Sulla crisi dell’agricoltura lucana: proposte dei Verdi, Ecologisti e Civici.
L’agricoltura lucana sta vivendo uno dei periodi più difficili degli ultimi trent’anni. In questa situazione va in crisi anche chi commercializza il prodotto; ed in effetti oggi la crisi l’avverte anche il commerciante. Produttori e commercianti sono stretti nella morsa della grande distribuzione organizzata, che impone i percorsi produttivi, i tempi di lavoro e il prezzo di vendita del prodotto.
La crisi del settore agricolo nella nostra regione è strutturale e viene da lontano. I suoi effetti sono evidenti: famiglie in ginocchio, con i più giovani che abbandonano i genitori e le campagne per cercare fortuna al nord, impossibilità di investire, continua dipendenza da altri settori economici e modifica di destinazione d’uso di suoli agricoli. Altre ferite si aggiungono alle lacerazioni delle calamità naturali, della concorrenza, del duro lavoro in campagna. Gli agricoltori sono sempre più soli ed esasperati. Il loro ruolo di “paladini” delle campagne e dell’ambiente non è più riconosciuto. La loro “funzione sociale” e le loro “tradizioni”, che sono le tradizioni di un popolo intero, sono sbeffeggiate dal mercato e ridotte a semplici comparse . In questa situazione, che si fa più drammatica dopo la crisi che ha investito l’intera economia, i costi di produzione continuano ad aumentare mentre i prezzi di vendita dei prodotti non sono affatto remunerativi del lavoro. I debiti aumentano, le banche non fanno più credito.
Purtroppo l’agricoltura , nella nostra regione e soprattutto negli ultimi anni, non è mai centrale nelle piattaforme e nelle visioni politiche dei nostri governanti. Lacerata dalla politica perchè preda elettorale e terra di scambio di favori. Priva ormai di riferimenti precisi e senza un’adeguata rappresentanza politica e sindacale. E’ da rimettere in discussione tutto. E occorre, qui dare il proprio contributo affinché si recuperi la partecipazione, la condivisione di un progetto per un settore economico e sociale in fortissima difficoltà.
Sono tanti gli argomenti che compongono il tema della crisi dell’agricoltura. I costi produttivi, contributivi e burocratici hanno raggiunto livelli insostenibili, mentre i prezzi praticati sui campi non sono affatto remunerativi, cosi i redditi degli agricoltori si sono praticamente dimezzati. Su un’annosa situazione di grave disagio economico di numerosi settori agricoli si abbattono ora tassazioni e imposizioni fiscali che rischiano di far chiudere un numero notevole di aziende agricole con tutti i drammatici effetti collaterali che un evento del genere comporterebbe.
La fase di emergenza dei mercati agricoli e la conseguente diffusa volatilità dei prezzi, derivante dall’assenza di regolamentazione globale del mercato delle merci, che ha caratterizzato il settore nell’ultimo decennio, continua a manifestare i propri segnali. Il numero delle aziende attive è diminuito notevolmente. L’indebitamento riguarda sia debiti nei confronti delle pubbliche amministrazioni (INPS , Agenzia delle Entrate, Equitalia, etc.), che debiti verso il sistema bancario ed i fornitori. Sono tante le aziende agricole in Lucania esposte verso Banche, INPS, e fornitori per una somma sempre più elevata. Mancano risposte nazionali e regionali. Altri Paesi europei hanno già adottato provvedimenti a favore del settore : la Francia ha giù messo in atto un piano da un miliardo e 800 milioni di euro e la Germania da circa un miliardo. Si tratta di interventi che cercano di dare una risposta nazionale in attesa di misure europee anticrisi che tardano ad arrivare. La situazione del credito agricolo è molto difficile sia per le aziende che non hanno problemi di insolvenza, ma iniziano ad accusare deficit di liquidità, sia per quelle colpite da procedure di pignoramento e ingiunzioni di pagamento per le quali le procedure di esdebitazione sono ancora incerte.
Le misure previste dal Governo Monti nel decreto legge 6 dicembre 2011, n.201, convertito con modificazioni della legge n°214 del 2011, sono risultate insufficienti, anche in considerazione dello scenario socio-economico delineato e della necessità di realizzare i necessari interventi a favore della crescita, come richiesto al nostro Paese anche dalle maggiori istituzioni europee ad oggi la regione Basilicata non ha avviato nessun intervento finalizzato al rilancio e alla crescita competitiva del settore agricolo . Noi Verdi pensiamo che è ora di prevedere da parte della nostra regione un rilancio competitivo dell’agricoltura lucana che sappia tenere conto dei cambiamenti strutturali in atto a livello comunitario e mondiale, i quali impongono un adeguamento alle nuove strategie e politiche di settore , con particolare riferimento alle profonde modifiche della Politica Agricola Comune dopo il 2013.
In questa occasione vorremmo sottolineare da un lato “l’ignavia” del quadro politico regionale e dall’altra l’assenza generale delle forze di sinistra, generalmente incapaci di cogliere il grande terreno di iniziativa e l’addensarsi di profondi bisogni ed istanze di cambiamento che si muovono attorno alla questione agroalimentare.
Senza recriminare sulle responsabilità dei diversi attori (forze politiche, sindacati, associazioni di categoria, enti locali, enti di ricerca, imprenditori, ecc.), perché ora bisogna cercare anzitutto di salvare il salvabile ed ognuno deve fare la sua parte,
Le nostre proposte partono da un’approfondita analisi della situazione. Possono essere riassunte in cinque punti.
