Una delegazione della Confsal Basilicata composta dal Segretario Regionale Gerardo de Grazia, il Segretario Fismic-Confsal Salvatore Fanelli, il segretario regionale Filcom-Confsal Donato Rosa e Antonio Tancredi della segreteria Filcom-Confsal ha incontrato il Ministro per le disabilità Alessandra Locatelli, il segretario regionale e responsabile per il sud della Lega Pasquale Pepe e il segretario cittadino della Lega Alfonso Nardella.
Il documento consegnato al Ministro “Più inclusione per abbattere le barriere visibili e invisibili” è un pacchetto di proposte che ha lo scopo di far cadere il muro del pregiudizio. Non è uno spot pubblicitario o uno slogan propagandistico, ma una nitida visione, che deve divenire una solida realtà, di cosa costruire per migliorare il futuro di molti cittadini italiani, sia con disagio psico-fisico che non”, -queste le parole del segretario regionale Gerardo de Grazia-. “La gestione errata, -prosegue de Grazia- dei temi sulla disabilità non rimane un problema circoscritto nella cerchia delle persone affette da handicap o delle loro famiglie, ma è un fenomeno che coinvolge l’intera comunità che, per definirsi realmente civile, deve essere inclusiva ed egualitaria. Finché esisterà disuguaglianza ed esisteranno pregiudizi e limitazioni di ogni sorta, l’intera società ne risentirà. La disabilità, molto spesso, viene vissuta come precarietà e incertezza all’interno delle famiglie, poiché a causa delle condizioni sfavorevoli che ancora ad oggi esistono in Italia, diventa una condizione di svantaggio, che ostacola l’acquisizione di un posto all’interno della società. Per questo abbattere le barriere visibili e invisibili è prioritario. Iniziando dalle barriere visibili, bisogna migliorare parchi, spazi pubblici, parcheggi, sport, affinché risultino accessibili a tutti. La richiesta è molto semplice: offrire le stesse identiche opportunità a ogni cittadino, partendo dall’abbattimento delle barriere architettoniche all’interno delle città. Un discorso differente è quello per le barriere invisibili create dalla forma mentis dell’individuo, spesso soggetto a cadere in pregiudizi con o senza dolo. L’assenza di percorsi di formazione/informazione aperti a tutti, genera il principio di diversità. Serve fornire alle persone con handicap gli stessi strumenti per il proprio bagaglio culturale e serve istruire i cittadini a riconoscere, comprendere, accettare e supportare le disabilità. La scuola e la formazione devono diventare la colonna portante della rivoluzione culturale e di civiltà di cui c’è bisogno.
Proponiamo che:
– Vengano istituiti laboratori ad hoc che coinvolgano l’intero contesto classe, per aiutare il senso di comunità. Ricordiamoci che la rivoluzione culturale passa attraverso la scuola;
– Offrire maggiore strumenti alle insegnanti di sostegno e agli istituti;
– Lavoro: creare un database che possa intercettare domanda e offerta;
– Agevolare, ancor di più, le aziende che assumono persone con disabilità, in modo da evitare il ricorso agli esoneri dall’obbligo di assunzione delle persone con disabilità.
Abbattere le barriere culturali è l’unica strada percorribile per un paese civile”.