Giampiero De Meo, presidente Associazione Zona Franca Matera: La Zona Franca per il Made in Matera. Di seguito la nota integrale.
Le Zone Franche Urbane (ZFU) sono nate con legge del 2006 e sono operative dal 2009, aree infra-comunali di dimensione minima prestabilita dove sono state concesse a domanda misure di defiscalizzazione per la creazione di piccole e micro imprese. Obiettivo prioritario delle ZFU è stato quello di favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri ed aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico e occupazionale, e con potenzialità di sviluppo inespresse. La zona Franca di Matera unica in Basilicata, che coincide con le aree Paip e La Martella, ha assolto a questa funzione economica e sociale, consentendo la permanenza del made in Matera ed oggi con il riconoscimento e l’istituzione della Zona Economica Speciale unica tutto il Paip è rientrato a pieno titolo e può se vorrà, continuare a rafforzarsi e potenziarsi come centro della produzione e dei servizi alle imprese di un’area più vasta che è quella che va dal metapontino alla murgia. La nuova politica per lo sviluppo e la coesione dell’attuale Governo come ribadito dal Ministro per il Sud Raffaele Fitto domenica scorsa a Matera, è finalizzata a concentrare i finanziamenti e a realizzare gli interventi in quelle aree che hanno una classe dirigente responsabile e collaborativa in linea con le priorità e con le scadenze e i programmi stringenti. Non si può perdere altro tempo: le Zes istituite nel 2017 in cinque anni non hanno prodotto nel territorio lucano nessun intervento significativo e duraturo, neanche l’istituzione della Zona Franca Doganale in Val Basento. Il nuovo esecutivo della Regione Basilicata 2024-2029 dovrà gestire in continuità questa stagione di sviluppo economico e sociale del Made in Italy e del made in Matera abilitando e affiancando le imprese con le infrastrutture economiche e sociali e con la formazione per l’occupazione, consentendo anche l’attrazione di nuovi investimenti in tutti i settori strategici compresa l’industria culturale e creativa per fronteggiare l’abbandono, la marginalizzazione e lo spopolamento. Ad Majora