L’obiettivo del ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin è di dar vita a 15 mila aggregazioni di cittadini e imprese per produrre e consumare energia elettrica da fonti rinnovabili. Per ora sono solo poche decine. Per Alfredo Cestari, presidente del Gruppo omonimo, che attraverso proprie società specializzate in Italia e all’estero, opera nel settore della produzione elettrica da fonti rinnovabili, realizzando impianti ecocompatibili e valutando gli impatti ambientali e sociali connessi all’implementazione di tecnologie alimentate da fonti alternative di energia, è un obiettivo ambizioso, ma anche un tassello fondamentale per completare la transizione energetica e ridurre la dipendenza dall’import. Il Sud – dove si concentra il 40,2% delle energie pulite del Paese – sta facendo passi avanti importanti; vale il 37,4% della potenza fotovoltaica, il 96,5% della potenza eolica ed il 27,2% della potenza degli impianti a bioenergie. Da parte del Gruppo – aggiunge – c’è il massimo sforzo attraverso incontri istituzionali, soprattutto nelle regioni del Sud, coinvolgendo Comuni e cittadini, proprio per realizzare il più alto numero di comunità energetiche rinnovabili. Adesso ci sono nuove possibilità di creare le comunità energetiche, partendo dalla progettazione degli impianti seguendo tutte le fasi.
La novità è il testo normativo presentato dal Ministro che è costruito su due assi: da una parte il sistema di incentivazione per chi si associa nelle comunità energetiche con una premialità per l’autoconsumo; dall’altro, uno stanziamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza per finanziare a fondo perduto fino al 40% dei costi gli impianti ubicati nei comuni fino a 5mila abitanti, nei quali altrimenti l’investimento sarebbe più difficile da sostenere.
Il sostegno pubblico riguarderà gli impianti fino a un megawatt, dato che oltre quella soglia la caratteristica diventerebbe più simile a un’impresa produttrice di energia per il mercato (sotto la soglia è comunque possibile cedere alla rete l’energia eventualmente in surplus e dividere fra gli aderenti i proventi, ma non si tratta della finalità principale). Le agevolazioni riguarderanno tutte le tecnologie rinnovabili, come fotovoltaico, eolico, idroelettrico e biomasse.
La gestione della misura sarà affidata al Gse (Gestore dei servizi energetici, società del ministero dell’Economia alla quale è attribuito l’incarico di promozione e sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica), che potrà prima verificare l’ammissibilità dei soggetti interessati per garantire la possibilità concreta di accedere ai benefici della misura.
Gli impianti di produzione e i punti di prelievo dovranno essere collegati alla rete di distribuzione tramite punti di connessione all’interno dell’area sottesa alla stessa cabina primaria. Secondo le stime del governo, le misure in via di approvazione dovrebbero portare alla realizzazione di impianti per un ammontare di 5 mila megawatt nell’arco di un quinquennio, con i piccoli centri attesi a un contributo intorno al 40%.
Soprattutto il Sud – dice Cestari – è ricchissimo di comuni e borghi, spesso distanti dai grandi nuclei urbani e dalle grandi centrali. Creare una misura ad hoc per spingere la realizzazione di impianti diffusi in periferia, incentivando peraltro anche l’aggregazione di cittadini, aziende, enti locali ha un valore non solo di risparmio energetico ma anche etico, di stimolo alla coesione di cittadini e imprese ed attività produttive locali. E’ un’ulteriore opportunità di riscatto per il Sud.