Abiti da sera e prêt-à-porter realizzati con stoffe bio e colorati con ortaggi, frutta, radici, foglie e fiori. E’ la moda eco frendly, un intreccio tra agricoltura, ambiente e abbigliamento che vale già 30 milioni di euro. Ad accendere i riflettori sul fashion green è l’associazione Donne in campo aderente alla Cia-Agricoltori Italiani, con l’iniziativa ‘Paesaggi da indossare’ tra storie aziendali e sfilate di moda. L’obiettivo è creare una filiera del tessile made in Italy 100% ecosostenibile, con tessuti e tinture naturali, tanto che l’associazione ha appena lanciato il marchio ‘Agritessuti’.
Secondo stime Cia, la produzione di lino, canapa, gelso da seta, oggi coinvolge circa 2.000 aziende agricole in Italia, per un fatturato di quasi 30 milioni di euro con le attività connesse. Se la filiera degli Agritessuti venisse incoraggiata -osservano le Donne in Campo- questa cifra potrebbe triplicare già nel prossimo triennio. Per esempio, coinvolgendo nell’immediato le 3.000 imprese produttrici di piante officinali, alcune anche tintorie, come lavanda e camomilla, allargandone il campo.
Torna dunque di attualità il progetto sostenuto dall’Agia (Associazione Giovani Imprenditori Agricoli) aderente alla Cia Basilicata per la coltivazione della canapa. Gabriele Avigliano (componente Direttivo Regionale e Giunta Nazionale di AGIA) sottolinea che “si intende individuare nella produzione di canapa lo strumento di riscatto economico e sociale di quei terreni adiacenti agli impianti, che oggi pagano il prezzo più salato delle operazioni estrattive, che rendono i suoli poco idonei alla produzione di colture destinabili all’uso umano e animale. Questa coltura dai molteplici usi industriali (produzione di oli industriali, produzione di cordame e tessuti, materiali per l’edilizia, “polpa” come componente nella carta, materializzazione di pannelli per automobili, sostituisce il vetro resina per l’isolamento termico) cresce in un’ampia superficie differente per suoli e climi, sopporta le gelate e può essere piantata nello stesso terreno per diversi anni. Essendo caratterizzata da un rapido accrescimento, la canapa, contribuisce in modo sostanziale alla fissazione del carbonio e quindi all’abbattimento di Co2 presente in atmosfera, numerosissimi studi basati sulla valutazione del ciclo di vita di materiali, nella fattispecie derivanti dalla canapa, suggeriscono che tutti i materiali presi in considerazione hanno un apporto negativo di anidride carbonica in atmosfera e che quindi, sostanzialmente, la canapa contribuisce all’abbassamento di gas serra in atmosfera, obiettivo da realizzare secondo il protocollo 202020 stabilito dal Pacchetto Clima dell’UE (direttiva 2009/29/CE) nel periodo che succede alla scadenza del Protocollo di Kyoto. La canapa – evidenzia ancora il dirigente dell’Agia-Cia – è un bioaccumulatore, è cioè una pianta in grado di immagazzinare al suo interno metalli pesanti presenti nel terreno senza compromettere il suo accrescimento, peculiarità che la rende impiegabile nel campo della fitodepurazione. Queste caratteristiche fanno della coltura, oltre ad una fonte di reddito alternativa per le aziende agricole (data la molteplicità degli usi industriali), anche un’ottima arma di difesa del territorio e della salute umana. Per Agia Basilicata non è trascurabile, infine, ipotizzare l’utilizzo di royalties del petrolio per sostenere l’avviamento produttivo di giovani aziende nella Val d’Agri, considerando anche il ruolo sociale ed ambientale, oltre che produttivo, dei “coltivatori di canapa”.
“Quella dell’agritessuto è una filiera tutta da costruire,ma di cui abbiamo il know-how, considerata la vicinanza tra le donne e la tradizione tessile, nella storia e ancora oggi -sottolinea la presidente nazionale di Donne in Campo-Cia Pina Terenzi-. Per questo, ribadiamo la necessità di dare vita a tavoli di filiera dedicati, al Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, a sostegno della produzione di fibre naturali, a cui andrà affiancata la creazione di impianti di trasformazione, diffusi sul territorio e in particolare nelle aree interne, per mettere a disposizione dell’industria e dell’artigianato un prodotto di qualità, certificato, tracciato e sostenibile”.