Decreto dignità, Angelo Summa, segretario generale Cgil Basilicata: “L’ennesima politica incentrata sulla precarietà e sullo sfruttamento”. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Altro che contrasto alla precarietà. Con l’ approvazione del decreto dignità il governo Di Maio –Salvini reintroduce i voucher che sono strumento antitetico rispetto ad ogni politica di qualificazione e dignità del lavoro .
Sotto il vessillo di un governo del cambiamento, si sta nei fatti costruendo un mercato del lavoro incentrato sulla precarietà e sullo sfruttamento. I voucher sono la negazione di ogni forma contrattuale di riconoscimento di diritti e dignità e rischiano di portare alla mera legalizzazione del lavoro nero.
Pensare che la stretta sui contratti a tempo determinato possa essere esaustiva della lotta al precariato significa sottovalutare gli effetti dei nuovi voucher, reintrodotti, guarda caso , in settori a bassissima produttività che vivono risparmiando sul costo del lavoro.
Esiste un’ampia gamma di tipologie contrattuali con le quali far fronte alle medesime esigenze che si dice voler soddisfare con i voucher : l’apprendistato stagionale, il contratto a termine, il part-time, il lavoro extra e di surroga che rispondono a esigenze temporanee o eccezionali. Tutte forme legate a tabellari, per le quali è previsto il Tfr, la tredicesima, la quattordicesima, la malattia, le tutele in caso di infortunio.
La differenza con i voucher sta sostanzialmente in questo.
Ecco perché continueremo la nostra mobilitazione contro i voucher e la nostra battaglia per costruire in questo paese un mercato del lavoro fatto di diritti e buona occupazione.
Se la disoccupazione giovanile ha raggiunto il 50% , se la metà del milione e 833 mila residenti che ha lasciato il Sud è rappresentata da giovani, non si può certo pensare di restituire loro speranza, ma soprattutto occasioni per un futuro migliore facendo rivivere vecchie forme di precarietà che sembravano essere ormai archiviate, e che, insieme a bonus e tirocini , costellano le politiche attive del lavoro nel nostro paese.
L’alternativa alla disoccupazione non può essere la stabile precarietà.
Il lavoro deve ritornare ad essere strumento di emancipazione e libertà nel segno della nostra Costituzione, dalla quale, al di là di facili annunci e illusori titoli di legge, bisogna ripartire per affermare un cambiamento vero che vada nella direzione del miglioramento delle condizioni sociali dei lavoratori.