella fiducia che le banche accordano ai progetti di investimento degli imprenditori. Sarà stantia, ma resta vera, la battuta che ‘se il successo di Bill Gates fosse dipeso dalla valutazione del nostro sistema bancario, forse sarebbe ancora …..nel garage nel quale iniziò la sua attività da artigiano!” . Non si sottovaluti che la tendenza è di chiedere credito per sostenere investimenti e business rispetto agli anni precedenti quando serviva a reggersi sul mercato facendo fronte alla spesa corrente.
Dalla rilevazione di Confartigianato il denaro oltre ad essere più scarso è più costoso: al primo trimestre 2015 un’impresa italiana paga mediamente un tasso d’interesse effettivo del 5,53% sui finanziamenti per cassa riferiti ad operazioni in essere e a rischi autoliquidanti e a revoca. I tassi di interesse applicati alle piccole imprese sono superiori di 272 punti base rispetto a quelli applicati alle aziende medio-grandi.
“Il rapporto di Confartigianato – continua Gentile – conferma che ad essere colpite dal razionamento del credito sono soprattutto le imprese artigiane che operano al Sud: a marzo 2015 lo stock di finanziamenti è diminuito del 5%, pari a 2,4 miliardi in meno nell’ultimo anno. Il calo dei prestiti all’artigianato prosegue da due anni e a marzo 2015 si osserva una accelerazione del fenomeno rispetto al -3,8% di dicembre 2014 e al -3,5% di un anno prima. Le dichiarazioni di ottimismo delle banche italiane – sottolinea ancora l’esponente di Confartigianato – si scontrano dunque con la realtà vissuta dagli imprenditori”.
Gen 25