Il direttore della Confcommercio Matera, Dino Ventrella, ha presentato nel corso di una conferenza stampa i dati relativi allo studio effettuato dall’associazione di categoria sull’aumento della tassa per la raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani a Matera a carico di famiglie e imprese. Con la Tarsu la città di Matera imponeva il pagamento di un costo medio di 92 euro a cittadino per una tassa complessiva che era il 22% sotto la media nazionale. Con il passaggio al nuovo regime della Tari il costo medio è passato a 212 euro a cittadino, 4 euro in più rispetto alla media nazionale. C’è qualcosa che non va. Il servizio costava 5 milioni di euro con la Tarsu e per il 2016 costerà 7 milioni e mezzo di euro per la Tari. Registriamo un’eccessiva autonomia locale nell’imposizione dei tributi e mi auguro che con il nuovo bando la situazione possa migliorare anche se occorre considerare la cifra prevista dall’Amministrazione per sostenere il nuovo servizio che consentirà il metodo “Rifiuti zero”, pari a 11 milioni di euro. Il dato positivo riguarda le imprese. Il Comune fa pagare alle aziende solo il 35% del costo della raccolta dei rifiuti e questo è un fattore importante che favorisce gli investimenti sul nostro territorio.
Indagine Confcommercio Tari
sintesi risultati COmune di Matera anno 2015
La fiscalità locale continua a rappresentare un peso crescente per le imprese. Un carico di tributi divenuto, oramai, troppo oneroso e ingiustificato se si considerano le iniquità che lo caratterizzano. Tra le varie tasse, quella relativa ai rifiuti (TARI) è emblematica.
Per questo motivo la Confcommercio, in collaborazione con il REF, ha prodotto uno studio dettagliato sugli aumenti di questa tariffa sulle varie tipologie di imprese e sui territori.
Gli aspetti considerati nell’analisi sono:• Costi totali del servizio • Composizione dei costi (fisso e variabile)• Compartecipazione al gettito delle utenze (domestiche e non) • Coefficienti di producibilità • Benchmarking della spesa per categoria/profilo • Esclusioni, riduzioni e agevolazioni.
Le fonti informative utilizzate sono principalmente le delibere di approvazione delle aliquote, i regolamenti di applicazione della TARI e i Piani Finanziari, con eventuale relazioni illustrative.
L’elevata discrezionalità assicurata agli enti locali e la mancanza di linee guida sull’applicazione della tariffa hanno causato divari di costo tra le categorie rappresentate anche di 1:10 e tra i diversi territori, con ripercussioni per i risultati economici e per la stessa sopravvivenza delle imprese. Numerosi sono i casi ove la spesa per la gestione dei rifiuti, per la stessa tipologia di servizio, manifesta scostamenti enormi anche tra Comuni limitrofi. Le analisi svolte a livello nazionale registrano, addirittura, preoccupanti picchi che sfiorano il 900%.
Per cercare di invertire questa tendenza Confcommercio ha avviato un’indagine approfondita, coordinata dall’Osservatorio Nazionale sui Rifiuti appositamente istituito, su tutti i regolamenti e sui piani finanziari dei comuni capoluogo di provincia al fine di verificare la congruità delle tariffe e del livello di servizio. La documentazione raccolta e le analisi condotte hanno permesso di valutare il posizionamento di ciascun territorio in relazione al quadro regionale e nazionale, la congruità delle tariffe pagate dalle categorie rappresentate, l’individuazione delle strategie per la tutela degli interessi della categoria e la circolazione delle best practices.
Sono stati raccolti tutti gli elementi necessari ad operare una valutazione critica circa le scelte operate dagli Enti locali in termini di: costo del servizio; bilanciamento della quota del costo tra utenze domestiche e non domestiche; coefficienti di producibilità presuntiva adottati per la determinazione della tariffa; promozione di comportamenti virtuosi attraverso l’introduzione di agevolazioni e scontistiche dedicate alle categorie rappresentate.
Attraverso un’ analisi di benchmarcking, condotta su 103 Comuni, raggruppati in cluster, individuati in base alla classe di popolazione residente (da 20 a 50 mila, da 50 a 100 mila, da 100 a 300 mila e oltre 300 mila) e alla densità abitativa (fino a 400 abitanti/kmq, da 400 a 1 800 abitanti/kmq e oltre 1 800 abitanti/kmq), il Comune di Matera ha evidenziato elementi che possono essere considerati “virtuosi”.
Paragrafo 1 Allegato Tecnico – Costo del Servizio
Il livello della spesa era inferiore al valore identificato come fabbisogno standard del – 22% (Il Fabbisogno Standard rappresenta la spesa media per la realizzazione di un determinato livello di Sevizio contestualizzata in relazione alle caratteristiche del bacino demografico territoriale nonché del servizio stesso).
La raccolta differenziata si attesta intorno al 23% rispetto al 39% della media Italia – secondo un dato dell’anno 2013 dell’ Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA).
