Per tentare di bloccare il vertiginoso calo di vendita di frutta ed ortaggi in questa stagione estiva che provoca un’ ulteriore e pesante riduzione di redditività per gli agricoltori, la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori punta a rafforzare la rete Turismo Verde-Cia di “Spesa in campagna” insieme a quella dei circuiti brevi di commercializzazione e vendita diretta dell’Arppa (Associazione Piccoli Produttori Agricoli) che, partendo dalle prime esperienze maturate anche in Basilicata con i G.A.S. (Gruppi di Acquisto Solidale), consenta di vendere le produzioni di nicchia “al prezzo giusto”. La situazione è diventata allarmante – riferisce il direttore regionale della Cia Luciano Sileo – al punto che piccoli produttori del Metapontino, del Marmo-Melandro, da giorni sono in giro per i quartieri del capoluogo a vendere percoche pregiate a 0,99 euro al kg, cassette di più chili sino a 3 euro al massimo, qualsiasi tipo di frutta e verdura di stagione a 1 euro al kg, pur di vendere.
La grande novità del nostro progetto – aggiunge – riguarda la rete di commercializzazione attraverso i Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.) che nascono dall’idea di un approccio critico al consumo di beni, solitamente di natura alimentare, e sono finalizzati alla realizzazione di un modello alternativo di acquisto, che valorizzi aspetti diversi rispetto a quelli propri della grande distribuzione. La caratteristica predominante nei G.a.s. è lo scopo solidale, ovvero l’eticità dell’acquisto, ma altrettanto importanti sono le relazioni umane che si instaurano tra i membri del gruppo nonché il legame con l’ambiente circostante e con le tradizioni enogastronomiche.
Attualmente la diffusione dei gruppi d’acquisto sul territorio nazionale è divenuta capillare. Secondo gli ultimi dati Censis sono 7 milioni gli italiani che hanno partecipato a dei gruppi di acquisto solidali, di cui 2,7 milioni in modo regolare. Ne consegue che il 18,6% degli italiani fa la spesa oggi, almeno in parte, attraverso il modello dei G.a.s..
Quello delle piccole produzioni agro-alimentari lucane – spiega il direttore della Cia – è un segmento diffuso e importante che caratterizza e rafforza il settore primario anche in Basilicata; infatti sono sempre di più le aziende di ogni dimensione che decidono di chiudere la filiera al proprio interno e che rivendicano su tale materia un quadro di riferimento normativo puntuale, chiaro, agibile. In particolare nella nostra regione risultano oltre 23.000 le aziende con meno di 2 Ha di SAU, oltre 15.000 gli allevamenti da cortile e suinicoli prevalentemente per autoconsumo e piccole trasformazioni familiari, oltre 5.000 le aziende vitivinicole con superficie sotto le 30 are, 33.000 quelle olivicole, circa 15.000 gli orti familiari, solo per citare i numeri a volte inespressi e che rappresentano un tessuto produttivo nascosto e silenzioso che sorregge molte famiglie della comunità Lucana.
La Cia – è scritto nella nota – ha presentato una proposta di legge, di iniziativa popolare, per regolare i rapporti tra agricoltura e Gdo (Grande distribuzione organizzata) con la possibilità di punti di vendita nelle grandi catene commerciali. L’obiettivo è di promuovere e commercializzare i prodotti locali che siano tracciabili e identificabili nel territorio rurale di produzione, aprendo nuovi spazi di mercato a produzioni alimentari e tipiche lucane anche di nicchia. Ed ecco il primo problema pratico da affrontare attraverso una proposta di legge regionale e linee-guida di regolamentazione specifica emanate dai Dipartimenti Regionali interessati (Agricoltura, Sanità, Attività Produttive). “Le difficoltà e gli ostacoli per trasformare i prodotti in azienda – sottolinea Sileo – sono tanti che in troppi casi scoraggiano piccoli agricoltori specie nelle aree di montagna a diventare produttori. Un esempio: anche un vasetto di marmellata biologica prima di essere venduto direttamente al consumatore deve superare un complicato iter burocratico. Per questa ragione la nostra prima parola d’ordine è semplificazione”.
Ago 13