Giovanna Cassimassima, segretaria cittadina di Matera nel cuore, in una nota esprime preoccupazione per la crisi che si registra nell’azienda Callmat di Matera e lancia un appello per garantire la tutela immediata dei lavoratori.
Di seguito la nota integrale.
Esprimo la mia più viva e profonda preoccupazione, nonché un costante stato di allerta, di fronte alla gravissima vicenda dei 229 esuberi prospettati da Callmat a Matera. Questo scenario drammatico rischia di lasciare centinaia di lavoratori sprovvisti di qualsiasi misura di salvaguardia, colpendo un tessuto socioeconomico già estremamente precario. Davanti a una tale gravità, trovo del tutto inaccettabile l’atteggiamento dell’azienda, che rifiuta categoricamente ogni ipotesi di ammortizzatori sociali, optando invece per una procedura di licenziamento collettivo, immediata e priva di qualsiasi percorso di concertazione.
Non posso più restare inerte mentre il nostro territorio viene depauperato di presidi produttivi vitali, insostituibili per l’equilibrio economico e sociale della Basilicata. Tale decisione, qualora confermata, rappresenterebbe un colpo mortale per Matera e per l’intera regione, acuendo un quadro già compromesso da alti tassi di disoccupazione e da una cronica mancanza di sbocchi professionali.
Ritengo paradossale, e gravemente offensivo, che mentre centinaia di lavoratori materani rischiano di perdere il posto, il management di TIM – azienda committente – si appresti a destinare incentivi all’uscita per 350 dirigenti, per una cifra complessiva di circa 20 milioni di euro. Tale scelta non è soltanto insostenibile sul piano morale, ma costituisce un vero e proprio affronto alla Basilicata e all’intero Mezzogiorno, aree che da lungo tempo subiscono una palese e intollerabile carenza di politiche strutturali di sviluppo e tutela.
Mi associo quindi con fermezza al grido di allarme dei sindacati, sostenendo l’urgente necessità di un piano di ammortizzatori sociali immediato e invoco un’azione decisa da parte della Regione Basilicata, che deve intervenire senza indugio, convocando tutte le parti in causa, inclusa TIM, per chiarire le motivazioni di questo ridimensionamento e per individuare soluzioni che possano garantire una continuità occupazionale stabile e concreta.
Invito inoltre il Governo nazionale a rispondere prontamente all’appello delle Segreterie Nazionali, che già hanno richiesto l’attivazione di un tavolo di settore. Tale tavolo risulta imprescindibile non solo per fronteggiare la crisi di Callmat, ma anche per esaminare e ripensare un intero sistema che, all’interno del comparto delle telecomunicazioni, penalizza in modo inaccettabile le aree economicamente più fragili del nostro Paese.
Questa situazione drammatica evidenzia con tutta chiarezza quanto l’Italia sia ancora arretrata rispetto ad altre realtà europee nella gestione di crisi occupazionali di tale portata. Basti guardare alla Germania e alla Francia, dove le aziende in difficoltà sono obbligate a sviluppare piani di riqualificazione e tutela dei lavoratori. In Germania, ad esempio, il modello della “Mitbestimmung” (cogestione) garantisce ai lavoratori un ruolo attivo e concreto nelle decisioni aziendali, mentre in Francia normative precise impongono piani di ricollocamento e sostegno prima di qualsiasi licenziamento di massa, spesso con un sostegno diretto e coordinato dello Stato. Questi modelli di welfare avanzato e protezione sociale offrono un approccio responsabile e moderno al rapporto tra lavoro e impresa, assicurando stabilità ai lavoratori anche nei momenti di crisi.
Ritengo dunque assolutamente indispensabile che l’Italia adotti una strategia di tutela del lavoro allineata alle migliori prassi europee, in cui i diritti e la dignità dei lavoratori siano posti come priorità indiscutibile. È giunto il momento che il nostro Paese abbracci modelli capaci di proteggere realmente i lavoratori, prevedendo ammortizzatori sociali efficienti e percorsi di ricollocamento e riqualificazione solidi e sostenibili.
Concludo ribadendo il nostro fermo impegno per il rilancio del territorio e invitando tutte le istituzioni a rispondere con azioni tangibili a questa sfida. Non si tratta solo della battaglia di 229 lavoratori, ma di un’opportunità per tracciare finalmente un futuro di sviluppo e crescita per la Basilicata e per l’intero Sud Italia.