Il cibo italiano vince nel mondo perché esiste uno specifico modello italiano, quotidiano, minuto, di massa, virale, di rapportarsi all’alimentazione. E’ la conclusione più importante della ricerca del Censis «Gli italiani e il cibo. Rapporto su un’eccellenza da condividere» che – commenta Fipe-Confcommercio Imprese per l’Italia della provincia di Potenza – meglio si avvicina alla nostra realtà che al 2014, a dispetto di un saldo negativo tra aperture e chiusure nel complesso dei pubblici esercizi- 88 in Basilicata tra 134 nuove iscrizioni e 222 cessazioni – registra una vera e propria moltiplicazione dell’offerta di ristorazione. La tipicità per gli italiani è fatta delle tante eccellenze dei nostri territori. Ma non vince l’autarchia gastronomica localistica, bensì l’orgoglio nazional-gastronomico, la predilezione per il complesso delle tipicità italiane intese come garanzia di qualità e di sicurezza alimentare. Nella scelta di un alimento, per l’87,6% – riferisce il Censis – conta la tipicità e il radicamento territoriale del prodotto, per l’86,3% la certificazione Doc, Docg e Dop, per il 59% la marca. Territorialità, trasparenza e certificazione sono al cuore delle scelte alimentari degli italiani come garanzia di qualità, sicurezza e salubrità del cibo.
Ed è anche questa la molla che – spiega Michele Tropiano, dirigente Confcommercio Potenza – ci ha spinti a promuovere per il 30 luglio a Potenza “Moda e sapori sotto le stelle” perché moda e prodotti alimentari sono un unicum fatto di valori del saper fare, saper innovare, saper stupire, sono i migliori ambasciatori del nostro “made in Italy” che possono rilanciare le funzioni di vita economica, sociale, civile e culturale delle nostre città piccole e grandi.Tropiano – che si sta occupando con un gruppo di titolari di imprese associate a Fipe degli aspetti dell’evento per la parte gastronomica – sottolinea che appartengono alla Basilicata ben 77 prodotti agroalimentari DOP e IGP a riprova che il Made in Italy agroalimentare e con esso il made in Basilicata hanno un grande potenziale. Esso conquista l’estero e nello scorso anno l’Italia ha segnato un record nel valore delle esportazioni agroalimentari a 34 miliardi di euro per effetto dell’aumento del 7 per cento delle esportazioni. Dunque tradizione ed innovazione possono rappresentare la chiave di svolta per il rilancio del comparto agroalimentare lucano che per l’export continua a dare segnali incoraggianti, sfatando – aggiunge – il “luogo comune” secondo cui per i mercati nazionale ed esteri esistono solo le auto prodotte a Melfi. Abbiamo un potenziale enorme – non a caso indicato dal Rapporto Censis come “energia positiva” – tenuto conto che la quota dell’export alimentare del “made in Basilicata” è appena dello 0,1% dell’ammontare complessivo delle Regioni del Sud e che la tendenza del “mangiare italiano”, nonostante la crisi dei consumi, è comunque positiva.
E per tornare alle indicazioni del Censis, sono 36,6 milioni gli italiani a cui capita di mangiare fuori casa e la convivialità è il motivo prevalente. Sono 19,6 milioni quelli che mangiano fuori per incontrarsi con gli amici in un ambiente diverso da quello casalingo, 10,3 milioni lo fanno per svagarsi e non cucinare, quasi 7 milioni per sperimentare pietanze nuove, di cucine etniche e tradizioni diverse. La ragione principale della scelta di un locale in cui mangiare è proprio la ricerca di un ambiente tranquillo che consenta di stare bene a tavola con i propri commensali: lo afferma il 39,4% degli italiani. Una caratteristica che – conclude Tropiano – è una delle carte vincenti per spiegare l’ottimo gradimento dei clienti specie extraregionali ed esteri dell’offerta lucana di ristorazione.