Sulla crisi che ha travolto l’economia del nostro Paese si registra una nota di Francesco Vespe che riportiamo integralmente.
Miei cugini fino ad una decina di anni fa gestivano una maglieria per molti anni fiorente. Un giorno si videro arrivare da uno dei fornitori una misteriosa fattura di circa 800 Euro. Chiesero al fornitore a che cosa fosse dovuta. La fattura assommava tutti gli arrotondamenti per difetto accumulati che il fornitore aveva fino ad allora magnanimamente abbuonato! Era quello l’ultimo disperato atto prima della strage consumata “nel giro di una notte” della filiera dei maglifici in Italia. L’angelo della morte era passato per le case di 100mila lavoratori italiani togliendogli impresa e lavoro, così come in Egitto, nel racconto biblico, era passato per le case degli egiziani uccidendo i primogeniti. Erano arrivati i prodotti tessili cinesi fatti entrare senza colpo ferire attraverso le dogane (?) dell’Europa a prezzi stracciati. Non mi sembra che si sia alzato alcuno, sindacato o governo oassociazione degli industriali, per segnalare la strage a quei tempi dei piccoli maglifici! Questo per dire che in salotto ormai ospitiamo un elefante e il pensiero “politically correct” tanto caro agli acritici europeisti convinti (ormai non riesco più a dissimulare la irriducibile insofferenza contro ogni forma di pensiero conformistico. Per questo non me ne cale mica se qualcuno si offende) fa finta che questa ingombrante presenza non sia per niente fastidiosa o che addirittura non ci sia. Per intenderci l’elefante si chiama Cina, India, Brasile.
Ultimamente ho comprato un telefonino NOKIA e ho scoperto che è “Made in China. Cosa significa il Made in China ? Nokia ha de-localizzato tutto in Cina per abbattere i costi ma il prezzo del telefonino è “europeo”. Questo significa maggior utile per la NOKIA. Significa che NOKIA si sta ulteriormente arricchendo, mentre l’Europa, grazie alla de-localizzazione, ha aumentato il volume di disoccupati e si è impoverita. Impoverimento aggravato ulteriormente dalle ultime manovre finanziarie recessive che stanno falcidiando il ceto medio. Allora perché non dovremmo far pagare anche a NOKIA & C (leggi le multinazionali che oggi stanno lucrando alla grande!) il costo della crisi? Credo che non convenga nemmeno a NOKIA pensare ad aumentare utili a spese della “middle class” che oggi acquista i suoi telefonini e che domani non lo farà più. Insomma lo stesso meccanismo recessivo che sconvolse il 29 si sta ripetendo su scala globale ma questa volta (su questo sono pessimista!) con molte meno frecce al nostro arco utili per risolvere la crisi. Negli anni 70 c’era il Giappone e l’Italia come l’Europa e gli USA si difesero con le barriere doganali o con l’imporre che, se proprio le auto nipponiche dovevano essere vendute nel proprio paese, gli stabilimenti industriali dovessero sorgere sul proprio territorio. Negli USA si vendevano si Toyota ma le fabbriche sorgevano sottocasa e davano occupazione! Eppure il sistema produttivo occidentale andò in crisi per un ventennio! Ora considerando che Cina-India-Brasile contano una popolazione 20 volte superiore al Giappone e che, giustamente, vogliono sedersi al tavolo del benessere, inevitabilmente dobbiamo stringerci facendo sacrifici. Li faremo ancora per moltissimi lunghi anni. Non ci facciamo illusioni! Questi sacrifici però non possono trasformarsi in una vera e propria mattanza del welfare! Sempre qualche economista di “regime” che dissimula l’elefante in salotto vi dirà che comunque anche le ricchezze prodotte con i BRIC crescono e quindi non ci sono da temere contraccolpi. Niente di più falso! L’economia vera (intesa come scienza della scarsità. Che poi è quella che ci fa mangiare veramente!) -la finanza oggi vive di trucchi di prestigio che ci illudono che i pani si moltiplicano!- risponde a delle leggi di conservazione. Essa si cresce ma ad un tasso del 3-4 %, con cadute verticali fino alla crescita zero come accadde nel 2009, come si può constatare guardando i grafici del Fondo Monetario Internazionale. Sostanzialmente la ricchezza si conserva a breve termine ma la pressione e l’urgenza di re-distribuire le ricchezze in tempi brevi a nuovi popoli che rappresentano una buona metà dell’umanità, inevitabilmente dovrà togliere a chi ha già!
Poi è da almeno 15 anni che sto sentendo la manfrina (manfrina perché poi non attuata!) che per mantenere competitivo il nostro sistema bisogna puntare sulla ricerca e l’innovazione. Solo chiacchiere! Nessuno degli stati ha mantenuto fede al trattato di Lisbona di portare almeno al 3% del PIL lo stanziamento per la ricerca. So anche che India e Cina ormai ci danno punti anche sul quel piano (in ambedue i paesi vengono sfornati un milione di ingegneri all’anno!). Gli USA sono feroci nel difendere i loro brevetti; gli europei no! In piccolo basta vedere la parabola grottesca e tragica di Nicoletti sbarcato in Cina. In grande il sistema GALILEO di navigazione europeo. La stupida e sciocca Europa chiese la partnership cinese che avrebbe dovuto contribuire con mezzo miliardo di Euro. I cinesi vennero nelle nostre fabbriche per “apprendere” e le università e centri di ricerca europei andarono nelle università Cinesi per insegnare come farlo. Il risultato finale è stato che ora la Cina ha il suo sistema GPS; mentre l’Europa, sedotta ed abbandonata, ha ritardato di 10 anni il lancio del suo GALILEO. Insomma il quadro è molto più complesso e drammatico di quanto si cerca di far credere. Lo è non per la complessità in se ma perché si fa finta che l’elefante nel salotto non ci sia. Il secolo scorso fu caratterizzato da quelle ideologie hegeliane che, pur di rincorrere società perfette, ritennero voluttuosamente accettabile il sacrificio di milioni di persone. Oggi invece alle ideologie hegeliane (fascismi e comunismi) si sono sostituiti quei processi di globalizzazione malata guidati dalle multinazionali che stanno concentrando le ricchezze nelle mani di pochi (divario in crescita fra ricchi e poveri) e che stanno smantellando il welfare nei paesi dove è stato costruito così faticosamente. Come lo stato e la politica entrò a piedi uniti per risolvere la crisi del 29, così oggi la politica deve riappropriarsi dei propri compiti per educare e governare questi grandi processi che rischiano di devastare apocalitticamente il nostro globo. Governi solo nazionali, finanche quelli continentali rischiano di non bastare come la crisi europea sta li a dimostrare. Occorre invece un governo mondiale che protegga il welfare laddove già c’è e lo propaghi laddove non c’è mai stato (l’operaio bambino cinese o vietnamita è anche lui, più di noi, una vittima di questo processo perverso). Le medicine che invece sta adottando l’Europa invece sono in modo impressionante parallele a quelle americane. Il predecessore di Roosvelt , Hoover credette di far fronte alla crisi del 29 con politiche recessive esattamente come sta chiedendo di fare l’Europa (eppure lì ci sono fior fiori di economisti!) acuendo così quella crisi. Poi arrivò Roosvelt….. Governo mondiale sul quale stava lavorando e per il quale spingeva l’amministrazione Clinton. Strada che temo sia stata abbandonata prediligendo oggi inefficaci, vanesi e sempre più pletorici vertici dei G8, G10 o G20.
Francesco Vespe