Mary Padula, già vice sindaco di Policoro, commenta i dati allarmanti del rapporto di Unioncamere Basilicata e Infocamere, che confermano la situazione drammatica con la quale devono convivere le imprese lucane. Di seguito la nota integrale.
imprese lucane soffrono in “silenzio” la crisi economica che da qualche tempo attanaglia l’Italia. Da un rapporto di Unioncamere Basilicata e Infocamere si evince che, nell’anno 2013 sono nate 3.267 attività, però, le cessazioni si aggirano intorno alle 3.444. Il saldo è negativo: -177; l’artigianato materano registra un calo del – 2,61%. Yunus, promotore del microcredito moderno, ha sempre affermato che “Ciò che si deve fare è dare l’opportunità alle persone di uscire dalla condizione di grande povertà nella quale versano con le loro forze. In tal modo esse conservano la loro dignità e acquistano fiducia in sé stesse.”. Sono presenti diversi organismi che elargiscono finanziamenti tesi all’avviamento di nuove attività, da Invitalia a Lucania fidi, per citarne alcuni. Il microcredito non basta. Molte attività, di nuova apertura, non riescono a superare due anni di vita. Esiste un’altra faccia della medaglia. Esistono attività commerciali e artigianali con a capo lucani under quaranta che gestiscono volumi d’affari da milioni di euro, che soffrono in “silenzio” senza proclami, che non hanno mai chiesto nulla, che hanno voglia di crescere nella propria terra, che hanno come “socio maggioritario” lo Stato. In altre realtà d’Italia sono presenti delle agevolazioni a medio e lungo termine, promulgate dalle Regioni (molto probabilmente hanno programmato attentamente i Fondi di Sviluppo Regionali tenendo poco conto della formazione) che sostengono le imprese nell’acquisto, costruzione, rinnovo, trasformazione e ampliamento degli immobili; altresì, nell’acquisto, anche della sola licenza d’uso, di software per la gestione dell’impresa stessa; nell’ampliamento e rinnovo di altri impianti e opere inerenti le attività turistiche (mi vengono in mente alcuni alberghi jonici che avrebbero davvero necessità di rinnovarsi al fine di risultare maggiormente competitivi). Le agevolazioni a medio e lungo termine, ovviamente, garantirebbero alle imprese una riuscita migliore e duratura nel tempo. Esistono altri finanziamenti a favore delle attività situate nei centri storici e nelle zone urbane a tradizionale vocazione commerciale; la Regione Basilicata potrebbe programmare alcuni regimi di aiuto da assegnare ai Comuni, previa presentazione di progetti che mirano allo sviluppo complessivo del sistema produttivo (marketing territoriale), al fine di dare impulso alle piccole attività economiche. Purtroppo il mercato interno è fermo. A chi si dovrebbero rivolgere, quindi, le imprese lucane? Per esempio, le giacenze di magazzino come si potrebbero smaltire senza svendere tutto al primo stockista di turno? E il commercio di prodotti artigianali in esubero? La Regione potrebbe sostenere, con un finanziamento del 50% a fondo perduto, la realizzazione di siti e – commerce a favore delle attività già esistenti? Sarebbe opportuno, altresì, creare consorzi o raggruppamenti di P.M.I. al fine di organizzarsi in reti di vendita, con l’intento di penetrare anche in mercati esteri, magari con un brand unitario. E’ cosa nota come alcune Regioni sostengono, attraverso i Fesr, azioni tese alla nascita e al consolidamento di reti per l’internazionalizzazione fra P. M. I. Ben vengano gli interventi a favore di grandi siti produttivi inattivi come l’ex “Lucana calzature s.r.l.”, però è importante considerare anche le piccole imprese. In conclusione, oltre a favorire la nascita di nuove attività commerciali, sarebbe utile pensare a regimi di aiuto (cofinanziamenti al 50% a fondo perduto) indirizzati a chi opera da anni; attività artigianali e commerciali, oneste e laboriose, che hanno contribuito a dar lustro al territorio. Per i medi e piccoli commercianti è ancora importante preservare “ il primo bene dell’uomo ’’ che, secondo Cavour, è la dignità.