I costi totali specifici euro/Kg di rifiuti raccolti per il Comune di Matera sono un dato non disponibile. Mentre , secondo quanto stabilito dal Piano Economico Finanziario TARI 2015 del Comune di Matera, il Costo totale procapite euro/abitante supera i 200 euro a fronte dei 93 euro relativi ad una valutazione di spesa storica.
Paragrafo 2 Allegato Tecnico – Ripartizione quota fissa quota variabile
La ripartizione del gettito delle attività commerciali è prevalentemente di natura variabile, infatti, per tali attività i costi variabili rappresentano il 70% del gettito.
La quota a carico delle imprese è contenuta sia per la parte fissa che per la parte variabile, attestandosi per entrambi i casi intorno al 35%.
Paragrafo 3 Allegato Tecnico – Posizionamento
Considerando la media dei Comuni benchmark, le imprese del commercio nel comune di Matera, nel complesso, contribuiscono in misura minore alla spesa rispetto alle famiglie. Infatti, lo scarto rispetto ai comuni benchmark (50-300 abitanti (migliaia); 0-400 abitanti/mq n. 20 Comuni) è +44% famiglie, -40% imprese.
Inoltre, con l’introduzione della TARI, valutando una variazione percentuale dal 2012 al 2015, sempre rispetto ai comuni benchmark, si è di fatto determinato un maggior carico sulle famiglie +247% rispetto alle imprese del commercio +10%.
Paragrafo 4 Allegato Tecnico – Spesa per singola categoria
In linea generale, la spesa sostenuta dalle imprese del commercio è inferiore a quella registrata nei Comuni benchmark (20 Comuni: L’Aquila, Viterbo, Arezzo, Ravenna, Pistoia, Andria, Olbia, Perugia, Grosseto, Teramo, Ferrara, Caltanisetta, Lecce, Ascoli Piceno, Sassari, Ragusa, Crotone, Foggia, Brindisi e Potenza). Più nel dettaglio, tutte le categorie commerciali considerate presentano una spesa inferiore a quella media dei Comuni benchmark.
Categorie a bassa producibilità di rifiuto
– distributori di carburante -38%
– ed esposizioni -41%
Categorie a media producibilità di rifiuto
Alberghi con ristorante -31%
Alberghi senza ristorante -32%
Negozi -46%
Supermercati -51%
Discoteche -18%
Categorie ad alta producibilità di rifiuto
Ristoranti -42%
Bar -43%
Ortofrutta -39%
Paragrafo 5 Allegato Tecnico – Agevolazioni riduzioni
Per quanto riguarda la scontistica, le imprese del commercio possono contare su un buon numero di agevolazioni e riduzioni: 3 su 5, come si evince dal paragrafo 5 dell’Allegato tecnico.
– Riduzione del 30% ai locali, diversi dalle abitazioni, ed aree scoperte adibiti ad uso stagionale o ad uso non continuativo, ma ricorrente, purché non superiore a 183 giorni nell’anno solare.
L’agevolazione sulla tariffa (quota fissa e quota variabile) si applica in77 Comuni sui 103 analizzati, con una riduzione che va da un minimo del 10% ad un massimo del 50%. In altri casi (9), la riduzione interessa solo la quota variabile, con una riduzione che va da un minimo del 30% ad un massimo del 50%.
– Riduzione del 30% della quota variabile, ai locali destinati al riciclo (comma 649, art. 1, L. di Stabilità 2014), da effettuarsi autonomamente ovvero tramite aziende specializzate. Applicata da 85 comuni dei 103 analizzati.
Nello specifico, dei 103 Comun i analizzati: 22 applicano l’agevolazione sull’aliquota complessiva e 73 sulla sola quota variabile. In 88 casi, inoltre, il valore della riduzione è calcolato in modo proporzionale alla quantità dei rifiuti avviati al riciclo rispetto a quelli attribuibili all’utenza.
– Riduzione del tributo, tanto della quota fissa, quanto di quella variabile nelle zone in cui non è effettuata la raccolta (c.d. zone non servite).
L’agevolazione sulla tariffa (quota fissa e quota variabile) si applica in 95 Comuni sui 103 analizzati.
La riduzione va da un minimo del 15% ad un massimo del 90%, con i cassonetti posti rispettivamente a una distanza oltre i 100 metri e oltre i 5000 metri.
Inoltre, nella determinazione della superficie dei locali e delle aree scoperte assoggettabili alla TARI non si tiene conto di quella parte delle stesse dove si formano, in via continuativa e prevalente, rifiuti speciali non assimilati agli urbani, al cui smaltimento sono tenuti a provvedere a proprie spese i relativi produttori, a condizione che gli stessi dimostrino l’avvenuto trattamento in conformità alla normativa vigente. La fattispecie è prevista in 94 Comuni sui 103 analizzati.
Di seguito la nota di Confcommercio Potenza: capoluogo di regione primo per misura di inefficienza nell’applicazione della Tari.