1-MORATORIA DEI DEBITI PER UN ANNO : prevedere una sospensione di un anno dei debiti delle imprese agricole e degli agricoltori in difficoltà nei confronti dell’INPS , delle Banche, dello Stato , della Regione Basilicata, e degli Enti locali per Imposte non pagate. Alla fine di questo periodo prevedere una rateizzazione al tasso legale. Nel contempo sospendere procedure fallimentari, procedure di espropriazione immobiliare in essere nei confronti di aziende agricole e imprenditori agricoli;
2-RIDUZIONE ACCISE GRAVANTI SUI CARBURANTI : In Italia, sull’acquisto di carburanti gravano un’insieme di accise, istituite nel corso degli anni allo scopo di finanziare diverse emergenze ( Guerra di Etiopia del 1935, Crisi di Suez del 1956 , Disastro del Vajont del 1963 , Alluvione di Firenze , il Belice, Terremoto Irpinia del 1980, Bosnia, etc.). Sulla base di quanto detto in premessa ed alla luce del difficile momento storico in cui versa l’agricoltura lucana, probabilmente il peggiore degli ultimi trent’anni, appare insufficiente l’attuale sistema di agevolazione del carburante agricolo per gli utenti motori agricoli (U.M.A.) ovvero il gasolio e la benzina utilizzati nei mezzi agricoli come combustibile per le attività connesse all’agricoltura.
3-ESCLUDERE L’IMU PER I FABBRICATI RURALI ad uso abitativo, per i fabbricati rurali strumentali e per i terreni agricoli di proprietà dei coltivatori diretti e degli imprenditori agricoli professionali. L’incremento della base imbonibile ai fini IMU , assieme alle nuove tasse sui fabbricati rurali, comporta incrementi di tassazione dal 250 per cento sino a valori assurdi del 400 per cento. L’IMU va a colpire l’agricoltura in un suo punto debole, costituito dalla forte immobilizzazione di capitali a bassissima redditività. Ad essere maggiormente colpite sono le aree a minore redditività (tutta la nostra montagna e le aree svantaggiate), come quasi tutta la nostra regione. In queste nostre aree si rischia un ulteriore abbandono dell’attività agricola con conseguenze devastanti per il territorio e per l’intera collettività lucana.
4-INTERVENTI PER LA TUTELA E LA VALORIZZAZIONE DEL PAESAGGIO RURALE LUCANO. Nella nostra regione vi è la necessità di contrastare il processo di consumo e di abbandono del territorio agricolo, unitamente all’esigenza di promuovere la conservazione e la tutela del territorio che è a supporto della nostra agricoltura tipica e di qualità. I dati dell’ANBI ( Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazione) dicono con estrema chiarezza che, anche nella nostra regione, negli ultimi anni la SAU (Superficie Agricola Utilizzata) si è ridotta di oltre il 20 per cento. Tutti terreni conquistati dalla cementificazione e da processi di abbandono e desertificazione. Un trend che interessa, anche se in modo disomogeneo, l’intero territorio regionale. Ad agire sono le spinte all’urbanizzazione diffusa, una politica delle infrastrutture disordinata, e il procedere di fenomeni di marginalizzazione di aree agricole periferiche, dove le difficili condizioni di redditività e il forte tasso di invecchiamento dei conduttori accelerano l’abbandono delle attività agricole. A soccombere, oltre la gente lucana con un continuo e inarrestabile spopolamento, è un patrimonio di storia, cultura e natura. Va sottolineato con forza che il ruolo insostituibile degli agricoltori e il loro ingegno e capacità di adattamento dell’attività agricola e non solo ad ambienti naturali a volte ostili, hanno determinato la straordinaria ricchezza del nostro territorio regionale. Un ruolo ancora vivo ma nel quale si leggono però i segni di una riduzione e la tendenza all’impoverimento delle essenze arboree, arbustive ed erbacee, dell’abbandono del pascolo brado e delle colture tipiche. Tutti elementi non a conoscenza del Premier Monti e che la nostra classe politica non riesce a trasmettere. C’è l’urgenza di agire per il mantenimento e la conservazione del paesaggio e delle attività che lo supportano, nella consapevolezza che ciò è la più efficace forma di contrasto del dissesto idrogeologico, che interessa attualmente il territorio di quasi tutti i Comuni lucani e di prevenzione della desertificazione, già cosi evidente nella nostra regione.
5-SEMPLIFICAZIONE E RIDUZIONE DEGLI ONERI BUROCRATICI. La semplificazione, lo snellimento delle procedure e la riduzione degli oneri burocratici rappresentano un’esigenza fondamentale per ridare smalto e competitività alle imprese, soprattutto a quelle operanti nel settore delle produzioni agricole e agroalimentari, chiamate a reggere e vincere la sfida della crescita e della produttività. La stessa Unione Europea nella strategia di Lisbona ha richiesto agli Stati membri la riduzione del 25 per cento degli oneri amministrativi per le imprese entro il 2012.
Il tutto per un deciso rilancio dell’economia e dell’occupazione rendendo disponibili importanti risparmi per le famiglie e con la conseguenza di maggiori consumi , maggiori investimenti produttivi e un sostegno ad un settore produttivo che è stato strategico per la nostra regione e che deve ritornare tale.
Mario Di Dio
Feb 28