Depuratore Eni, Mediterraneo No Triv: dubbi sul monitoraggio della radioattività. Di seguito la nota integrale.
Giovedì 21 settembre scorso è comparso l’ennesimo articolo sul depuratore ENI Blu Water, e ancora in corso di autorizzazione. L’articolo presenta una rilevante imprecisione relativa alla quantità di acque fossili che attualmente vengono separate dal petrolio estratto.
In effetti, esse ammontano a circa 6000 mc/giorno e non a 1700 mc/giorno come riferito nell’articolo.
Il dato non è trascurabile, anzi, ha la sua importanza poiché se si tolgono i circa 2000 mc./giorno che vengono ripompati nel pozzo Costa Molina, rimarrebbero ancora 2300 mc./giorno da trasportare con le autobotti ai centri di depurazione sparsi per l’Italia e questo significherebbe che “il mini depuratore” cioè il mega impianto che ENI intende costruire, non sarebbe affatto sufficiente a risolvere il problema, oppure verrebbe utilizzato impropriamente per trattare ben più di 1700 mc./giorno di acque fossili.
Oltre a tale non trascurabile imprecisione viene indicato che sarà chiesto effettuare il monitoraggio radiometrico delle acque superficiali e dei sedimenti del corpo recettore (Canale Fossato) a valle dello scarico del depuratore consortile ASI per registrare un eventuale accumulo di radioattività.
Tuttavia, tale soluzione è semplicemente un’offesa alla intelligenza umana, oltre che sintomo di non conoscenza delle leggi fisiche che regolano il rilascio dei metalli pesanti da parte di reflui in movimento.
In effetti, come già illustrato nelle numerose osservazioni che Mediterraneo No Triv ha presentato alla Regione Basilicata e avverso il progetto Blu Water, la radioattività dei metalli pesanti residui nel fluido allo scarico può anche essere inapprezzabile relativamente alla sezione di passaggio monitorata oggetto di fluido in movimento e che quindi non rilascia facilmente i metalli pesanti, ma comunque le ingenti quantità che finirebbero nel lago Pertusillo ogni giorno, e la velocità di movimento della vena reflua, che nel Lago diventerebbe quasi zero, nel tempo darebbero origine al deposito dei metalli pesanti radioattivi e, ahimè la fotografia che ne risulterebbe sarebbe di piena contaminazione del Lago Pertusillo.
A quel punto a nulla sarebbe servito monitorare la situazione poiché tale contaminazione inficerebbe l’uso dell’acqua del bacino.
Ci chiediamo, ancora una volta, se l’attuale Amministrazione Regionale vuole realmente correre questo rischio e prendersi la pesante responsabilità di autorizzare la realizzazione dell’impianto Blu Water ENI.
Ma comunque, se malauguratamente ciò avvenisse dovremmo anche chiederci quali sono le responsabilità e soprattutto di chi?
Mediterraneo no triv invita tutti i Sindaci dei comuni della Basilicata e della Puglia, che ricordiamo riceve e utilizza le acque del Pertusillo, ad approfondire la questione che non riguarda, ricordiamo, solo la Val D’Agri, ma il futuro di due regioni e di diversi milioni di cittadini lucani e pugliesi,