“Una lettura decisamente più attenta dei dati diffusi dall’Istat sull’occupazione al secondo trimestre dell’anno dovrebbe indurre alla prudenza intanto perché rimangono invariati il divario Nord-Sud, oltre che tra territori delle stesse regioni meridionali, per non parlare del Sud con l’Europa, e a prevalere è ancora il lavoro precario, vale a dire i nuovi occupati risultano in buona parte prodotti da assunzioni a tempo determinato”: è il commento del capogruppo di Forza Italia in Consiglio Regionale Michele Napoli.
“I progressi nel contrasto alla disoccupazione con lo strumento del Job Act sono minimi, solo 44mila occupati in più complessivamente nel Paese, e forse riescono a mala pena a recuperare le perdite degli ultimi mesi. Da noi in Basilicata – aggiunge – aumentano di un migliaio i giovani in cerca di prima occupazione, secondo gli iscritti ai Centri per l’Impiego mentre sfuggono alla statistica quanti (in gran parte) rinunciano ad iscriversi e il tasso di disoccupazione scende, per modo di dire, dello 0,2 per cento. Il che significa che non si spiegano margini di trionfalismo perchè l’effetto Jobs act continua ad essere impercettibile. Ricordiamoci che il tasso di occupazione continua ad essere al 56 per cento, ben al disotto della media europea e degli obiettivi europei, altro che annunci trionfali.
A proposito delle perdite degli ultimi mesi, l’Istat – evidenzia Napoli – registra nel mese di giugno la perdita di 40 mila posti di lavoro rispetto all’anno precedente e l’incremento di ben 85 mila disoccupati. E a proposito della “guerra dei numeri” cui abbiamo assistito nei giorni scorsi tra Istat e Ministero del Lavoro, essa è emblematica dello stato di confusione che regna circa gli effetti del job act il quale ha reso il lavoro in Italia meno precario, il che è chiaramente una nota positiva, ma non ha aumentato l’occupazione nè diminuito la disoccupazione. Non era questo l’obiettivo del job act. Renzi lo ha varato per assumere non per rendere meno precarie le assunzioni già esistenti.
Il dramma della Basilicata non sono i precari, ma i disoccupati, i disoccupati giovani ( cioè quanti hanno tra i 15 e i 24 anni) e i Neet, cioè quanti il lavoro non lo cercano neanche perchè pensano di non riuscire a trovarlo”.
Secondo il capogruppo di Forza Italia “è dunque il caso piuttosto di concentrarsi sui motivi che frenano la ripresa dell’economia italiana e per quanto riguarda la nostra regione le piccole e medie imprese che sono l’ossatura dell’economia lucana, in quanto a soddisfare la domanda di famiglie e imprese sono produttori esteri, il volume di produzione industriale e dei redditi generati in Italia ne soffre per forza. E il Pil cresce meno di quanto potrebbe. Per il presidente Pittella – che ha estratto dal cilindro l’ennesima idea-propaganda chiamata “manifesto programmatico” – la strada della ripresa politica sul fronte del lavoro è tutta in salita”.