Dazi USA al 20%, Nardiello (Uila Uil): un colpo durissimo per l’agroalimentare lucano. Di seguito la nota integrale.
Ora la politica si assuma la responsabilità del futuro. La decisione dell’amministrazione Trump di introdurre dazi del 20% sui prodotti agroalimentari provenienti dall’Unione Europea rappresenta una minaccia concreta per l’economia della Basilicata. L’agroalimentare lucano ogni anno esporta verso gli Stati Uniti beni per un valore che oscilla tra i 120 e i 150 milioni di euro. Tradotto in percentuali, l’agroalimentare il made in Lucania incide per ben il 18% sul totale, trainato da produzioni d’eccellenza come pasta e prodotti da forno (25%) e vini e bevande (24%). Questi numeri raccontano una storia di successo, di imprese lucane che hanno conquistato quote di mercato in America grazie a qualità, tradizione e innovazione. L’annuncio di Trump arriva in un momento particolarmente positivo per la Basilicata, che nel 2024 ha visto crescere del 18,7% l’export agroalimentare rispetto all’anno precedente. Una crescita che testimonia come questo settore rappresenti un motore potente per tutta l’economia lucana. Ma la nuova politica commerciale degli Stati Uniti rischia di mettere seriamente a rischio questi risultati, con effetti diretti non solo sulla competitività delle nostre aziende, ma anche sul potere d’acquisto delle famiglie lucane. L’inflazione, inevitabile conseguenza dei dazi, minaccia di erodere il reddito dei cittadini, già provati da anni di difficoltà economiche. In questo scenario è indispensabile che la politica italiana assuma finalmente la responsabilità di guardare al futuro con una visione chiara e strategica, puntando sull’agroalimentare come leva primaria per la ripresa economica. La Basilicata, che da anni soffre la grave piaga dell’emigrazione giovanile, oggi più che mai ha bisogno di politiche che fermino questa emorragia. Servono azioni concrete per creare occupazione, sostenendo il comparto agricolo con investimenti mirati, infrastrutture idriche efficienti, innovazione tecnologica e favorendo l’insediamento di nuove aziende che credano nel potenziale del nostro territorio. La nostra regione deve inoltre saper cogliere pienamente le opportunità offerte dall’Europa, utilizzando al meglio i fondi strutturali e i programmi europei di finanziamento. È fondamentale investire queste risorse per modernizzare le filiere produttive, sostenere l’innovazione e attrarre investimenti di aziende capaci di valorizzare i nostri prodotti locali, inclusi quelli legati alla filiera forestale. Infatti, il patrimonio boschivo della Basilicata può diventare un ulteriore e strategico tassello nello sviluppo economico regionale, generando occupazione e crescita sostenibile. La sfida imposta dai dazi Usa deve diventare un momento di riflessione e azione decisa: la politica lucana non può più attendere e deve assumere un ruolo attivo, difendendo con determinazione il lavoro e le imprese della regione. E, con ambizione e coraggio, l’Europa, l’Italia e la Basilicata devono volgere lo sguardo a oriente, con la consapevolezza di voler evitare una crisi economica che si preannunzia devastante e ricercando – con maggiore pervicacia – fette di mercato sempre più appetibili. Noi esportiamo qualità e questo è un aspetto della nostra produzione inconfutabile. Oggi è tempo di scelte nette e lungimiranti, per garantire non solo il futuro del comparto agroalimentare, ma dell’intera Basilicata. Solo così potremo immaginare un domani migliore, costruendo una regione più forte, più equa e anche più sostenibile.
I dazi sono un colpo tremendo all’economia lucana e italiana, incomprensibili e senza alcuna giustificazione, che creeranno danni anche all’occupazione; gli americani, dopo essersi messi a sostenere una guerra senza senso per tre anni imponendo all’Europa di assecondare le proprie scelte, ora si mettono a fare questa guerra commerciale contro l’Europa stessa e non solo, e noi che per tre anni siamo stati muti e fedeli servitori in questa guerra scellerata e senza senso assecondando ogni loro decisione, inguaiandoci con le nostre stesse mani, perchè certo ora dopo aver fatto la guerra alla Russia per tre anni, dobbiamo ragionevolmente temere una loro possibile reazione futura, e quindi ora bisogna pensare al riarmo e ad aver paura della Russia. Gli americani invece, dopo averci tirato dentro questa guerra assurda e per noi senza alcun senso e quindi averci imposto una cieca obbedienza alle loro decisioni in questa guerra, ora ci fanno questa guerra commerciale: verrebbe veramente con tutta l’anima di mandarli a quel paese e di non averci piu’ a che fare.
L’Italia cerchi mercati alternativi a Oriente, gli americani mettano pure i dazi al cento per cento che ne arriveranno a valanga in America di prodotti, l’Italia lasci perdere questa gente che non sa stare al mondo se non con atteggiamenti vessatori, e da bulli consumati, che stiano a casa loro a fare guerre commerciali e militari, la cosa migliore da fare e’ trovare mercati alternativi, i prodotti italiani sono riconosciuti e apprezzati dappertutto e sono i migliori al mondo.