La drammatica situazione che vive il mondo dell’agricoltura e in modo particolare i comparti ortofrutticolo, cerealicolo e zootecnico, anche a causa della progressiva e continua flessione dei prezzi dei prodotti in azienda, ha raggiunto livelli insostenibili per migliaia di produttori.
• Il primo semestre dell’anno in corso si chiude con gravissime perdite a carico dei produttori sia per le colture intensive che per quelle estensive; A mo’ d’esempio: i prezzi dei cereali in azienda continuano a perdere circa il 50% rispetto all’annata precedente; flessione che se sommata alle scarse produzioni del 2017 il comparto cerealicolo perde circa il 70%. Più consistenti sono le flessioni dei prezzi della frutta come pesche, albicocche,nettarine, fragole, ecc.; Per le prime i prezzi medi non superano i 0,30 euro/ kg, per le fragole non va oltre 1,10 euro/kg. La superficie di oltre 8000 ettari, prevalentemente concentrata nel Metapontino, destinata alla frutticoltura, con aziende per lo più piccole e medie a conduzione diretta perde 70 milioni di euro. Lo stesso dicasi per la fragola che in termini relativi i prezzi flettono del 35%, mentre in assoluto il comparto registra una perdita di circa 13 milioni di euro. Le prospettive sono tutt’altro che rassicuranti per le colture orticole in corso e per la prossima annata agraria. Se a ciò aggiungiamo le conseguenze della cattiva gestione delle acque da parte delle Autorità preposte, i disservizi del Consorzio di Bonifica, il quadro complessivo si evidenzia in tutta la sua massima negatività per migliaia di produttori agricoli. Si prevedeinfattipurtroppo un ulteriore processo di abbandono di intere aziende, di migliaia di ettari di fertili terreni sottratti alle colture irrigue, nonché l’abbandono e la distruzione di diverse colture autunno-vernini compromesse dal disservizio dell’Ente Consortile (in gestione Commissariale). Che fine hanno fatto gli 80 milioni di metri cubi di acqua destinata all’irrigazione promessi per il periodo estivo-autunnale?
• Su 100 aziende rilevate a diverso indirizzo, dimensione e ubicazione, solo il 25% presenta un bilancio in pareggio, il 65% accusa una debitoria variabile tra il 20 e il 90% del valore della stessa azienda, mentre il restante 10% accusa una debitoria verso banche, INPS e quant’altro, insoluta e/o con vincoli ipotecari e incagliato nella rete dell’usura e della vendita all’asta. Tale stato di fatto impedisce ai produttori agricoli di accedere a ipotesi di sostegno o/e finanziamenti privati o pubblici; in altri termini l’indagine dimostra come circa il 60% delle aziende si trovi nelle condizioni di incertezza e di non poter programmare le attività per le prossima annata agraria anche a causa della emergenza idrica in atto. Le conseguenze sia sul piano occupazionale, sia su quello economico generale sono facilmente immaginabili e vanno ad incidere in senso negativo e progressivo, sull’indotto dell’intero territorio.
• Al momento né l’ultimo P.S.R, con i relativi bandi, né le tante fumose e decantate promessefatte dal Ministro dell’Agricoltura e dall’Assessore Regionale, potranno dare risposte positive e prospettive di ripresa al settore agricolo lucano e del mezzogiorno in generale, poiché considerano il settore primario non strategico per l’economia e l’occupazione.
• Dal canto suo Tavolo Verde Basilicata, ancora una volta si rivolge agli organi istituzionali Competenti e specificatamente al Governo Nazionale e al Governo Regionaleperché diano risposte concrete in tempi rapidi a migliaia di produttori agricoli che da troppo tempo stanno subendo una crisi che ha assunto oramai “carattere strutturale”, aggravata ulteriormente dalle calamità naturali 2011 e 2013 e dal gelo e dalla neve dell’inizio del 2017.
Specificatamente si chiedono:
• Interventi diretti per l’abbattimento della debitoria delle aziende sofferenti verso banche, INPS, ecc.ecc…
• Richiesta da parte della Regione Basilicata al Governo Nazionale, così come hanno fatto altre Regioni, per il riconoscimento dello Stato di Calamità per la crisi idrica in corso.
• Rivisitazione del P.S.R. il quale più che essere strumento di programmazione e di indirizzo per la ripresa del settore agricolo e per la valorizzazione del paesaggio agrario e della ruralità, si dimostra essere strumento clientelare ed elettorale nelle mani di chi l’ha concepito e lo gestisce; di fatto volutamente perde di vista l’interesse generale e collettivo, favorendo solo alcune aree e alcuni soggetti privati e pubblici.
• La riprogrammazione del P.S.R. così come la gestione delle acque ad uso irriguo: non possono continuare ad essere esclusiva competenza di autorità e di Enti da tempo travolti da scandali e da questioni morali. L’ACQUA È BENE COMUNEe quindi va gestita nell’interesse generale e collettivo, così come fondi pubblici compresi quelli a copertura del PSR.
• Si garantisca un prezzo minimo ai produttori di beni agroalimentari di prima necessità e al contempo il Governo Nazionale e la Giunta Regionale sostengano una parte dei costi per la raccolta, il confezionamento e il trasporto degli stessi sui mercati.
• Si rivendicano inoltre interventi diretti e concreti a sostegno delle produzioni anche attraverso centri di raccolta e distribuzione a favore delle popolazioni bisognose e delle famiglie sulla soglia della povertà; scelta tra l’altro contemplata nelle normative CE.
• Si rimuovano vincoli, lacci e lacciuoli di borbonica memoria che ancora oggi strozzano migliaia di produttori agricoli; ci riferiamo ai 200 mila ettari di terreni demaniali ad uso civico di cui circa la metà destinata alla coltivazione e non mai legittimati ed affrancati per la sordità, incompetenza ed incapacità della classe dirigente regionale.
Su questi temi venerdì 13 ottobre 2017 alle ore 18.30 presso la sala Consigliare di Marconia di Pisticci, Pubblico Incontro con gli On. Roberto Speranza, On. Gianni Paglia, On. Antonio Placido, l’Assessore Regionale Roberto Cifarelli e Rappresentanti Istituzionali.