L’impegno dimostrato nei giorni scorsi dal Governo, dopo le battaglie di Coldiretti, è apprezzabile, ma servono altri interventi urgenti per bloccare le speculazioni in corso, che rischiano di amplificare le criticità degli approvvigionamenti e spingere ulteriormente i prezzi. A cominciare da nuovi sostegni urgenti per filiere in crisi a causa del conflitto e del caro energia, a partire dal gasolio agricolo, e poi l’erogazione immediata dei fondi d’emergenza straordinari dell’Unione Europea e l’avvio di una indagine ispettiva su tutte le industrie e le catene della GDO che praticano svendite sottocosto violando la norma. E’ il messaggio lanciato dalla Coldiretti a Potenza, nel primo giorno della primavera che segna il risveglio delle campagne, nel corso dell’imponente manifestazione in corso davanti alla Regione Basilicata, con 3 mila associati, 200 trattori e numerosi sindaci, oltre che i presidenti delle due Province. “Abbiamo voluto lanciare questo monito al governo nazionale da una regione – ha spiegato il presidente regionale della Coldiretti, Antonio Pessolani – che rappresenta, con il Metapontino, una delle zone più vocate alla produzione ortofrutticola del nostro Mezzogiorno e che più della altre sta soffrendo gli effetti di questa crisi dovuta sia alla pandemia che alla guerra in Ucraina”. Dinnanzi alla sede della Regione è stata portata anche una stalla con degli animali vivi, perchè anche il comparto zootecnico sta subendo gli effetti di questa crisi. “Negli ultimi mesi sono cresciuti ulteriormente anche i costi di produzione, già saliti oltre le soglie di guardia per alcuni prodotti: dal +170% dei concimi, al +80% dell’energia e al +50% dei mangimi. La pandemia prima e la crisi energetica e la guerra poi hanno dimostrato che la globalizzazione spinta ha fallito. Servono rimedi immediati – ha continuato Pessolani – e un rilancio della strumentazione politica volta ad assicurare la sovranità alimentare come cardine strategico della sicurezza nazionale ed europea”. Per Coldiretti “è sbagliata la scelta di abbassare il livello di guardia sui nostri standard produttivi, sacrificando i requisiti di sicurezza e salvaguardia della salute dei cittadini e dell’ambiente per aumentare l’import di prodotti oggi non conformi alle norme UE. Aumenteremmo la nostra dipendenza alimentare e i rischi per i nostri consumatori. Per questi motivi affermare il principio di reciprocità nelle relazioni e nei trattati internazionali per gli scambi commerciali, oggi più di ieri è una priorità. Solo attraverso scelte trasparenti come l’etichettatura d’origine obbligatoria e politiche di sostegno al percorso di transizione economica, ecologica e digitale, l’Europa può costruire il suo futuro e l’Italia può giocare un ruolo da protagonista avendo sviluppato un modello agricolo tra i più sostenibili del mondo. Chiediamo un provvedimento urgente che sancisca la differenza tra NBT e OGM transgenici, consentendo così la ricerca in pieno campo”. Una situazione evidentemente insostenibile che, in Basilicata, sta mettendo a rischio 20mila imprese agricole, cui fanno capo circa 70 mila occupati diretti, che ora si vedono strozzate anche dalle speculazioni oltre che dai prezzi ingiusti e dalla burocrazia. ” Per uscire da questa crisi è necessario che anche le Regioni si attivino – ha aggiunto il direttore regionale della Coldiretti, Aldo Mattia – e per questo invitiamo il governatore lucano, Bardi, a non rimanere seduto come uno spettatore, ma ad attivarsi immediatamente. La Basilicata è la più grande riserva petrolifera d’Italia: qui si estraggono il 70,6 per cento del petrolio e il 14 per cento del gas italiani e per questo chiediamo al governo regionale di utilizzare i proventi delle compensazioni petrolifere per sostenere le imprese, in questo particolare momento di difficoltà. Risorse emergenziali da inserire nella prossima legge di stabilità. E poi l’attivazione urgente di strumenti regionali per ridare immediatamente liquidità alle imprese agricole ed agroalimentari lucane, compreso quelli che favoriscano l’accesso al credito”. Dalla Basilicata è arrivato anche un appello al Governo a risolvere “una volta per tutte” il problema dell’invasione di cinghiali e dei danni prodotti dagli animali al comparto primario. “È incalcolabile il danno prodotto dalla fauna selvatica in tutta Italia e la perdita di produzioni anche cerealicole” ha spiegato Mattia per il quale “non è più rinviabile l’intervento di modifica della legge 157 del 1992”. Infine, per far fronte ai cambiamenti climatici e alla grave crisi idrica “che peggiora sempre di più” è necessario “avviare un piano di investimenti per aumentare la produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere siccità e produrre energia e aumentare almeno al 50% la raccolta dell’acqua piovana che oggi è solo al 10%” ha concluso Pessolani.