Crisi pandemica e conseguenze sul difficile rapporto tra lavoro, ambiente e sicurezza, Summa (Cgil Basilicata): “Con Eni e Total si decida oggi il piano industriale strategico di investimento nelle energie rinnovabili. Gli effetti della pandemia e del calo del prezzo del barile hanno fatto esplodere tutte le criticità occupazionali dovute alla contrazione delle attività”
“La crisi pandemica ha messo ancora più in evidenza il difficile rapporto tra lavoro, ambiente, sicurezza e attività estrattiva. Siamo da troppo tempo dentro una lunga stagione di incertezza su tutto ciò che attiene all’attività estrattiva e in particolare al futuro energetico della nostra regione. Serve il governo delle attuali attività legate al fossile con uno sguardo verso il futuro, che è rappresentato dalle energie rinnovabili e in particolare dall’idrogeno”. È quanto afferma il segretario generale della Cgil Basilicata, Angelo Summa. “La Basilicata – aggiunge Summa – può giocare un ruolo determinante in questa nuova fase mondiale. La strategia da mettere in campo è quella di determinare con chiarezza il governo di questa fase di transizione nella gestione dello sfruttamento del fossile in sicurezza, definendo con Eni e Total un piano industriale strategico di investimento nelle energie rinnovabili a fronte dell’impegno in una chiara connessione con l’automotive.
È fondamentale farlo in questa fase nella quale – spiega Summa – gli effetti della pandemia e del calo del prezzo del barile hanno fatto esplodere tutte le criticità occupazionali dovute alla contrazione delle attività. Per queste motivazioni ritengo necessario evitare rotture e conflitti sulle questioni occupazionali. L’Eni, utilizzando questa fase di contrazione, dovrebbe fare un grande investimento, a garanzia della tenuta occupazionale, sulla qualità, sulla tecnologia e sulla sicurezza degli impianti. Ciò avrebbe un doppio effetto: garantire la tenuta occupazionale e soprattutto rendere sempre più compatibile l’attività estrattiva con la tutela ambientale. Due aspetti fondamentali per ricostruire un nuovo terreno di credibilità per la multinazionale, ma anche per rinsaldare un nuovo rapporto con il territorio da tempo scaduto nelle querelle localistiche e negli scambi di filiere di interessi molto corti. Ricostruire un nuovo rapporto tra territorio ed Eni sta dentro una nuova visione di prospettiva che punti in maniera decisiva sull’idrogeno tra le energie rinnovabili”.
Sulla transizione energetica e l’idrogeno, Summa precisa che “la Basilicata ha di fronte a sé una grande occasione che è quella del rinnovo della concessione che è scaduta da oltre un anno e della quale non si sa nulla. Un tema di tale rilevanza non può essere trattato senza un confronto trasparente con tutta la comunità lucana. La Basilicata ha tutte le carte in regola dopo che per 20 anni ha dato al paese un importante contributo energetico: il 90 per cento della produzione di idrocarburi prodotta dal nostro paese è stato assicurato dalla Basilicata. Già questo dovrebbe pesare sul tavolo nazionale affinché parte degli investimenti in campo sulla transizione energetica e le risorse del Recovery fund vedano la Basilicata in prima linea nel ricevere tali risorse”.
Tema di grande centralità, in proposito, è il peso politico della classe dirigente lucana tutta, dal governo regionale ai rappresentanti parlamentari. “Del resto – afferma Summa – è giunto al pettine anche il nodo del rapporto tra Regioni e Stato, con il tema dell’autonomia regionale e della capacità del governo centrale di garantire quadri nazionali coerenti per le azioni territoriali. E analogamente verrà al dunque la questione del rapporto tra Regioni, Stato nazionale e Unione Europea, nel momento in cui, superata la fase delle politiche fiscali e finanziarie, si dovrà iniziare una seria discussione sui fondi strutturali, su Green New Deal e su ogni altra azione che affronti il tema dello sviluppo radicato nei territori. Serve un grande piano industriale in cui la Basilicata si candida ad essere un hub energetico italiano sull’idrogeno – sottolinea il segretario della Cgil – Si tratta di scelte di politica industriale: il futuro si gioca su innovazione, digitalizzazione e ambiente. Se non vogliamo rimanere fuori dalla storia e dallo sviluppo questo è il tempo di non negoziare solo royalty in più, ma di porre le basi per un reale cambiamento governando i processi con uno visuale lunga, che sappia guardare oltre l’oggi, oltre l’immediato, perché questa dovrebbe essere la reale capacità progettuale propria della politica”.
Secondo il leader della Cgil, “alla Basilicata in questo momento manca una visione politica e soprattutto un piano industriale da qui ai prossimi 20 anni, perché manca la capacità di saper leggere i processi di cambiamento e collocare le proprie azioni dentro questi passaggi. Questa regione – continua Summa – è tutta ripiegata su se stessa in auto avvitamento, alla ricerca di capri espiatori di chi ha governato prima e dentro un vuoto politico sia della maggioranza di governo che della minoranza. Purtroppo questo vuoto politico pesa tanto nel rapporto con il governo nazionale quanto nel rapporto con le compagnie petrolifere. Come abbiamo fatto per la prima volta della storia della Basilicata con gli stati generali del 18 febbraio scorso, lanciando un patto tra produttori dentro la costruzione di un documento condiviso da sindacati e parti datoriali, andrebbe ricomposto quel fronte condiviso, aggiornando quel patto e costruendo su di esso le coordinate di un nuovo piano industriale su cui aprire il confronto con la Regione. Il governo regionale fin qui in 18 mesi non ha brillato né di proposte né di confronto aperto e di merito con le parti sociali – conclude Summa – È chiaro che da parte nostra c’è tutta l’attenzione a costruire una visione programmatica di sviluppo dentro un vero confronto per mettere in sicurezza l’intera vita economica e sociale della nostra comunità in un momento tra i più difficili della sua storia. Ma allo stesso tempo deve essere chiaro a tutti che se dovesse permanere questo stallo e mancanza di confronto di merito, la risposta del sindacato lucano non potrà che essere lo sciopero generale”.