Potenza è il primo capoluogo di provincia per “misura dell’inefficienza” nell’applicazione della Tari (la tassa relativi ai rifiuti). Lo scarto percentuale rispetto al fabbisogno standard ammonta a più 70%, con una spesa storica di 14.470.798 euro e un fabbisogno di 8.504.864 euro. E’ quanto si rileva da un Rapporto di Confcommercio Imprese per l’Italia che precisa che iI “Fabbisogno Standard” rappresenta la spesa media per la realizzazione di un determinato livello di Sevizio contestualizzata in relazione alle caratteristiche del bacino demografico territoriale nonché del servizio stesso. In particolare il crescente peso della fiscalità locale si abbatta su commercianti, titolari di bar, ristoranti, piccole e medie attività di servizi della città di Potenza: lo scarto percentuale per queste categorie è pari al 143% rispetto alla bassa producibilità di rifiuti, del 15% rispetto alla media producibilità e del 35% rispetto ad alta producibilità. Tra gli altri dati negativi forniti nel Rapporto di Confcommercio: la percentuale di differenziata al 2015 a Potenza pari al 20% (media Italia 39%), il costo totale specifico del servizio pari a 0,57 euro/kg (media nazionale 0,42 euro/kg); il costo totale pro-capite pari a 230 euro/abitante (media nazionale 208 euro/abitante).
Per Confcommercio Potenza siamo di fronte ad un’autentica “mazzata” per le imprese all’insegna dell’inasprimento fiscale più generale e della sperequazione. E’ lo stesso Comune ad ammettere che l’attuale sistema di raccolta non consente l’attribuzione in modo certificabile delle produzione di rifiuti alle singole utenze e che, nelle more del previsto regolamento ministeriale sui criteri/correttivi per la realizzazione di sistemi di misurazione puntuale dei rifiuti conferiti, non è possibile applicare la TARI con tariffa corrispettiva e pertanto “è necessario confermare l’utilizzo di un sistema presuntivo basato sull’applicazione parametrica”. Dunque, poiché nel Comune di Potenza non è stato adottato un sistema di rilevazione delle quantità di rifiuti individualmente prodotte dal singolo utente e non risulta possibile commisurare le quantità di rifiuti conferite dalle due categorie di utenza sulla base di comprovati dati statistici, nella ripartizione dei costi fissi e variabili fra le utenze domestiche e quelle non domestiche, l’Amministrazione Comunale del capoluogo ritiene “legittimo” tenere conto della rispettiva percentuale di partecipazione al gettito dell’anno precedente.
Ma – rileva Confcommercio – già lo scorso anno l’incremento medio dei costi per il servizio urbano dei rifiuti per alcune tipologie di impresa è stato salatissimo: incrementi tariffari che vanno dal 57% all’88% per ristoranti, pizzerie, pub, bar, pasticcerie, ortofrutta, pescherie, fiori e piante, pizza al taglio, etc. (con una incidenza che va da 19,39 a 33,53 euro/mq) e, per contro, un decremento tariffario del 19% per le attività industriali con capannoni di produzione (con una incidenza tariffaria di soli euro 6,86/mq.) ed una riduzione delle tariffe applicate a “banche ed istituti di credito” (- 14%)
Per piccole imprese, per lo più individuali e di famiglia, sono incrementi molto rilevanti e ingiustificati che – commenta Fausto De Mare, presidente Confcommercio Potenza – derivano essenzialmente dall’adozione di criteri presuntivi e potenziali e non dalla reale quantità di rifiuti prodotta; una pesante penalizzazione per il sistema delle imprese della distribuzione e dei servizi di mercato che impone la necessità di rivedere al più presto la struttura dell’attuale sistema di prelievo sulla base del principio “chi inquina paga” e ridefinire con maggiore puntualità coefficienti e voci di costo distinguendo, in particolare, tra utenze domestiche e non domestiche e tenendo conto anche degli aspetti riguardanti la stagionalità delle attività economiche. Bisogna, poi, ridisegnare gli indici e le voci di costo che determinano i coefficienti in termini di ripartizione tra quota fissa e variabile e tra componente domestica e non domestica.
Il Rapporto Confcommercio individua casi significativi di Comuni per quanto riguarda la scontistica, nonostante in generale le imprese del commercio hanno a disposizione un ridotto numero di agevolazioni e riduzioni ed ha approfondito le best practices adottate da alcuni Comuni relative a queste agevolazioni. Di qui la sollecitazione a formalizzare specifiche linee guida tecnico-operative per individuare un range di costi a totale copertura del servizio, affinché anche questa voce possa venire imputata, da parte del Comune, in maniera uniforme. In particolare, occorre individuare e definire in maniera puntuale:
1. costi del servizio: introdurre il riferimento ai costi standard o a un preciso range dal quale i Comuni non possano discostarsi;
2. utenze domestiche e non domestiche: prevedere criteri oggettivi per la ripartizione del peso del tributo;
3. coefficienti: superare la logica presuntiva e introdurre coefficienti di produttività determinati sulla base di campagne di pesatura che rispecchino la reale produzione di rifiuti;
4. agevolazioni/riduzioni: introdurre criteri premiali per la raccolta differenziata e riconoscere le differenze di qualità del rifiuto prodotto (alleggerendo il carico sulle attività economiche a elevata produzione di rifiuto differenziato) e di quantità (considerando la stagionalità di alcune attività).
La fotogallery della conferenza stampa (foto www.SassiLive.it)