Crisi idrica, Cgil Potenza invia al presidente e commissario Vito Bardi documento condiviso da tutti i segretari generali provinciali delle categorie Cgil. Chiesto un incontro urgente. Di seguito la nota integrale.
La Cgil di Potenza ha inviato al presidente della Regione Basilicata e commissario per la crisi idrica Vito Bardi un documento condiviso con tutti i segretari generali provinciali delle categorie Cgil chiedendo un incontro per discutere le attività prioritaria che la Regione, secondo la Cgil, deve mettere in campo per affrontare la grave crisi idrica che da quasi due mesi coinvolge il capoluogo di regione e altri 28 comuni.
Di seguito il testo integrale: La preoccupante situazione legata alla indisponibilità della risorsa idrica per i cittadini lucani ha reso necessaria la richiesta da parte della CGIL di chiarimenti e trasparenza rispetto alle responsabilità politiche, sulla gestione e degli interventi in questa fase emergenziale e si pone l’obiettivo di sollecitare e monitorare le azioni di natura strutturale e di pianificazione di lungo periodo che si auspica prendano corpo. Il tema non riguarda esclusivamente i 29 Comuni lucani coinvolti attualmente nella emergenza, tra cui il capoluogo Potenza, e nei quali da diverse settimane vige un calendario di sospensione dell’erogazione dell’acqua, si tratta di un tema politico più ampio, di governance del territorio e delle risorse, di gestione delle risorse idriche e del diritto di accesso ad esse da parte dei cittadini. Al centro delle preoccupazioni e delle sollecitazioni vi sono precise responsabilità politiche poiché questa emergenza idrica è frutto di mancate precipitazioni plausibilmente collegate ai fenomeni di cambiamento climatico, ma è accentuata e aggravata dalla cattiva, se non pessima, gestione della risorsa idrica degli ultimi trent’anni, malgestione di cui tutti coloro che hanno governato la regione sono responsabili.
La situazione è infatti frutto di una serie di inadempienze accumulate negli anni da parte degli enti che hanno gestito e gestiscono la risorsa acqua, dalla Regione Basilicata ad Acquedotto lucano, dall’ex Ente irrigazione (Eipli) fino al recente ingresso di Acque del sud, soggetto di cui resta ancora ignoto il piano industriale. Nello specifico si fa riferimento alle prescrizioni del Servizio nazionale dighe e ai mancati interventi in un arco di almeno trenta anni, con la conseguenza che la diga del Camastra ha, per motivi di sicurezza, una capacità di raccolta inferiore rispetto alla sua effettiva portata volumetrica. A tutto ciò si sono aggiunte altre criticità legate a mancate manutenzioni, mancate opere di interconnessione, debole vigilanza per un uso efficace della risorsa. Il riferimento è a lavori infrastrutturali indicati negli anni e puntualmente ignorati dal governo regionale e dagli enti preposti pertanto si ritengono urgenti investimenti strutturali e l’uso di risorse già disponibili per lavori ragionati di manutenzione e messa in sicurezza degli invasi per un ripristino della loro capacità volumetrica oltre a interventi di ripristino delle condizioni ottimali di funzionamento della rete idrica.
Inoltre risulta evidente che sia mancato un piano strutturato, condiviso tra gli enti coinvolti, e con indirizzi precisi ed efficaci per gli sviluppi futuri per ciò che riguarda la dispersione idrica legata alla rete idrica nel suo complesso che possa sostenere anche le difficoltà e crisi future legate alle condizioni e trasformazioni climatiche e ambientali dei prossimi mesi e dei prossimi anni. Si sollecita ,perciò, l’individuazione di soluzioni efficaci nell’immediato e per il lungo periodo avvalendosi delle collaborazioni tecniche scientifiche degli istituti preposti. Tra gli interventi infrastrutturali necessari risultano , ad oggi, necessari il completamento delle opere di collegamento degli invasi dallo traversa di Trivigno alle dighe di Genzano e Acerenza aggiungendo il collegamento della traversa di Trivigno alla Camastra, sulla quale sono stati investiti decine di milioni di euro a oggi ancora inutilizzati, in modo da ottenere una più funzionale interconnessione così come previsto dallo schema idrico comunemente detto “distretto G” . Questione più ampia da risolvere è il mancato collaudo delle dighe lucane che potrebbero a breve trovarsi nella condizione dell’invaso Camastra. Per ciò che attiene alle soluzioni in corso di verifica di fattibilità sulla opportunità ed efficacia della operazione di captazione delle acque dal fiume Basento, oltre alla necessità di rafforzamento dei controlli previsti e alle comunicazione delle evidenze sui continui campionamenti e monitoraggi, si sottolinea quanto necessario sia avvalersi e valorizzare tutte le professionalità presenti sul territorio negli organi preposti ed il confronto analitico tra i laboratori Arpab e dell’Acquedotto lucano per dare maggiori garanzie alla collettività in ordine alla qualità dell’acqua depurata, vigilando sulla solerzia nella restituzione degli esiti analitici. Sarà inoltre utile il coinvolgimento dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e dell’ Istituto Superiore di sanità al fine di supportare tutti gli enti coinvolti circa le corrette procedure da adottare e le eventuali misure correttive da porre in essere.
Il nostro impegno è stato e sarà monitorare e sollecitare sia le soluzioni nell’immediato per mettere in sicurezza il territorio e garantire la fruibilità a tutte e tutti i cittadini della risorsa acqua, come bene comune e pubblico, sia una presa in carico responsabile, di alto profilo dal punto di vista programmatico-progettuale, del sistema idrico da parte di chi ha responsabilità di governance e tutela dei cittadini nella nostra ottica di difesa del welfare pubblico, dei lavoratori dei settori interessati e del diritto all’accesso alle risorse idriche. Il superamento dell’attuale emergenza non potrà certo esaurire le riflessioni e le azioni sul tema dell’uso delle risorse idriche in questa regione.
Le dinamiche legate al cambiamento climatico mettono sotto gli occhi di tutti come la frequenza degli eventi estremi (vuoi per scarsità, ma anche per eccesso di precipitazioni) sia aumentata e, secondo tutti gli scenari della ricerca internazionale sul tema, non potrà che peggiorare. Questo impone una riflessione di lungo periodo sull’utilizzo dell’acqua, che è bene tanto essenziale e prezioso quanto più risulta evidente che la sua gestione non può essere immaginata senza la definizione di uno sviluppo realmente sostenibile, in termini sia ambientali che sociali, sviluppo che non può più essere basato sull’idea di crescita quantitativa, ma deve puntare a un nuovo modello di gestione complessiva più efficiente e rispettoso di tutte le risorse del territorio.