Criticità servizio emergenza urgenza 118, Fp Cgil: “Si apra subito un tavolo di confronto regionale”. Di seguito la nota integrale.
Che il servizio di emergenza urgenza lucano, immaginato con lungimiranza quando fu istituito come totalmente pubblico, non goda di ottima salute e abbia necessità di una rinnovata attenzione lo sosteniamo da tempo. Numerose sono state le richieste della Fp Cgil affinché fosse riaperto un tavolo specifico sul 118 per discutere di una riorganizzazione del servizio ormai non più procrastinabile. Carenza di personale, chiusura di postazioni per impossibilità di garantire la turnazione, insufficienza di mezzi e utilizzo improprio degli stessi per trasporto di pazienti tra ospedali, inadeguatezza delle attuali microaree, necessità di maggiore formazione, scarsità di materiali.
Le ultime classifiche rinvenienti da un’indagine di cittadinanza attivaporrebbero la Basilicata all’ultimo posto in Italia per tempistica intercorrente dalla chiamata al 118 all’arrivo del mezzo sul luogo del soccorso. Un dato preoccupante che conferma, se ce ne fosse ulteriore necessità, che le nostre preoccupazioni erano e sono fondate e che serva intervenire con urgenza. 33 i minuti di attesa mediin una regione orograficamente difficile e afflitta da gravi carenze infrastrutturali della rete viaria. Una tempistica quasi doppia rispetto ai 18 minuti previsti a livello nazionale e compresi nei Livelli Essenziali di Assistenza (Lea)daltimer virtuale in cui l’infermiere di centrale operativa risponde ad un utente a quando il mezzo di soccorso, se il triage identifica l’evento come codice giallo o rosso, deve raggiungere il luogo dell’evento.E’ incontrovertibile che 33 minuti sianouna tempistica eccessiva che mette da un lato a rischio il diritto sulla salute dei lucani e pone, dall’altro, gli stessi operatori nelle condizioni di dover operare in potenziali situazioni di maggiore complessità di intervento, nonché li mette a rischio di dover rispondere di eventuali imputazioni per presunte negligenze professionali.
Crediamo sia necessario ridisegnare anzitutto la geografia del Dipartimento Emergenza Urgenza, aumentando le postazioni attuali, ripensando le aree in cui sono allocate, superando l’attuale sistema a microaree che ha mostrato tutte le sue falle, eanzitutto implementando l’organico.Soprattutto negli ultimi tempi è sempre più frequente constatarela chiusura temporanea di postazioni India (ambulanze senza medico) per carenza di personale, così come la mancanza di personale medico sulle Mike, che frequentemente comporta l’operatività di svariate postazioni territoriali di soccorso che dovrebbero essere medicalizzate come ambulanze infermieristiche. Questo perché manca anche il contingente minimo di personale e, nonostante quello in servizio sia costretto a turni aggiuntivi estenuanti, accumulando centinaia di ore di straordinario senza certezza di pagamento e a scapito dei fisiologici riposi e della conciliazione vita – lavoro, non sempre questi sacrifici sono sufficientiper tenere le postazioni aperte. Non possiamo tralasciare, altresì, che la situazione ideale sui mezzi di soccorso non medicalizzati dovrebbe essere non di due, ma di tre unità (infermiere, autista e soccorritore), al fine di dotare ogni singolo equipaggio di capacità gestionale autonoma dell’intervento e rispondere a quanto previsto dalle norme sulla movimentazione carichi previste dal decreto legislativo 81/2008 sulla salute dei lavoratori, rafforzando altresì il livello di sicurezza. Un altro tema spinoso e che necessita di essere affrontato con celerità è quello della stabilizzazione dei medici convenzionati del 118. Per garantire la stabilità degli organici ed il livello di professionalità bisognerebbe, inoltre,adottare politiche aziendali attente al reclutamento, alla formazione – predisponendo rinnovati protocolli operativi e procedure – e alla motivazione del personale, anche attraverso un’incentivazione economica, tra l’altro prevista nella legge regionale 21/99 istitutiva del servizio, in un dipartimento ad alto livello di stress e burnout che vede fuga di addetti e difficoltà di reperimento di nuove risorse umane. A tutto ciò, si aggiunga la carenza che spesso si verifica dei materiali necessari all’espletamento delle funzioni per cui il sistema è preposto, a causa, presumibilmente, di procedure di approvvigionamento non ben codificate e percorsi non uniformati nelle varie aree della regione.
Come Fp Cgil riteniamo imprescindibile l’apertura urgente, e non più rinviabile,di un tavolo di confronto regionale con l’Azienda sanitaria di Potenza e le Organizzazioni sindacali.