Consigliere regionale Franco Mattia (PDL): “Azioni da giunta per pagamento ad imprese”.
“In attesa del varo del disegno di legge del Governo che dovrebbe consentire di pagare 40 miliardi di debiti (20 miliardi nel 2013 e altrettanti nel 2014) vantati, a vario titolo, dalle imprese italiane, la Giunta Regionale può mettere in campo azioni, anche in vista della riduzione del numero degli Assessori e dei relativi Dipartimenti, per agevolare i pagamenti alle imprese, e per accelerare l’iter dei pagamenti che spettano direttamente alla Regione a favore di Amministrazioni Pubbliche e Locali oltre che imprese, come nel caso dei PIOT e di altri programmi di spesa regionali (Programma Operativo Val d’Agri, Programma Fesr, Programma Fse, Programma Psr-Feoga, ecc.)”. E’ quanto sostiene il consigliere regionale Franco Mattia (Pdl) sottolineando che “operatori turistici e imprese della nostra regione lamentano, nello specifico, il blocco dei pagamenti dovuti dalla Regione ai Comuni capo-fila dei PIOT che hanno visto in Basilicata l’attuazione di numerosi interventi in attuazione di 11 Bandi per complessivi 34 milioni di euro”. Nell’evidenziare che “da tempo il Presidente De Filippo sta svolgendo iniziative specifiche tra le quali con una lettera al Capo del Governo, l’8 marzo scorso, ha chiesto di consentire alla Regione di utilizzare i fondi delle royalty petrolifere e delle risorse destinate alla ricostruzione post-terremoto, oltre ad affrontare la questione in varie riunioni della Conferenza dei Presidenti delle Regioni” Mattia aggiunge che “secondo i dati ufficiali forniti dalla Presidenza della Giunta “negli ultimi tre anni, il contributo della Regione Basilicata al raggiungimento degli obiettivi in termini di Patto di Stabilità Nazionale, sempre puntualmente rispettato, è cresciuto notevolmente, passando da un tetto di spesa di circa 732 milioni di euro del 2010 ai circa 543 del 2013, con una riduzione netta di ben 189 milioni di euro nei capitoli di spesa. Associazioni di categoria e di imprese lucane continuano ad insistere sulla necessità di fare presto per garantire la sopravvivenza di migliaia di piccole imprese, come sottolineato da Rete Imprese della Basilicata, con continui richiami oltre che al Governo Nazionale anche alla Giunta Regionale ad adeguare gli uffici dei Dipartimenti in modo da rendere quanto più semplificato ed efficace l’iter burocratico relativo al pagamento a favore delle imprese creditrici nei confronti della Pubblica Amministrazione. Di fatti, la principale causa del fallimento delle aziende italiane è quella del ritardo nei pagamenti; infatti un fallimento su tre è determinato da tale causa. Lo scorso anno, a portare i libri in tribunale, sono stati 11.615 imprenditori italiani, il 31% di questi sono stati costretti a chiudere perchè non hanno incassato nei tempi debiti quanto gli spettava. Tutto ciò mentre già in tempi cosiddetti “normali” è drammatica la situazione per chi lavora con la Pubblica amministrazione italiana: i pagamenti vengono onorati dopo 180 giorni (+52 giorni rispetto al 2009) con un ritardo medio, nei confronti dei termini contrattuali, di 90 giorni. Niente a che vedere con le situazioni che si verificano nei Paesi nostri concorrenti: in Francia le fatture vengono “saldate” a 64 giorni (6 giorni in meno rispetto al 2009), nel Regno Unito a 47 giorni (-2) e in Germania a 35 giorni (-5 rispetto al 2009). Infine – conclude Mattia – per evitare di ingenerare aspettative tra gli imprenditori lucani che non possano trovare riscontro è utile evidenziare che secondo quanto riferisce un’indagine del Centro Studi Sintesi-Unioncamere Veneto la situazione che si registra per le risorse liquide e i residui passivi da cui attingere per liberare risorse finanziarie una volta approvato il dl del Governo vede penalizzate le P.A. del Mezzogiorno”.
Il senatore del PDL Cosimo Latronico in una nota contesta i provvedimenti inseriti nel decreto legge di imminente approvazione in materia di pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione. Di seguito la nota integrale.
“Il decreto legge di imminente approvazione in materia di pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione rischia di danneggiare la maggior parte delle imprese, invece di aiutarle. Il decreto infatti prevede la postergazione del pagamento di tutti i crediti che siano stati ceduti a banche e società di factoring”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico. “Nel corso di questi anni lo strumento della cessione del credito si è andato sviluppando ed è stato il mezzo principale per dare ossigeno alle piccole, medie e grandi imprese. Il decreto potrebbe prevedere che le amministrazioni pubbliche debbano pagare prima i crediti non ceduti e solo dopo quelli ceduti. Le società di factoring potrebbero rallentare la loro attività di smobilizzo dei crediti, a fronte di tale incertezza, che ad oggi risulta essere l’unico strumento di finanziamento del capitale circolante. Attualmente i crediti ceduti in Italia ammontano ad alcune decine di miliardi di euro. L’auspicio è che il governo eviti questo ulteriore impatto negativo per il sistema imprenditoriale italiano che soffre una crisi di liquidità allarmante”.
