Ancora una volta, come avvenne nel 2003, si vorrebbe sacrificare territorio ed agricoltura. Ma come in occasione della “grande mobilitazione popolare di Scanzano Jonico” gli imprenditori agricoli, da “custodi del territorio”, sono pronti a difendere gli interessi delle nostre comunità, delle nostre attività produttive e del nostro settore primario. Ad affermarlo sono i presidenti di Cia-Agricoltori Potenza e Matera Lorusso e Stasi sottolineando che nella mappa delle aree individuate e considerate “potenzialmente idonee” ad ospitare il Deposito unico nazionale di rifiuti radioattivi figurano zone a produzione agricola di qualità come lo sono Genzano, Irsina, Acerenza, Oppido Lucano, Bernalda, Montalbano, Montescaglioso. C’è poi la ancora di più incomprensibile individuazione del territorio di Matera che oltre ad essere il “simbolo” della cultura europea per noi – aggiungono i presidenti della Cia – è da sempre il “simbolo” della storia del movimento contadino lucano. A quegli stessi territori ben altra destinazione e ben altri obiettivi abbiamo come Cia individuato e proposto attraverso il nostro documento “Il Paese-la Basilicata che vogliamo” che contiene anche indicazioni prioritarie per la ripresa dalla fase di crisi provocata dalla pandemia. Ci battiamo contro il consumo del suolo partendo dalla messa in sicurezza dei territori più a rischio e da un’attenta programmazione per il futuro, a cominciare dalle aree interne sino a programmare urgenti e reali politiche di governance del territorio: dallo sviluppo di verde urbano e bioedilizia alla valorizzazione del presidio degli agricoltori, lavorando per contrastare l’abbandono e lo spopolamento delle aree rurali e marginali, e salvaguardando il patrimonio boschivo. Il territorio “agrario” e cioè quello che rimane ad oggi ancora allo stato “naturale” o semi-naturale costituisce anche gran parte del patrimonio paesaggistico e denota una forte identità lucana fatta di usi, costumi, tradizioni, culture del paesaggio italiano. Questo territorio – concludono Lorusso e Stasi – convive con una delle maggiori risorse nazionali che è il turismo: agricoltura di qualità e turismo culturale, non standardizzato o di massa, costituiscono un potenziale enorme per il nostro Paese se concepite in una logica di sistema e sono completamente inconciliabili con ipotesi scellerate come quella del sito di scorie nucleari.