Il Consigliere comunale PDL Adriano Pedicini esprime il suo punto di vista sulla crisi che ha travolto anche lo stabilimento Natuzzi e a nome del PDL si chiede s”e la zona franca urbana e la zona a burocrazia zero, strumenti nati ma mai cresciuti avrebbero potuto dare competitività e sollievo al settore.”. Di seguito la nota integrale.
Non si è in grado di guardare oltre e di programmare questa è la realtà. Appare che all’improvviso sia scoppiata la crisi del polo del salotto, 1726 dipendenti del gruppo Natuzzi scivolano verso la mobilità, quindi verso il licenziamento, eppure oltre la metà di questi erano già in cassa integrazione da anni, i restanti già ruotavano intorno a questo modello di ammortizzazione sociale. Nel frattempo tutto è rimasto indifeso, nessuno si è chiesto se questa condizione poteva appesantirsi, si è proseguito nella comoda condizione di una possibile soluzione del sussidio eterno. Inutile inseguire responsabilità o indagare su analisi storico economiche per giustificare il totale fallimento di un polo produttivo. Unico dato certo ad oggi è quello che la pressione fiscale sulle imprese, in aggiunta alla contrazione degli ordini attanaglia sempre più l’economia della nostra città. Ogni attività produttiva collassa; fisco e burocrazia strangolano il già fragile sistema economico dell’area murgiana. Ieri a Ginosa in un mega Consiglio Comunale partecipato da tutti i comuni interessati, Matera, Laterza, Ginosa, Santeramo, Gravina, Altamura, con la partecipazione dei consiglieri regionali della Puglia, si sono sentiti interventi condivisibili da ogni fronte politico, parole che comunque non cambiano la sostanza delle cose: la crisi c’è e la Natuzzi non torna sui suoi passi, manda a casa 1726 dipendenti tra Puglia e Basilicata su un totale di 2.700. Forse qualcosa poteva farsi, si poteva agire per tempo ma politica e la burocrazia hanno stoppato forse l’unico strumento che avrebbe potuto dare qualche soluzione: la Zona Franca Urbana e la Zona a Burocrazia Zero. Solo Matera avrebbe potuto ottenere 3.600.000 euro di finanziamenti statali già assegnati nel 2007, ma non si è fatto più nulla nonostante accordi di programma e sottoscrizioni di sindaci, sono questi gli errori gravi che la politica ha riversato sul territorio. Questo strumento avrebbe previsto facilitazioni negli investimenti, defiscalizzazioni alle imprese e sgravi fiscali; il punto di forza si innescava nell’esenzione di IRES, IRAP ed IMU, con l’aggiunta all’esonero dai contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente. Le zone franche, con una legge, la 183 del 2011 sono diventate automaticamente Zone a Burocrazia Zero, la norma prevede che dovessero essere le Regioni a chiedere, d’intesa con gli enti interessati, di istituire un ufficio di Governo presso le Prefetture allo scopo di ridurre gli oneri amministrativi a carico delle imprese e dei cittadini. Cosa ne sia stato della Zona Franca Urbana, che fine abbia fatto tutto ciò, lo vediamo oggi nel collasso di quelle poche aziende che ancora sono rimaste, mentre tutto è fermo. Si poteva dare maggiore impulso agli investimenti, forse la ZFU poteva porre le condizioni per rendere più competitive le nostre imprese, oggi diventa tardi anche parlarne dopo che per anni si è rimasti inattivi su un dispositivo stimolante. L’inerzia sulla competitività si riversa sul punto debole: sui lavoratori e sul taglio all’impiego. Si mandano a casa 1726 operai e questa terra diventa sempre più povera, dura legge di un mercato che non accetta più indugi.
Adriano Pedicini, Consigliere comunale PDL