Rete Imprese Italia su debiti PA: si chiuda al più presto questa vicenda
“Il rinvio del decreto legge sui debiti della PA, perché non rispondeva alle emergenze che le imprese più di una volta hanno manifestato, deve rappresentare un´opportunità per dare da subito la possibilità di accedere alle risorse e soprattutto con un iter burocratico semplice ed efficace. Speriamo che questa fase di dialogo e di confronto con le parti sociali serva al Governo per varare un provvedimento in linea con le necessità e le urgenze delle imprese del terziario di mercato e dell´artigianato”: così Rete Imprese Italia sul decreto legge in materia di pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione all´esame del Governo.
“E´, però, altrettanto evidente che dopo questa fase di dialogo si chiuda al più presto, peraltro come annunciato dal Governo, questa vicenda per dare un po´ di liquidità alle imprese, considerato che gli effetti della crisi stanno mettendo in ginocchio molte Pmi, le banche stanno restringendo il credito e la pressione fiscale è a livelli record”.
Il Presidente del Consiglio Comunale di Policoro, Gianluca Modarelli, analizza i dati allarmanti dell’ISTAT riferiti al tasso di disoccupazione registrato sul territorio lucano.
I fievoli segnali di ripresa dal mercato del lavoro italiano a febbraio – secondo i dati preliminari diffusi dall’Istat, con un calo del tasso di disoccupazione all’11,6% dall’11,7% del mese precedente – sono decisamente smentiti dal confronto con lo stesso mese del 2012 che fa emergere l’assenza di politiche volte alla ripresa dei consumi e del sistema produttivo con il rischio che si continui a caricare solo sul sistema di ammortizzatori sociali il compito di proteggere le persone che rischiano di perdere il lavoro. E’ quanto sostiene il Presidente del Consiglio Comunale di Policoro Gianluca Modarelli (PDL) – per il quale specie al Sud ed in Basilicata le due facce della medaglia sono i giovani che non hanno ancora conosciuto il lavoro, (il tasso di disoccupazione dell’età compresa tra i 15-24 anni è pari al 37,8%), e gli under 40 che sono stati già espulsi dal mercato del lavoro per la crisi dell’industria e in generale di altre attività produttive e che sono totalmente dimenticati, emarginati, lasciati in balia delle bizze del mercato! Secondo l’Istat, aggiunge – Modarelli – parliamo di oltre 1,5 milioni di persone, disoccupate e scoraggiate (coloro che hanno rinunciato a cercare lavoro), sottovalutando che la disoccupazione in età matura comporta gravi conseguenze sociali. Infatti se la disoccupazione giovanile può resistere è proprio grazie all’apporto e sostegno dei genitori, ma se questi perdono il lavoro anche i giovani ne sono gravemente colpiti. Senza poi contare i devastanti effetti personali di perdita di dignità e identità. L’On. Cosimo Latronico (PDL), in un suo comunicato stampa, ha fatto rilevare le criticità del sistema Basilicata, che personalmente condivido, sottolineando la mancanza di capacità da parte del decisore pubblico, di impostare azioni di sviluppo con uno sguardo nel tempo medio/lungo, indispensabili a confermare che tutte le decisioni vadano valutate nel loro impatto a scadenza non immediata. Basta pensare allo spreco di denaro pubblico con cui si continuano ad impiegare ingenti risorse finanziarie di provenienza Europea per una formazione improbabile senza disporre ancora nè di una anagrafe delle competenze accumulate, nè di un raccordo con le possibili opportunità di lavoro. Sul piano infrastrutturale, invece, si continuano a fare scelte senza una visione di insieme che affronti la questione della discontinuità territoriale della Basilicata rispetto alle reti trasportistiche nazionali. Oggi, una volta giunti a Salerno in treno, il viaggio ha il suo termine, o ancora, giunti in aereo a Bari, mancano anche qui, accettabili proposte di mobilità. Il potenziamento della tratta ferroviaria Metaponto/Potenza/Salerno e le connessioni trasportistiche con il nodo aereoportuale di Bari dovrebbero essere l’impianto di un piano di trasporto regionale che metta in relazione i nodi più vicini (Salerno e Bari) con tutti i centri piccoli e grandi della Regione. Auspico che la politica Regionale per il sessennio 2014/2020 tenga conto di questi rilievi nella definizione del prossimo piano di interventi Europei, con una impostazione che sappia interrompere le scelte inefficaci dal fiato corto che hanno ispirato fino ad oggi gli atti di programmazione della regione Basilicata negli ultimi 20 anni, e confido nella politica Nazionale, in uno scatto di responsabilità con la presa di coscienza che il bisogno primario delle persone è il “lavoro”, pertanto tutte le politiche e le azioni che si metteranno in atto non potranno che guardare a questo obiettivo. Diminuire le tasse, sbloccare i pagamenti verso le imprese, allentare il Patto di stabilità per far ripartire le opere pubbliche. Una politica che sappia trovare un giusto equilibrio tra le parti sociali (sindacati, associazioni datoriali e istituzioni), nel rispetto delle reciproche esigenze e diritti da salvaguardare.